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La profezia di Giancarlo Giorgetti: “A giugno verrà la grandine, governo non può vivere in stallo”

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, continua a esprimere le sue perplessità sulle continue liti all’interno del governo. Anche se lo fa in modo criptico: “In giugno verrà la grandine. E i più deboli ed esangui saranno i primi a cadere…”. La certezza, secondo Giorgetti, è che il governo del cambiamento “non può vivere in stallo, deve fare le cose”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Se c’è qualcuno nel governo che esprime apertamente le sue criticità sull’alleanza tra Lega e Cinque Stelle e sui litigi continui tra i due partiti a Palazzo Chigi, quello è Giancarlo Giorgetti. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, leghista di lungo corso e uomo tenuto in forte considerazione nel Carroccio, ha più volte espresso negli ultimi giorni tutte le sue perplessità sul futuro dell’esecutivo. Ieri, nuovamente, non è stato morbido sulla situazione del governo. Né ottimista per il futuro. Incontrando la stampa estera ha sottolineato che così non si può andare avanti. E in un colloquio con il Corriere della Sera ribadisce lo stesso concetto: "Se c’è un governo del cambiamento, non può vivere in stallo, deve fare le cose. Lo dico dopo settimane in cui il governo ha avuto problemi”.

Le previsioni di Giorgetti sono tetre, seppure poco chiare: “In giugno verrà la grandine. E i più deboli ed esangui saranno i primi a cadere…”. Una profezia che, però, non si capisce a cosa venga realmente riferita. Forse alle nomine europee, alla prossima legislatura in Ue, o forse al governo. Intanto c’è un punto che Giorgetti tiene a rimarcare: non ha nulla contro il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Non accuso nessuno, tantomeno il premier. Il premier deve essere politico, super partes c’è solo il presidente della Repubblica. Conte è espressione del M5s, io sono espressione della Lega”. Un tentativo di chiudere la questione aperta pochi giorni fa con l’accusa di mancata imparzialità rivolta al presidente del Consiglio.

Gli screzi e le continue liti, soprattutto con Luigi Di Maio, al sottosegretario proprio non vanno giù: “Ma non si accorgono del clima, non lo sentono? Io ci vado nelle aziende, vedo gli impianti, le vedo le persone che si fanno un culo così per starci dentro… E noi? Noi siamo sempre lì, con ‘ste questioni…”. D’altronde, che il clima non sia dei migliori Giorgetti sembra notarlo anche sulla base di fattori esterni alle liti. Si parla, per esempio, del lungo applauso tributato dalla platea di Confindustria al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Confrontato con la fredda accoglienza per i membri del governo: “Lo vedete? C’è un clima come quello appena prima dell’arrivo del governo Monti”.

Allora la soluzione è cambiare, completamente: “Perché se le cose non cambiano davvero, allora sì che il cambiamento rischia di diventare rivoluzionario”. Intanto alle porte ci sono le elezioni europee. Giorgetti non si sbilancia sul pronostico: “30% della Lega? Se così fosse, offro champagne a tutti”. Poi c’è il futuro, ciò che accadrà dal 27 maggio. A livello nazionale non vuole sentir parlare di rimpasti: “Di questi discorsi da prima Repubblica, di discussione sulle poltrone, a nessuno frega zero”. E a livello comunitario c’è in ballo un’importante partita, quella sulle poltrone europee, con il posto da commissario da scegliere e contrattare con gli alleati in Ue: “Di certo le commissioni economiche sono tre o quattro: sono quelle in cui l’Italia dovrebbe giocare la sua partita”.

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