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ISS spiega perché Umbria, Abruzzo, Toscana, Basilicata e Liguria sono diventate zone arancioni

“Tutte le Regioni sono classificate a rischio alto o a rischio moderato con alte probabilità di arrivare a rischio alto. I dati di oggi confermano l’accelerazione dell’epidemia”, ha detto Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, facendo il punto sull’emergenza coronavirus nel Paese in rapido peggioramento. Per cui ieri sono passate alla zona altre cinque Regioni: Abruzzo, Umbria, Toscana, Liguria e Basilicata.
A cura di Annalisa Girardi
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L'Istituto superiore di sanità, dopo aver diffuso ieri sera i nuovi dati aggiornati sull'andamento dell'epidemia di coronavirus nel Paese, continua a lanciare l'allarme sul peggioramento della situazione in tutto il territorio nazionale. Per cui ieri sono state fatte passare all'area arancione altre cinque Regioni: Abruzzo, Umbria, Basilicata, Toscana e Liguria. Il professor Silvio Brusaferro, presidente dell'Iss, è intervenuto in conferenza stampa: "La circolazione del virus è cresciuta in maniera significativa in tutta Europa. Questa è la curva che stiamo vivendo. I numeri sono piuttosto alti, quasi 524 casi per 100mila abitanti. Tra le Regioni ci sono differenze importanti, ma tutto il nostro Paese eccede le soglie di rischio europeo", ha detto Brusaferro. Commentando poi le criticità rilevate anche per quanto riguarda la capacità degli ospedali e del servizio sanitario di rispondere all'emergenza. Parlando dei posti letto disponibili, ha affermato: "La curva è ripida, cresce rapidamente e si avvicina alle soglie critiche".

"I dati confermano l'accelerazione dell'epidemia"

L'età mediana sta crescendo, ha aggiunto ancora Brusaferro, e ora si avvicina ai 50 anni. In particolare, tra gli over 70 stanno aumentando i casi. Circa il 50% dei casi in Italia sono asintomatici, ha continuato. "L'indice Rt ha mostrato un rallentamento nella sua crescita, ma per ridurre il numero di casi dobbiamo portarlo sotto a 1. Ora è intorno all'1,7, e in alcune Regioni supera anche il 2", ha affermato Brusaferro, ribadendo che la situazione si sta complicando, specialmente per quanto riguarda le criticità negli ospedali. E ancora: "Tutte le Regioni sono classificate a rischio alto o a rischio moderato con alte probabilità di arrivare a rischio alto. I dati di oggi confermano l'accelerazione dell'epidemia". Brusaferro ha quindi concluso ricordando gli indicatori che vengono presi in considerazione per classificare i livelli di rischio nelle varie Regioni, che vanno da quelli che rappresentano la trasmissibilità del virus, alla resilienza degli ospedali, al personale disponibili per effettuare tamponi, fino alla comunicazione dei dati da parte delle Regioni. Quando vengono rilevati due indicatori oltre le soglie critiche, scatta il passaggio al livello di rischio successivo.

"La battaglia per interrompere la circolazione passa soprattutto le scelte e i comportamenti quotidiani di ognuno di noi. Sappiamo che la triade distanziamento-mascherina-igiene delle mani sono ciò che ci ha consentito di portare giù la curva. Violare queste regole comporta una difficoltà a modellare la curva e comporta la necessità di adottare misure più restrittive", ha concluso Brusaferro.

Cosa ha detto Locatelli sul vaccino

Ha poi preso la parola Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. "Vedere un Rt stabile come ha detto Brusaferro è qualcosa che va letto in senso positivo. Ci aspettiamo che con il trascorrere dei giorni i dati possano ulteriormente migliorare", ha detto. Parlando poi degli indicatori che stabiliscono i livelli di rischio: "Alcuni di questi hanno un peso relativo marcatamente importante, e sono quelli che poi hanno portato poi a identificare passaggi rispetto alle classi di rischio rispetto alla settimana precedente. Questi sono l'Rt regionale, i posti letto liberi nelle terapie intensive, la resilienza dei servizi territoriali specialmente per l'esecuzione dei tamponi". Locatelli ha quindi sottolineato come i risultati del vaccino sperimentale Pfizer siano una buona notizia per tutto il mondo: "Con il ministro della Salute e il direttore generale di Aifa si è già iniziato a ragionare sulla problematica della distribuzione del vaccino", ha assicurato.

Cosa sta accadendo in Campania

Rispondendo alle domande, Brusaferro ha rimarcato come in alcune Regioni si sia separata la soglia critica negli ospedali: "Non possiamo permetterci di prendere sotto gamba la situazione, perché basta poco perché la diffusione divenga fuori controllo. Dobbiamo vivere con queste regole fino a quando non arriverà il vaccino".

Si è parlato quindi della situazione in Campania, e Brusaferro ha affermato per prima cosa che ci sia piena collaborazione nella comunicazione dei dati tra i vari organismi sanitari e le Regioni. "Stiamo verificando alcune condizioni. Si potranno poi acquisire altri elementi che potrebbero completare la sorveglianza che è in corso. Noi abbiamo un sistema di monitoraggio: zone rosse sono state adottate in tutta l'emergenza. Se ora se ne facesse un'altra, anche locale, non mi stupirei per niente. Ora c'è più una visione regionale, con alcuni approfondimenti a livello provinciale. Dobbiamo sempre immaginare il sistema come un insieme unitario che può declinare nelle misure da adottare, che possono anche essere a livello di città o di quartiere".

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