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Perché Conte non è stato ancora eletto ufficialmente capo politico del Movimento 5 Stelle

L’ex presidente del Consiglio non è stato ancora eletto alla guida del Movimento 5 Stelle, anche se da mesi ne é il capo politico designato. A opporsi alla scalata di Conte ci sono una serie di problemi legali del partito, che hanno formato una vera e propria matassa difficile da sbrogliare. Secondo il tribunale di Cagliari non c’è un rappresentante legale, Casaleggio non ha intenzione di consegnare la lista degli iscritti se non ad un capo (o organo) eletto. Il Movimento dovrebbe nominare il direttorio a cinque deciso con il cambio di statuto, ma vorrebbe tornare al capo politico unico. Intanto Conte aspetta e pensa al suo neomovimento.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Giuseppe Conte è il leader del Movimento 5 Stelle, di fatto, ma non sulla carta. L'ex presidente del Consiglio sta lavorando da settimane al neomovimento, come lo ha chiamato lui stesso, che sarebbe dovuto partire da una vera e propria rifondazione. Gli incontri con Grillo, che gli ha consegnato le chiavi del partito ormai mesi fa, non sono serviti ad accelerare il processo. A ostacolare la scalata dell'avvocato del popolo e la sua proclamazione a capo politico ci sono una serie di mere questioni tecniche legate tra loro, che lo tengono in un limbo in cui non può parlare come leader del partito, ma poi quando parla così viene considerato. La soluzione non sembra vicina, e forse anche per questo Conte continua a tenere un profilo bassissimo dall'ultimo giorno del suo governo, nonostante abbia sciolto le riserve sul suo futuro in politica mesi fa. Per ora lavora nell'ombra, aspettando che si diradino le nubi sul Movimento.

Il Movimento 5 Stelle è immerso in una matassa legale quasi impossibile da sbrogliare. I fili intrecciati, che sbarrano la strada a Conte, provengono da Cagliari e da Milano. Il partito ha un curatore speciale, l'avvocato Silvio Demurtas, nominato dal tribunale del capoluogo sardo qualche mese fa, quando ha deciso che Vito Crimi non poteva essere il rappresentante legale del Movimento 5 Stelle. Il motivo è semplice: in quei giorni era stata votata sulla piattaforma Rousseau la modifica dello statuto, che introduceva il direttorio con cinque membri al posto del capo politico. Il tribunale ha scelto Demurtas quando ha respinto l'espulsione dal partito di Carla Cuccu, consigliera regionale pentastellata. A nulla è valso il ricorso di Crimi: per la Procura non è più in carica e non rappresenta legalmente il Movimento.

L'eco della decisione del tribunale di Cagliari arriva fino a Milano, dove c'è la sede dell'associazione Rousseau da cui, recentemente, il Movimento 5 Stelle ha divorziato non proprio pacificamente. Davide Casaleggio ha fatto sapere che consegnerà la lista degli iscritti alla piattaforma solo ad un rappresentante eletto, invitando dunque a votare il direttorio, così come chiedono i legali della consigliera regionale espulsa. La stessa Procura di Cagliari potrebbe decidere di sollecitare il garante, Beppe Grillo, a nominare lui il comitato direttivo. Sarebbe coerente con quanto deciso appena pochi mesi fa, ma in pieno contrasto con la strada presa da allora. Dopo il voto sullo statuto è cambiato tutto in pochi giorni e il pensiero è diventato uno solo: Giuseppe Conte sarà il capo politico unico del Movimento del futuro. Certo, lo sarà sicuramente quando si sbroglierà la matassa. Nel frattempo aspetterà nell'ombra.

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