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Citofonata Salvini, aperta indagine su carabiniere: ha contattato la donna che ha indicato la casa

I carabinieri hanno aperto un’indagine interna per valutare le azioni di un maresciallo dell’arma in merito all’episodio della citofonata di Salvini a una famiglia tunisina nel quartiere Pilastro di Bologna. L’uomo sarebbe stato il tramite tra il leader della Lega e la donna che gli ha indicato l’abitazione.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il video in cui Matteo Salvini citofona a una famiglia tunisina, chiedendo se spacciassero, potrebbe avere conseguenze anche su altre persone coinvolte nella vicenda che è finita con il filmato mandato in diretta su Facebook. In particolare i carabinieri hanno deciso di aprire un’indagine interna. Ma non solo, perché sul caso si apre anche l’ipotesi di una richiesta di risarcimento danni in tribunale, oltre a un’interrogazione parlamentare del Pd. Il video, intanto, è stato rimosso da Facebook perché violava la privacy secondo le regole del social network,.

Il primo coinvolgimento è quello di un carabiniere. Difatti Anna Rita Biagini, la donna che ha indicato a Salvini l’abitazione della famiglia, accusandoli di essere degli spacciatori, sarebbe stata messa in contatto con Salvini, per il suo tour elettorale al quartiere del Pilastro di Bologna, da un suo amico, un maresciallo. L’arma vuole indagare proprio su questo aspetto, cercando di capire a che titolo un carabiniere telefoni a una normale cittadinanza per metterla in collegamento con il leader della Lega. Per questo motivo è stata aperta un’inchiesta interna, come riporta la Repubblica. Inoltre, secondo il giornale, lo stesso carabiniere sarebbe al centro anche di un’altra vicenda: è infatti indagato con un collega per stalking nei confronti di un avvocato. Il tribunale del riesame, a fine anno, ha stabilito per entrambi la sospensione, ma intanto si attende l’esito del ricorso prima che sia effettiva.

In caso di nuovo procedimento disciplinare, se dovesse essere avviato, l’accusa sarebbe quella di violazione dell’imparzialità di un militare, che si sarebbe quindi intromesso in un’attività politica. I carabinieri, infatti, non possono svolgere attività a sostegno di un partito, se non autorizzati. C’è però un’altra questione: il militare di questa vicenda, in realtà, in questo periodo non è in servizio per motivi personali. Anche questo dovrà essere valutato dall’indagine interna, per capire se aprire o meno un procedimento nei suoi confronti.

La procura, al momento, non ha aperto alcun fascicolo su quanto avvenuto al Pilastro. Intanto un parlamentare del Pd, Andrea De Maria, ha deciso di presentare un’interrogazione al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, per capire se Salvini abbia “compiuto un atto evidentemente molto discutibile e anche foriero di generare conflitti e tensioni, alla presenza di numerosi operatori delle forze dell’ordine”.

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