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La lezione di buonsenso del Sassuolo dopo il focolaio Covid in Nazionale

Dopo il focolaio di Covid scoppiato in Nazionale il Sassuolo ha scelto di non schierare i 4 azzurri al rientro (Ferrari, Locatelli, Berardi, Caputo) anche se negativi. La decisione presa in “via prudenziale” ha sollevato polemiche ma la volontà del club è stata chiara: anteporre il diritto alla salute a qualsiasi interesse. De Zerbi: “Se le Asl di Milano e Torino bloccano una partita perché hanno riscontrato i casi di positività di quattro anche cinque calciatori, o anche meno, perché la nostra scelta deve essere discussa?”.
A cura di Maurizio De Santis
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A leggere il bollettino quotidiano dei contagi vengono i brividi. E adesso anche il mondo del calcio, che finora ha creduto bastasse chiudersi in una "bolla" e farsi scudo dei protocolli per restare immune, è costretto a fare i conti con la fragilità delle regole che si è dato perché lo spettacolo deve continuare. I 14 casi di Covid scoppiati in Nazionale dopo le partite all'estero contro Bulgaria e Lituania ne sono la testimonianza diretta: 8 membri dello staff di Roberto Mancini (tra cui Daniele De Rossi e Gianluca Vialli) e 6 calciatori (Cragno, portiere del Cagliari, è l'ultimo sella Serie) sono in isolamento in seguito alle positività emerse in diversi momenti al rientro dalla selezione azzurra. Verratti (che ha preso il coronavirus per due volte nel giro di circa 2 mesi) e Florenzi avevano lasciato gli Azzurri dopo la gara di Sofia, Grifo lo aveva fatto prima della Lituania. Dopo la sfida nei Paesi Baltici, Bonucci era tornato a Torino già infetto.

Una condizione che aveva costretto tutte le società di Serie A interessate (per aver prestato calciatori all'Italia in occasione delle gare di qualificazione al Mondiale 2022) a effettuare controlli a tappeto a pochi giorni dalla gara di campionato. Il Sassuolo, a differenza degli altri club, ha scelto di mantenere un profilo diverso, improntato alla massima cautela e soprattutto alla prevenzione per la salute dei proprie tesserati. Una lezione di buonsenso da parte degli emiliani che preferirono "in via prudenziale" non convocare i quattro calciatori volati con la Nazionale (FerrariLocatelliBerardi, Caputo) nonostante il calendario proponesse l'incontro con la Roma. Una scelta presa a prescindere dall'esito dei tamponi. Che fossero negativi o meno, il risultato non avrebbe cambiato una linea di condotta molto chiara: anteporre la salute agli interessi (anche sportivi).

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La presa di posizione del Sassuolo ha sollevato critiche durissime, una in particolare: l'accusa di falsare il campionato per non aver inserito in lista quei calciatori entrati in contatti con dei positivi. Il tecnico, Roberto De Zerbi, in conferenza stampa ha replicato con altrettanta determinazione alle obiezioni mosse nei suoi confronti e verso la società.

L'idea di lasciare fuori i nazionali è stata mia e condivisa con il club e con lo staff medico – le parole dell'allenatore dopo il pareggio con i giallorossi -. In passato abbiamo adottato lo stesso metro con Defrel perché aveva avuto contatti con positivi e con Chiriches che aveva avuto un caso in famiglia.

La riflessione di De Zerbi si fa più articolata e va ben oltre la (semplice) difesa di ufficio, tira in ballo il potere e la competenza delle Asl che già in altre occasioni erano intervenute a far valere la loro autorità bloccando partite e aprendo perfino contese giudiziarie (il caso di Juventus-Napoli, Lazio-Torino e più di recente Inter-Sassuolo) che hanno trovato soluzione nei tribunali federali.

Se le Asl di Milano e Torino bloccano una partita perché hanno riscontrato i casi di positività di quattro anche cinque calciatori, o anche meno, perché la nostra scelta deve essere discussa? Non è vero che non abbiamo più obiettivi, vogliamo arrivare settimi e se dovessimo chiudere in ottava posizione riceveremmo anche dei premi.

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