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Mostra del cinema di Venezia 2025

Polemiche su Mubi, che distribuisce La Grazia di Sorrentino: la finanzia un fondo che investe in software israeliani

La notizia che Mubi, la piattaforma cinematografica d’élite, che distribuisce il nuovo film di Sorrentino sia stata finanziata dal fondo Sequoia Capital che appoggia la startup israeliana Kela, ha scombussolato la Mostra del Cinema di Venezia. Il regista in conferenza stampa: “Trovo sia giusto rispondano loro”.
A cura di Ilaria Costabile
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Se ad oggi dovessimo pensare ad una delle piattaforme streaming più in vista e capace di offrire un ventaglio di scelte, non banali, afferenti al mondo cinematografico, il nome che balzerebbe alla mente sarebbe quello di Mubi. Una realtà il cui bacino d'utenza si è notevolmente sviluppato negli anni e il cui obiettivo è quello di allargare i propri orizzonti, produttivi e distributivi, senza perdere di vista l'originaria costituzione di nicchia, a tratti d'élite. Eppure, già da qualche mese, la notizia che il fondo Sequoia Capital abbia investito milioni di dollari in Mubi, ha sollevato non poche polemiche. La questione è stata sollevata anche alla Mostra del Cinema di Venezia, in occasione della conferenza stampa del film La Grazia di Paolo Sorrentino che, infatti, è distribuito proprio dalla piattaforma.

Cos'è il fondo Sequoia Capital e perché finanzia Mubi

È notizia dello scorso giugno che il fondo Sequoia Capital ha investito 100 milioni di dollari in Mubi, affinché la società possa ampliare la sua distribuzione globale e la sua produzione di film originali. È un dato di fatto che per sostenere il mondo del cinema siano necessari investimenti più che danarosi, ma la questione che si pone, in questo caso, ha dei richiami etici piuttosto lampanti. Sequoia, infatti, ha investito e ad oggi continua a far fruttare la startup Kela, fondata in Israele nel luglio 2024, i cui quattro soci fanno parte del ramo intelligence, e focalizzata nella realizzazione di sistemi informatici di sicurezza. A seguito di quanto sta accadendo in Palestina, il sostegno economico da parte di un fondo che decide di indirizzare i propri soldi in una società israeliana potrebbe andare contro i principi etici e morali che rappresentano la politica stessa di Mubi, come scritto a chiare lettere anche sul sito della piattaforma, e che ad oggi vanno contro i valori comunitari di giustizia e tutela della dignità umana. Il motivo per cui un fondo così importante abbia voluto investire nel mondo del cinema è stato spiegato da Andrew Reed, partner di Sequoia che ha seguito l'accordo:

C'è una significativa domanda globale non sfruttata di film d'autore di alta qualità, molti dei quali Mubi sta producendo o acquisendo. Cresce la quota al botteghino di film cosiddetti speciali: ben 69 dei primi 200 successi al box office negli ultimi tre anni appartengono a questa categoria.

La protesta dei registi contro i finanziamenti

Molti sono stati i registi che hanno chiesto alla piattaforma di staccarsi dal fondo, rifiutarne il finanziamento, e hanno anche firmato una lettera nella quale esprimevano il loro dissenso in merito alla questione: "La crescita finanziaria di Mubi come azienda è ora esplicitamente legata al genocidio di Gaza, il che coinvolge tutti noi che lavoriamo con Mubi" e ancora, si legge: "Possiamo controllare il modo in cui il nostro lavoro riflette i nostri valori e impegni, valori che vengono completamente ignorati quando il nostro lavoro viene alleato con una società di private equity che trae profitto dal genocidio". Un messaggio chiaro che, però, non ha trovato il riscontro sperato da parte della società che in un comunicato, aveva infatti dichiarato: "Sequoia ha 50 anni di esperienza: aiuta chi ha idee a trasformarle in business". 

Il film di Paolo Sorrentino distribuito da Mubi

Durante la conferenza stampa di presentazione de La Grazia, film di apertura della 82esima Mostra del Cinema di Venezia, un giornalista (Ben Dolton della testata Screening International ndr.) ha posto una domanda inerente proprio alla questione Mubi-Sequoia, dal momento che la pellicola di Sorrentino sarà distribuita proprio dalla piattaforma. Il quesito rivolto al regista è stato il seguente:

Il suo film è rilasciato da Mubi e viene distribuito anche a Sarajevo, lei ha detto quello che succede a Gaza è un genocidio, forse è stato criticato per i suoi collegamenti con Israele, la mia domanda è il Ceo di Mubi è stato in contatto con lei relativamente a questo e lei ha dei pensieri relativamente ai finanziamenti per cui la Mubi è stata criticata?

Paolo Sorrentino, quindi, ha risposto dicendo: "Ne approfitto per dare la parola a qualcuno di Mubi presente in sala, trovo sia più giusto che rispondano loro, piuttosto che io". La domanda, però, è rimasta inevasa, non ha ricevuto risposta perché nessuno della piattaforma ha voluto commentare.

Il chiarimento nella sezione Policy della piattaforma

La questione è certamente spinosa e il CEO della piattaforma ha firmato una lettera nella quale chiarisce le sue posizioni. Datata 15 agosto 2025, la sezione MUBI Ethical Funding and Investment Policy è stata aggiornata e, infatti, si legge:

Il nostro approccio al finanziamento è guidato dai valori che sosteniamo sin dalla nostra fondazione: rispetto della dignità umana, sostegno alla libertà creativa e fiducia nel potere del cinema di collegare persone di culture diverse. Riconosciamo che il panorama degli investimenti globali è complesso e che il capitale spesso fluisce attraverso intermediari e portafogli diversificati. Sebbene non sia possibile eliminare ogni collegamento indiretto con settori o attori controversi, faremo ogni ragionevole sforzo per evitare rapporti di finanziamento che contraddicano fondamentalmente questi principi.

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