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Zingaretti avverte Pd e M5s: “Non si può governare da nemici, ma i presupposti sono buoni”

La nuova esperienza di governo, per il segretario del Pd Nicola Zingaretti, deve basarsi su un principio: “Non si può governare da nemici”. Una sorta di appello alla leale collaborazione che secondo il numero uno dem è realmente realizzabile: “Il programma condiviso è un buon presupposto per un confronto sui contenuti”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il primo successo del governo Conte 2, secondo il segretario del Pd Nicola Zingaretti, è stato già raggiunto: “Ha archiviato un brutto periodo per l’Italia, la stagione dell’odio, della perenne fibrillazione del quadro politico e della ricerca del capro espiatorio per fini di consenso personale. È un primo risultato di cui fare tesoro”. In un’intervista a Repubblica, Zingaretti non nasconde l’ottimismo per la nascita del nuovo esecutivo e pensa a ciò che potrà fare: “Ora vorrei un governo che metta al centro le persone, la loro dignità e la capacità e voglia di realizzarsi e costruirsi il futuro. Evitando di ripercorrere strade fallimentari”.

Il segretario del Pd ha ben chiaro un punto da cui partire: “L'esperienza del governo giallo-verde conferma che non si può governare da nemici. Il programma condiviso tra Pd e M5s è un buon presupposto per un confronto che non dovrà essere di potere, ma di contenuti”. A chi gli chiede se quello appena nato possa essere un governo di pacificazione nazionale, come avviene dopo una guerra, il segretario dem risponde cauto: “Non so se di pacificazione, ma di svolta senz'altro. Il rispetto reciproco deve essere una bussola costante dell'azione di governo. Intanto segnalo che la sua sola nascita è già valsa il risparmio di 5 miliardi di euro di interessi sul debito e, di questo passo, potrebbe valerne 15 nel 2020”.

Zingaretti parla anche dell’accordo tra Pd e M5s e come sia arrivato: “Non ho inseguito l'accordo a tutti i costi. Alla meta siamo arrivati a schiena dritta, con i nostri contenuti”. Il numero uno del Pd rivendica anche la decisione di non sottoscrivere un nuovo contratto di governo, come fatto dal M5s con la Lega: “Non sottovaluterei il rifiuto dell'idea del contratto, la cui fragilità stava nella pretesa di sommare due programmi in contrapposizione. Conte e il M5s hanno creduto alla strada di un programma condiviso, che ora il premier dovrà sintetizzare. Mi pare un grande passo avanti”.

L’intesa tra Pd e M5s potrebbe essere temporanea o anche stabile, per il momento Zingaretti su questo non si sbilancia: “Credo che, in partenza, siano aperte entrambe le strade”. Ci sono poi i primi punti su cui la maggioranza dovrà trovare un’intesa, a partire dalla legge di Bilancio: “Intanto non c'è più l'ingiusta flat tax, ma il taglio delle tasse peri redditi più bassi. C'è un approccio comune e non banale sul modello di sviluppo basato sulla green economy. C'è il rilancio dell'agenda 4.0 per le aziende. Gli investimenti su scuola, università e ricerca. Il piano casa nazionale”.

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