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Testimone di giustizia e deputata M5s Aiello: “Mia vita in pericolo per colpa di Salvini-Bonafede”

La deputata del M5s e testimone di giustizia dal 1991, Piera Aiello, denuncia Matteo Salvini e Alfonso Bonafede accusandoli di aver “messo a repentaglio la mia vita, agevolando una grave fuga di notizie”. Aiello punta il dito contro un “decreto inter-ministeriale firmato a maggio dai titolari dell’Interno e della Giustizia, con il quale vengono rese di pubblico dominio notizie riservate su di lei e sulla sua famiglia”.
A cura di Stefano Rizzuti
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I ministri Salvini e Bonafede hanno messo a repentaglio la mia vita, agevolando una grave fuga di notizie”: l’accusa arriva da Piera Aiello, deputata del Movimento 5 Stelle e testimone di giustizia dal 1991. Aiello è anche componente della commissione parlamentare Antimafia. La deputata fa riferimento a questo presunta fuga di notizia che riguarda un “decreto inter-ministeriale firmato a maggio dai titolari dell'Interno e della Giustizia, con il quale vengono rese di pubblico dominio notizie riservate su di lei e sulla sua famiglia”, secondo quanto riportato in una nota diffusa dallo staff della parlamentare.

La fuga di notizie sarebbe, ancor più ne dettaglio, riferita all’affissione di uno statino – tra i procedimenti del tribunale di Roma – in cui erano inserite informazioni sul processo in cui la Aiello è imputata con le sue generalità riservate, che erano state fornite alla testimone di giustizia quando ha iniziato a collaborare con i tribunali italiani. “Per tanti anni – accusa Aiello – ho cercato di proteggere me ed il mio nucleo familiare ma per leggerezza o per sicura incompetenza di due ministri, Salvini e Bonafede, di un sottosegretario Gaetti e di un direttore del Servizio Centrale di Protezione Generale Aceto, questo è stato vanificato. Mi trovo costretta a denunciare i sopra nominati, dopo aver informato il presidente Morra, lo stesso Gaetti pretendendo un'audizione in Commissione Centrale ex art.10, dalla quale non ho avuto riscontro, come sempre”.

Secondo Aiello questo “provvedimento costituisce un pericoloso precedente che potrebbe compromettere la sicurezza di quasi un centinaio di testimoni di giustizia, preziosi per la lotta al crimine organizzato. Ho incaricato i miei legali di presentare ricorso urgente al Tar contro il decreto interministeriale firmato a maggio e ringrazio il Quirinale che mi ha ricevuta tempestivamente e si sta prodigando per aiutare me e la mia famiglia”. La deputata e testimone di giustizia conclude: “Alla luce dei fatti l'unica cosa che mi viene in mente è che sto pagando un prezzo troppo alto per avere creduto alla difesa dei cittadini italiani che ancora sperano e vivono nella verità e nella giustizia”.

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