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Diego Armando Maradona morto a 60 anni

Cosa resta del patrimonio di Maradona: l’eterna disputa per l’eredità e il giallo dei marchi

Il patrimonio e l’eredità di Maradona a un anno dalla morte dell’ex Pibe de Oro. Chi sono i figli legalmente riconosciuti dal Tribunale come eredi universali.
A cura di Maurizio De Santis
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Diego Armando Maradona morto il 25 novembre del 2020 a 60 anni
Diego Armando Maradona morto il 25 novembre del 2020 a 60 anni
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Quanto vale il patrimonio di Maradona? Quantificarne le proporzioni reali è quasi impossibile. Una figura leggendaria come l'ex Pibe de Oro è inestimabile per tutto ciò che ha rappresentato (e rappresenta) a livello sportivo, sociale, culturale. E se ancora oggi è fonte di ispirazione romanzesca e cinematografica, se ancora oggi la narrazione del Diez è così attuale c'è qualcosa che trascende l'aspetto economico. Il vil denaro, però, è un'altra cosa: separa la conoscenza "sensibile, emotiva, onirica" (l'eredità più bella lasciata da Diego al suo popolo) da quella "razionale". Il vil denaro è quanto attiene alla sfera terrena, a ciò che D10s ha tenuto per sé, accumulato, elargito ad amici/fidanzate/parenti/conoscenti, sperperato, investito, utilizzato per stordirsi e sopravvivere a se stesso, alla consapevolezza che non sarebbe "mai stato un uomo normale".

Per averne contezza e tracciare un quadro quanto più fedele alla realtà si può iniziare distinguendo tra ciò che è stato donato in vita, ciò che era di sua effettiva proprietà (beni immobili, soldi, partecipazioni azionarie, auto, gioielli e cimeli) ed è entrato nelle stime dell'asse ereditario, ciò che è fonte tuttora di soldi nonostante l'ex campione argentino sia morto ed è al centro di contenziosi legali, ciò che finirà all'incanto e servirà anche a estinguere qualche debito emerso qua e là, pendenze fiscali.

Oltre a vetture di lusso, case e appartamenti c'è di tutto nel plico che raccoglie la relazione sulle diverse voci in catalogo: perfino una caffettiera, un massaggiatore per collo e spalle, un umidificatore per sigari, un set di stoviglie e un paio di televisori, scacchi, guantoni da boxe, racchette da tennis, una chitarra, cappellini, scarpe e stivali, palloni e alcune magliette da calcio (tra le quali quelle del Napoli). Oggetti molto comuni che in parte sono stati già messi all'asta assieme ad altri più importanti (tra cui due Bmw, un pickup Mercedes, la lettera di Fidel Castro e l'abitazione regalata da Diego Maradona ai genitori) con un criterio ben preciso: differenziare i beni che generano spese e non hanno valore affettivo, conservare il resto in un deposito da trasformare eventualmente in museo e distribuire il ricavato ai cinque eredi universali indicati dal Tribunale Civile di La Plata.

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Sono Dalma (34 anni) e Gianina (32 anni), figlie nate dal matrimonio con Claudia Villafañe (parte in causa di una battaglia legale su alcuni oggetti appartenuti all'ex marito); Diego Junior (35 anni), frutto della relazione con Cristiana Sinagra ai tempi del Napoli; Jana (23 anni), figlia di Valeria Sabalain; e Diego Fernando, il figlio più giovane di 8 anni avuto con Verónica Ojeda. Ma c'è un punto interrogativo: i diritti di sangue alla base delle cause per filiazione sollevate da Santiago Lara (nato dalla presunta relazione con la ex modella Natalia Garat), Magalí Gil (la cui figura, però, sarebbe già stata esclusa dal test del DNA) ed Eugenia Laprovittola (nata nel 1995 e frutto di un flirt passionale). Secondo la legge l'elenco degli eredi aumenterebbe, in caso di sentenza favorevole per il riconoscimento di figli illegittimi.

Ogni cosa, dalle "minuzie" alle parti più ricche, è stata (ed è) oggetto di un'indagine dettagliata che ha permesso di ricostruire la mappa dei beni afferenti all'ex stella Albiceleste. La cifra di 500 milioni di dollari è citata dalle ricostruzioni giornalistiche sudamericane come una sorta di dimensione approssimativa ma possibile, un ambito ideale all'interno del quale far confluire il frutto degli affari realizzati in carriera e anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo. Sebastián Baglietto, nominato amministratore del patrimonio in attesa della distribuzione alla discendenza legalmente riconosciuta, ha dinanzi a sé un faldone e una cartina geografica.

Il filo rosso che unisce l'eredità, la pista di scartoffie e clausole conduce da un capo all'altro del mondo: cimeli storici, una collezione di orologi, gioielli e altri effetti personali preziosi (come l'anello da 300 mila dollari ricevuto in dono dalla Dinami Brest), conti correnti, partecipazioni azionarie sono stati rintracciati in alcune parti d'Europa, Argentina, Venezuela, Cuba (la proprietà nella quale Diego ha soggiornato) e Dubai (con il mistero delle casseforti e dei container), passando per il Messico e la Bielorussia (con i benefici del pacchetto azionario della Dinamo Brest), fino a spingersi in Estremo Oriente, in Cina.

Un giovane Diego Maradona si rilassa con la sua famiglia in spiaggia
Un giovane Diego Maradona si rilassa con la sua famiglia in spiaggia

Due le voci più critiche che riassumono i sospetti generati da movimenti finanziari fatti con le carte del Pelusa pochi giorni dopo la sua morte, per alcune proprietà e somme donate quando l'ex Pibe era ancora vivo (in particolare all'ultima fidanzata, Rocio Oliva), per la battaglia sui marchi e le royalties intrapresa con l'ex avvocato del campione, Matías Morla. Da un lato le donazioni, dall'altro i diritti d'immagine e di sfruttamento del marchio Maradona.

Nel primo caso vanno distinte due situazioni: per i beni di cui l'ex Pibe aveva assoluta disponibilità e, nel pieno delle facoltà mentali, aveva ceduto come atto di liberalità a terzi (tra cui la ex compagna) o a parenti eredi non legittimi (per esempio, le sorelle di Diego) non potrà essere presentata alcuna istanza di restituzione né avanzata pretesa da parte dai cinque eredi universali; quanto ai beni collatizi (quelli ceduti al coniuge, agli stessi figli e loro discendenti), a eccezione di quelle donazioni escluse dalla legge o da espressa dispensa del donante, rientrano nell'asse ereditario generale ai fini di una più equa distribuzione.

Maradona e la ex fidanzata, Rocio Oliva, durante una cena romantica in un ristorante italiano
Maradona e la ex fidanzata, Rocio Oliva, durante una cena romantica in un ristorante italiano

Nel secondo, invece, al netto delle accuse di frode e di un esposto al giudice (già respinto) perché vietasse all'ex legale di "cedere, vendere, trasferire o alienare in qualsiasi modo tutti o alcuni dei marchi Maradona da lui illegalmente sequestrati o di cui si è appropriato", la vicenda è molto più articolata. Non è solo una questione legale ma di interessi economici consistenti generati anche post mortem dal brand Maradona e dai suoi derivati (per esempio: El 10, Diegol, La Mano de Dios, El Diego oppure – più di recente – il caso del volto dell'ex Pibe sulla maglia del Napoli). Secondo una ricostruzione dei media argentini a detenerne i diritti è la società Sattvica SA, presieduta da Matías Morla: tutto, dalla concessione in licenza d'uso fino ai franchising, deve passare attraverso questa azienda. Agli eredi andrebbe solo una percentuale di royalties, una fetta più piccola della torta rispetto all'eco e al peso del nome paterno.

I figli di Maradona possono ancora impugnare questa situazione in tribunale? Non è affatto semplice: serve trovare evidenze legali, crepe nei contratti stipulati, abusi tali da offrire appigli per intentare cause e sperare di vincerle. L'alternativa sarebbe dimostrare che Maradona al momento dell'accordo con Morla e della firma non fosse nel pieno delle sue facoltà mentali. Nel nome del padre, del figlio e dello spirito de dios non basta un amen per riposare in pace. Aveva ragione Diego: non sarò mai un uomo normale. Nemmeno da morto, ora che vale più di quando era vivo e tutti ne vogliono ancora un pezzetto.

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