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Fefé De Giorgi a Fanpage: “Italvolley ai margini delle prime pagine, potevano sforzarsi di più”

Ferdinando De Giorgi a Fanpage.it ha raccontato il modo in cui è arrivata la vittoria del titolo mondiale e dei suoi ragazzi, che in dodici mesi hanno riportato in alto la pallavolo azzurra. Un successo storico che poteva essere celebrato diversamente.
A cura di Vito Lamorte
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“Stiamo andando abbastanza veloci rispetto a quanto ci eravamo prefissati". Ride Ferdinando De Giorgi, per tutti Fefé, mentre pronuncia queste parole: è lui l'uomo che ha rimesso in piedi la Nazionale maschile di pallavolo dopo le Olimpiadi di Tokyo 2020 e ha riportato il volley azzurro sul tetto d'Europa e del mondo in dodici mesi in maniera del tutto inattesa. Il CT ha tracciato una linea rispetto al passato e ha aperto una nuova pagina straordinaria per la pallavolo del Bel Paese.

Si è preso una bella responsabilità De Giorgi, facendo calare il sipario sull’era dei vari Zaytsev, Juantorena e Colaci e  ha rifondato completamente il gruppo mettendo in mostra giocatori giovani e di grande talento che in pochissimo tempo si sono presi i cuori e gli applausi dei tifosi. "È bello vedere che i ragazzi crescono in questo modo”, ha confessato De Giorgi: il coach azzurro aveva pianificato un lavoro sul quadriennio che porta a Parigi 2024 ma i suoi giovanotti hanno bruciato le tappe e riportato un titolo mondiale che all'Italia mancava da 24 anni.

Il cammino verso il quarto titolo azzurro è stato esaltante: dopo le tre vittorie senza perdere un set nel girone (contro Canada, Turchia e Cina), sono arrivate le prove super contro Cuba e la Francia campione olimpica prima dell'epilogo contro la Slovenia vicecampione d'Europa e la Polonia padrona di casa.

Ferdinando De Giorgi a Fanpage.it ha parlato del modo in cui è arrivata questa vittoria mondiale e dei suoi ragazzi, che nel corso degli ultimi dodici mesi hanno conquistato il cuore degli appassionati di sport di tutto il paese.

Dopo il trionfo all’Europeo, quanto vale questa vittoria nel percorso suo e di questa squadra.
"È uno step importantissimo, perché noi all’Europeo eravamo arrivati con cambio generazionale, con una squadra nuova e con tanti giovani. In quel momento non c’erano molte aspettative ma noi ci siamo messi a lavoro per fare il meglio possibile con un piano rivolto verso le Olimpiadi ma la vittoria dell’Europeo ci ha portato a fare uno step ulteriore. Il Mondiale è più complicato dal punto di vista tecnico, anche rispetto alle Olimpiadi che hanno una loro epica, ma è lì che si vedono le migliori 24 squadre. È stato un momento di crescita e di confronto importante per noi ma siamo riusciti a superare le prove che ci sono toccate".

Ha pensato fin da subito che c’era la possibilità di vincere il titolo mondiale, o c’è stato un momento che vi ha dato una spinta in più?
"Sicuramente il passaggio con la Francia è stato fondamentale, perché ce la vedevamo con i campioni olimpici che avevano appena vinto la VNL ed era una partita da dentro-fuori. Una volta passato quello scoglio era evidente che l’idea sarebbe stata quella di arrivare fino in fondo perché avevamo dimostrato di potercela giocare con tutti".

Questo secondo trionfo in dodici mesi è frutto di un lavoro lungimirante: in che modo ha lavorato per ottenere una crescita impressionante per questo gruppo?
"Ho scelto un gruppo di ragazzi che oltre al talento hanno valori importanti e hanno una grande cultura del lavoro e dello stare insieme molto forte. Questo sicuramente ha aiutato. Con lo staff è stato fatto un lavoro enorme, con grande attenzione su tutti i giocatori e sotto tutti i punti di vista per cercare di dare strumenti per migliorare velocemente: con la nazionale i tempi sono sempre ristrettì e per questo si cerca di fare un lavoro mirato, sia dal punto di vista tecnico che umano. La federazione ci ha messo nelle condizioni ottimali per fare bene ma i ragazzi sono i protagonisti di questo fantastico periodo perché in ogni occasione hanno lavorato per migliorarsi".

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Ha scelto di puntare su giocatori giovani e di grande talento, prendendosi anche la responsabilità di lasciare a casa qualche big: perché c’è sempre diffidenza nel puntare sui giovani?
"Non so perché accade questo, perché io ho fatto scelte opposte proprio perché credo che si possa lavorare sui giovani bene. Ce ne sono tanti e di valore ma bisogna farli crescere all’interno di un progetto e dar loro la possibilità di esprimersi. La fiducia non è qualcosa che si conquista a parole ma si dimostra. Probabilmente si perderà qualcosa in esperienza ma si guadagnerà in altro. Non ho idea del perché non sempre si investa sui giovani ma quando si vedono delle qualità vale la pena provarci“.

Lei ha fatto parte della ‘Generazione di Fenomeni’ di Velasco: c’è qualcosa che rivede in questa squadra e quanto è stato importante quel periodo per il suo bagaglio personale?
"Quello è stato importantissimo perché è stato un periodo di grande formazione e crescita. Le similitudini che mi vengono in mente si basano soprattutto sulla cultura del lavoro che i due gruppi hanno. Non si possono accomunare molto perché ci sono situazioni completamente diverse: questo è un gruppo di ragazzi giovani che hanno appena giocato campionati importanti mentre lì c’era molta più esperienza. Alcune caratteristiche si possono riconoscere e una di queste è quella di vivere la Nazionale nel modo corretto, sia a livello di gruppo che di lavoro. Ma, d’altronde, per vincere non si possono usare scorciatoie".

È diventato virale il video della reazione di Giannelli ad una provocazione della Polonia dopo un muro vincente. Ci dice cosa ha visto un uomo di campo come lei sia nel gesto dei polacchi che nella reazione di Simone?
“È stato bravissimo perché l’avversario stava facendo il ‘fenomeno’ e alcuni suoi compagni si erano un po’ innervositi. Lui li ha calmati e ha risposto con un paio di punti che hanno rimesso a posto le cose per tutti. Giannelli è il nostro capitano e questo tipo di atteggiamento è corretto sia per i compagni che per la squadra. Questi sono segnali molto importanti: questa sua reazione positiva, corretta e grintosa ha trascinato anche gli altri".

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Che effetto le ha fatto risvegliarsi il giorno dopo un'impresa storica per lo sport italiano e ritrovarsi schiacciato in angoli marginali delle prime pagine tra calcio e polemiche arbitrali?
"Non ho guardato molto, ma devo dire che forse potevano sforzarsi un po’ di più sulle prime pagine. All’interno credo ci fossero spazi importanti ma sulle prime, che richiamano le notizie principali, forse si poteva fare meglio. Il risultato di questa squadra è storico e si tratta di ragazzi che si stanno ritagliando uno spazio nella storia, che potrebbe anche ispirare altri giovani. Non bisogna perdere la possibilità di raccontarla“.

Lei che ha conosciuto anche realtà estere: in un altro paese cosa sarebbe successo dopo un trionfo così importante?
"Non lo so ma, per fare un esempio, in Polonia ci sono 5-6 giornali che parlano di pallavolo e l’avrebbero vissuta diversamente. Ognuno fa come crede e ognuno fa il suo lavoro".

Adesso l’errore può essere quello di caricare troppo di pressione questi ragazzi in vista di Parigi?
"Bisogna caricarli il giusto ma noi stiamo provando a imparare la gestione di queste situazioni e aspettative esterne magari legandole a ciò che noi vogliamo fare in campo. L’anno prossimo siamo campioni d’Europa e del mondo in carica ma dobbiamo essere bravi noi a rimanere legati a quei concetti su cui abbiamo lavorato molto per migliorare ancora".

Qual è stata la prima cosa che ha pensato quando la battuta polacca è finita sulla rete?
"Ho pensato che avevamo appena fatto qualcosa di speciale".

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