Stefano Sollima: “Il Mostro su Netflix racconta quella misoginia e mascolinità tossica che miete vittime ogni giorno”

Nella sezione dedicata alle serie televisive alla Mostra del Cinema di Venezia, è stata presentata anche Il Mostro, la serie Netflix firmata da Stefano Sollima, che racconta la terribile vicenda del Mostro di Firenze. Dal 1968 al 1985 otto duplici omicidi, commessi con un'unica Beretta calibro 22, sconvolsero la Toscana rurale, diventando un vero e proprio incubo nazionale. Il regista parte dal contesto culturale per raccontare quello che è stato uno dei crasi di cronaca più oscuri della storia italiana.
Stefano Sollima: "Ho voluto raccontare il contesto culturale"
Sollima è uno di quei registi abituati a raccontare il lato oscuro dell'Italia, le storie più torbide, difficili da mettere sulla scena. Quella della serie Netflix è stata una vera e propria sfida: "Ho letto libri sul Mostro ed è diventata un'ossessione" dice sulle pagine di Repubblica, dicendo di aver studiato approfonditamente le carte delle indagini, aver letto libri che indagavano la vicenda e quindi bisognava raccontare il fatto da un altro punto di vista: "Ho avuto l'idea di raccontare il contesto culturale, i possibili "mostri" dal loro punto di vista". La Toscana, teatro degli omicidi, non era quella cittadina, ma quella rurale dove una certa cultura non esisteva: "Il femminismo, la liberazione sessuale, il dibattito sul divorzio erano confinati ai grandi centri urbani".

Un racconto del passato con lo sguardo di oggi
Il regista dichiara di non essersi soffermato in maniera morbosa sugli omicidi, soprattutto perché per essere fedele a quanto scritto anche nelle carte stilate dai carabinieri, avrebbe dovuto attingere ad un pregiudizio che deve essere sradicato. Per cui, parlando della prima vittima, Barbara Locci, Sollima dice: "Il mio è lo sguardo di oggi: una donna costretta a sposare un uomo maturo, vittima di violenze domestiche e coercizione sessuale. Con le relazioni extraconiugali rompeva le regole non scritte di una società". In una storia del passato, può esserci, quindi, un richiamo così forte al presente? Secondo il regista sì e infatti nella sua serie si trova: "Quel brodo di misoginia e mascolinità tossica che miete vittime quasi ogni giorno. Fatichiamo ad accettare la banalità del male, che è semplice e terrificante per quello che è".