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Mostra del cinema di Venezia 2025

Cosa ha detto Emanuela Fanelli nel suo discorso alla Mostra del Cinema di Venezia

Emanuela Fanelli nel suo discorso di apertura della 82esima Mostra del cinema di Venezia, parla di come ogni film riesca a suscitare emozioni, a connettere i vissuti e immedesimarsi tanto da vivere le emozioni raccontate sullo schermo. “Pensate se avessimo lo stesso grado di empatia anche nella vita quotidiana, vivremo un momento storico migliore” afferma l’attrice.
A cura di Ilaria Costabile
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Lo aveva dichiarato Emanuela Fanelli, aveva detto che non avrebbe apertamente parlato di Gaza nel suo discorso inaugurale della 82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia e, in effetti, è l'attrice romana ha tenuto fede al suo intento, ma allo stesso tempo ha voluto instillare un pensiero che, di fatto, non è così lontano da quello che a ognuno di noi, oltre che alle istituzioni, viene chiesto ogni giorno: immedesimarsi nell'altro, empatizzare, condividere.

Il discorso di Emanuela Fanelli a Venezia82

Come di consueto, quindi, nella serata di mercoledì 27 agosto, c'è stata la cerimonia di inaugurazione della Mostra del Cinema di Venezia, a cui seguiranno undici giorni di proiezioni, dibattiti, confronti, sul cinema e non solo. Lo ricorda Fanelli stessa che, infatti, sottolinea la natura della kermesse dicendo:

Ci prepariamo a vivere undici giorni di grande cinema e a celebrare quest’arte meravigliosa perché Venezia, è importante dirlo, non è un Festival, è una Mostra. È la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, a sottolineare proprio l’apporto artistico che il cinema regala.

Di fronte a una sala gremita di attori, registi, sceneggiatori, addetti ai lavori del cinema e della produzione cinematografica, Emanuela Fanelli descrive l'atteggiamento che, ognuno di noi, vive sedendosi in una sala e lasciandosi trasportare dallo scorrere delle immagini, delle storie proiettate sul grande schermo. Un patto non scritto, quello tra chi il cinema lo fa e chi ne usufruisce, quello di entrare a pieno nelle vite di personaggi costruiti, ma che ci permettono di percepire e sentire emozioni. Questa capacità di accogliere gioie e dolori altrui dovrebbe essere traslata nel nostro quotidiano, dice Fanelli, affinché tutto ciò che ci circonda non ci lasci indifferenti:

Ciò che mi è rimasto della mia prima volta al cinema è il ricordo di un’emozione forte, la paura. Ma soprattutto la strategia per affrontarla. Ridere. Il cinema è una scuola di emozioni, perché lì si possono sentire liberamente in uno spazio protetto, fuori dalla vita. Si impara a riconoscere le proprie e quelle degli altri, si impara a gestirle e ad affrontarle. Ma soprattutto al cinema noi mandiamo la nostra versione umana migliore. Perché gioiamo per felicità di altri come fossero le nostre. E soffriamo per dolori di estranei che peraltro non esistono come fossero i nostri. Quanto siamo belli al cinema? Pensate se avessimo lo stesso grado di empatia anche nella vita quotidiana. Se noi riuscissimo a portare anche fuori dalle sale quei noi lì, se noi fossimo sempre quelle persone che esultano per i successi degli altri e soffrono per le tragedie altrui e sentono sempre le vite degli altri come se fossero le proprie. Penso che sicuramente vivremo un momento storico migliore e soprattutto sarebbe più facile e meno ingiusto stare al mondo e invece.

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