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Lavinia investita all’asilo, maestra e donna alla guida condannate. Il papà: “Sentenza non prevedibile”

Sono state condannate rispettivamente a due anni e 6 mesi e a un anno di carcere la donna che ha investito la piccola Lavinia a Velletri nel 2018 e la maestra dell’asilo.
A cura di Beatrice Tominic
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La manina di Lavinia che abbraccia un peluche.
La manina di Lavinia che abbraccia un peluche.

È arrivato alla sentenza il lungo processo sull'incidente della piccola Lavinia, investita quando aveva appena 16 mesi nell'agosto del 2018, nel cortile della scuola adibita a centro estivo. Condannata a due anni e sei mesi per lesioni colpose gravissime stradali e abbandono di minore (riferito ai bambini lasciati all'asilo per portare Lavinia in ospedale insieme alla donna che l'aveva investita), la maestra: sei mesi in più di quanto richiesto dal pm. Non c'è sospensione della pena, quindi se questa sentenza verrà confermata nei gradi successivi sconterà una pena alternativa alla detenzione. Nei confronti della donna che, invece, ha investito la piccola, confermata la condanna richiesta, ad un anno, per lesioni colpose gravissime stradali con patente sospesa per un anno, con pena detentiva sospesa.

La maestra, inoltre, ha subito anche la condanna generica al risarcimento del danno il cui importo dovrà essere determinato in sede civile.

La reazione della famiglia della piccola

"Sono state combinate delle condanne severe, il giudice è andato oltre le richieste del pubblico ministero sia per quanto riguarda la maestra che determinano la pena non sospesa: qualora fosse confermata negli altri gradi di giudizio dovrebbe scontare una pena alternativa, pene accessorie. Non la galera, ma sicuramente un segnale importante – ha spiegato a Fanpage.it il papà della piccola – Anche per quanto riguarda la donna alla guida è arrivata una condanna imprevedibile: la pena è la stessa richiesta dal pm, in più è stata aggiunta la sospensione della patente. Finalmente restituisce un po' di senso a questa storia che spesso è stata descritta come una tragica fatalità, invece si tratta di una storia grave con responsabilità gravi", ha poi concluso.

"Tutto o quasi viene derubricato a errore fatale o a tragica fatalità, perché forse così è più facile acquietare la propria coscienza", aveva dichiarato a Fanpage.it il papà di Lavinia dopo l'ultima udienza. "L'ultima perdita di tempo", così l'aveva definita lui, da dove subire prima della sentenza. E così è stato. Dopo la richiesta della pm a due anni per la maestra e ad uno per l'automobilista, oggi è arrivata la condanna.

L'investimento nell'agosto del 2018

La piccola è stata investita nell'agosto del 2018. Insieme al fratellino si trovava nell'asilo adibito a centro estivo a Velletri, dove vive la sua famiglia. Dopo aver consegnato alla custodia della maestra i due figli, i genitori sono andati al lavoro. Fino a quando non è arrivata la tragica chiamata. "Alle 10 di mattina mi è arrivata una chiamata che non avrei voluto ricevere. Era la maestra che mi diceva che Lavinia era stata investita all'asilo", ha raccontato a Fanpage.it la mamma della piccola, ripercorrendo quanto accaduto. "Soltanto dopo abbiamo scoperto che la bimba era stata lasciata da sola in quel momento. Il processo ha dovuto accertare perché si trovasse da sola, visto che non era autonoma e gattonava appena".

Secondo quanto ricostruito, la piccola sarebbe scappata in cortile dopo che l'intera classe, una dozzina di bambini e bambine, era rientrata insieme alla maestra. La piccola si sarebbe spinta oltre la porta di accesso all'atrio, oltre le scalette e il cancelletto mentre la maestra si trovava in bagno, con un altro bambino che le aveva chiesto aiuto.

La corsa in ospedale

"Non l'avevo vista, soltanto dopo mi sono accorta di un fagottino rosa fermo immobile in mezzo al cortile". Così ha sempre descritto Lavinia la donna che l'ha investita in quella tragica mattinata. "Non c'era nessuno. Quando mi sono accorta che era una bambina, ho urlato. Ho chiamato la maestra e insieme abbiamo preso e portato la bimba al pronto soccorso", ha sempre spiegato anche se, secondo perizie effettuate nel corso del processo, la donna avrebbe potuto evitare la piccola. Le due sono corse all'ospedale di Velletri, lasciando il gruppo di bambini da soli nell'edificio (da qui l'accusa nei confronti della maestra di abbandono di minore, nei confronti dei piccoli, di cui prima).

Allo stesso modo, secondo controlli approfonditi, la struttura non sarebbe risultata essere a norma a causa di alcune autorizzazioni mancanti. La maestra si è sempre difesa spiegando di aver perso di vista la bambina soltanto per pochi secondi.

Le condizioni di Lavinia dopo l'incidente

Subito dopo aver ricevuto la tragica telefonata, i genitori di Lavinia si sono precipitati in ospedale. "Ci hanno detto che non sapevano se avrebbe superato la notte. Oggi sono più di sei anni che si trova in stato vegetativo – spiegano – Avrebbe bisogno di assistenza 24 ore su 24, ma la Asl ci passa soltanto le prime 12. Il resto sono a carico nostro. Ci siamo dovuti riscoprire infermieri e abbiamo imparato a fare cose che non pensavamo avremmo mai fatto. Abbiamo rivoluzionato la casa: oggi Lavinia ha una camera ospedalizzata, dove può trovare i macchinari che le servono. È al piano terra, collegata il soggiorno grazie ad una rampa. Così quando vuole, può uscire a prendere un po' di sole in giardino".

Lavinia nella sua cameretta, circondata dai macchinari necessari per le sue cure.
Lavinia nella sua cameretta, circondata dai macchinari necessari per le sue cure.

Difficile per il fratellino e la sorellina che vivono con lei capire cosa sia accaduto alla sorella. "Qualche giorno fa lui ha iniziato la prima elementare. Ha un anno più di Lavinia, si trovava all'asilo con lei quando è stata investita. Ha messo da parte uno dei suoi quaderni, per regalarlo a Lavinia, così l'anno prossima potrà utilizzarlo a scuola. Ma per lei la scuola non inizierà mai".

Un processo lungo anni

Con la sentenza di oggi si chiude il primo grado di un processo lungo anni che, nel corso del tempo, ha subito diversi stop, dai rallentamenti legati al periodo pandemico alla gravidanza di una delle due imputate che ha portato ad un blocco di circa sei mesi. La paura più grande era che il caso potesse cadere in prescrizione. "Vogliamo una sentenza, qualunque essa sia – diceva la legale della famiglia di Lavinia, l'avvocata Cristina Spagnolo alla fine del 2023 – Ci batteremo per non far ricominciare il processo dall'inizio". Il rischio che si ricominciasse con un nuovo procedimento c'è stato, anche a causa delle due richieste di ricusazione alla giudice arrivate da parte della difesa, entrambe respinte.

"Hanno fatto di tutto per mettere a rischio il processo – hanno sempre spiegato i genitori della piccola Lavinia – Dalle bugie della difesa per non risarcirci, che ha sempre parlato di un'assistenza totale per Lavinia, quando, invece, si tratta di appena metà giornata, alla vergognosa proposta del risarcimento di un euro. Dall'ascolto in audizione protetta di una bambina presente all'asilo al momento dell'incidente, alle dichiarazioni di un'amica della maestra, poi denunciata di falsa testimonianza. Fino alla messa alla prova della maestra che è arrivata a proporsi come assistente per la nostra bambina senza capire ciò che ci ha fatto, senza comprendere che Lavinia ha bisogno di personale medico. E senza mai scusarsi".

Un lungo percorso: "Ma non odio nessuno"

"Ogni udienza è sempre più difficile – avevano spiegato a Fanpage.it i genitori della piccola – Le tecniche dilatorie che stanno mettendo in atto dimostrano che non vogliono arrivare alla verità". Si è trattato di un processo lungo quello in cui è stato affrontato l'incidente di Lavinia, ma alla fine è giunto ad una sentenza. "È stata una storia dura, ma questo percorso non mi ha portato ad odiare nessuno – ha continuato il papà di Lavinia – Voglio solo giustizia". E oggi l'ha avuta.

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