359 CONDIVISIONI

Lavinia, in stato vegetativo dopo essere stata investita all’asilo: “Struttura non a norma”

Investita nel 2018, Lavinia oggi si trova ancora in coma vegetativo dopo essere stata investita mentre si trovava all’asilo. Ma la scuola non era a norma: mancavano molte autorizzazioni e, secondo il legale, si sarebbe trattato di un “asilo fantasma”.
A cura di Beatrice Tominic
359 CONDIVISIONI
Immagine

"Mancavano molte autorizzazioni: non risultava agli atti dell’ufficio del Comune di Velletri alcun documento sul nuovo regolamento dei nidi famiglia e nemmeno all’Asl Roma 6 un documento con un parere igienico sanitario." Sono queste le parole dell'ispettore Moreno Corelli, poliziotto e primo testimone audito durante la terza udienza del processo per il caso di Lavinia Montebove, la bimba che quando aveva appena poco più di un anno di vita, è stata investita da una mamma all'asilo. Da quel momento, il 7 agosto del 2018, la piccola si trova in coma vegetativo.

Oltre all'ispettore, al banco degli imputati c'erano la maestra Francesca Rocca, titolare dell'asilo la Fattoria di mamma cocca e imputata per abbandono di minore e la mamma che ha investito la piccola, imputata per lesioni gravissime, difese dall’avvocata Anna Scifoni. Presenti in aula ieri, lunedì 30 maggio, anche i genitori della piccola, Massimo Montebove e Lara Liotta, insieme all'avvocato Cristina Spagnolo e, come si legge nell'articolo pubblicato dall'agenzia Dire, il pm Giovanni Taglialatela e la giudice Eleonora Panzironi che hanno ascoltato anche Antonio Agostinelli, che in quegli anni lavorava nella Polizia stradale di Albano ed è stato uno dei primi ad arrivare per i rilievi, ma che, invece, non hanno posto nessuna domanda all'agente della polizia scientifica Oreste Cipriani.

Le dichiarazioni del poliziotto

Il poliziotto, oltre a riportare ciò che è già scritto nel verbale, cioè la presenza di tracce ematiche in terra nell’immediatezza dell’ingresso e in prossimità del cancello, ha spiegato che la struttura era priva di molte autorizzazioni: "Francesca Rocca, la maestra titolare contraente del contratto di assicurazione, aveva un contratto di locazione che risultava a titolo personale e abitativo", ha dichiarato, aggiungendo poi che non risultavano a nome della donna partita iva né codice fiscale.

Il commento dell'avvocata dei genitori di Lavinia

Secondo la legale Cristina Spagnolo, quella che ospitava l'asilo non era una struttura a norma: "Non era stata presentata alcuna Scia, così come previsto dal regolamento del 2017, nessuna comunicazione è mai arrivata agli uffici Asl competenti, non era registrata all’Agenzia delle Entrate con autonomo codice fiscale ed esercitava in uno stabile locato ad uso abitativo – ha spiegato l'avvocata – Con queste premesse alcuna amministrazione avrebbe potuto esercitare alcuna forma di controllo sull’idoneità, dal punto di vista igienico sanitario e della sicurezza".

L'avvocata, legale dei genitori della piccola Lavinia, ha poi aggiunto: "Sembrerebbe quasi che questo fosse un asilo fantasma." Eppure la retta pagata dai genitori dei ospiti era in linea con quella chiesta dagli asili privati e superava i 300 euro.

La risposta della difesa

Dopo le dichiarazioni dell'ispettore è immediatamente arrivata la replica della difesa delle due imputate, da parte della legale Anna Scifoni: "Il nido famiglia è una struttura la cui attività viene svolta da una persona abilitata, come è la mia cliente, in una struttura familiare e può svolgersi in un’abitazione normale che non ha bisogno di idoneità. Il regolamento del comune di Velletri è del luglio 2017 ed è subentrato quando la struttura era già aperta e il 3 gennaio 2018 l’ordinanza emanata non è mai stata portata a conoscenza né notificata alla titolare, mia cliente – ha spiegato l'avvocata – Il poliziotto in aula ha detto ‘mi sono limitato ad acquisire le delibere’, ma ripeto la struttura non ha la necessità di un codice fiscale autonomo o partita iva."

Poi ha aggiunto che la struttura non ha necessità di un codice fiscale autonomo o partita iva: "Si tratta di strutture amicali e la maestra titolare poteva fare ricevute a suo nome, senza necessità di persona giuridica. È una scelta educativa dei genitori. Si chiama nido famiglia per questo, come se una baby sitter tenesse i figli a casa."

I genitori di Lavinia

La speranza dei genitori di Lavinia, che oggi ha cinque anni e si trova ancora in coma vegetativo da quando è stata investita quando aveva circa 16 mesi, è che il processo non cada in prescrizione. Nel frattempo, però, quanto hanno scoperto ieri li ha paralizzati: "L’effetto è terribile, sarebbe bastato molto meno di così per non affidargli i figli nemmeno il tempo di un caffè."

Sulle due imputate non hanno dubbi: "Abbiamo apprezzato l’investitrice che ha avuto con noi dei contatti.Per quanto riguarda la maestra c’è stato un tentativo di approccio durante la prima udienza, ma è stato fatto a favore di telecamere e preferiamo non avere nulla a che fare con quella signora – ha dichiarato il papà di Lavinia che poi ha aggiunto – Non chiediamo vendetta assolutamente, sono anche un uomo delle forze dell’ordine, ma giustizia e un processo che dovrà accertare le responsabilità che ci sono."

359 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views