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Lavinia investita all’asilo, l’avvocata della famiglia: “Vogliamo una sentenza, qualunque essa sia”

È attesa nelle prossime ore la decisione del presidente del Tribunale di Velletri sulla messa alla prova della maestra responsabile della piccola Lavinia quando è stata investita all’asilo. “Ci batteremo per non far ricominciare dall’inizio il processo”, commenta l’avvocata della famiglia Montebove, Cristina Spagnolo, a Fanpage.it.
A cura di Beatrice Tominic
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Lavinia nella sua cameretta, circondata dai macchinari necessari per le sue cure.
Lavinia nella sua cameretta, circondata dai macchinari necessari per le sue cure.

È atteso per questo pomeriggio il nuovo appuntamento in aula per il processo sul caso della piccola Lavinia, investita a 16 mesi mentre si trovava all'asilo, nell'agosto 2018. Si dovrà decidere sulla richiesta della maestra che, dopo l'accusa di lesioni personali gravissime, ha chiesto la messa alla prova.

Per decidere di questa istanza la giudice si è astenuta. Spetterà al presidente del tribunale la decisione. "Spero che rigetti l'istanza di astensione della giudice – ha dichiarato a Fanpage.it l'avvocata della famiglia della piccola Lavinia, Cristina Spagnolo – Abbiamo apprezzato la prudenza della giudice, forse resa anche a difesa di Lavinia, a tutela del processo e dell'attività svolta fino ad ora e quella ancora da svolgere. Ma secondo noi mancherebbero i presupposti per l'astensione. L'importante adesso è arrivare ad una sentenza, qualsiasi essa sia, nel minor tempo possibile. La famiglia di Lavinia, con Lavinia stessa, ha bisogno di risposte".

L'ipotesi di messa alla prova

"Inizialmente l'accusa a carico della maestra era solo una, quella di abbandono di minori. Poi è stata rimodulata: lesioni personali gravissime nei confronti di Lavinia e abbandono di minori in quelli degli altri bambini, fra cui il fratellino di Lavinia – spiega nel particolare a Fanpage.it l'avvocata – Dopo il cambio di capo d'imputazione, per la maestra si sono aperte altre opportunità: avrebbe potuto chiedere un patteggiamento, un rito abbreviato o, appunto, la messa alla prova". Per fare in modo che sia accordata la messa alla prova, come ha sempre sottolineato anche il papà di Lavinia, Massimo, è necessario che sia accertata la consapevolezza di quanto accaduto.

"Ma la maestra non ha mai chiesto scusa. Ha il diritto di chiedere la messa alla prova, non quello di ottenerla – continua l'avvocata Spagnolo – Sia perché abbiamo sollevato anche delle questioni preliminari sulla inammissibilità in punto di stretto diritto, sia perché la giudice, se ritenesse di non accogliere queste questioni, dovrà valutare il programma che dovrebbe prevedere condotte riparatorie. Ma la maestra non ha mai dimostrato alcuna volontà neanche di risarcire i genitori di Lavinia". L'unica proposta avanzata è stata quella di pagare un euro come risarcimento per quanto accaduto. Ma l'unico risarcimento arrivato è stato da parte dell'assicurazione dell'automobile guidata dall'altra imputata, la donna che ha investito la bambina nel cortile dell'asilo.

La maestra: "Vengo da voi per aiutare Lavinia"

Soltanto nell'ultimo appuntamento in aula è arrivata una proposta o, secondo i genitori della bimba, una nuova provocazione: la maestra si è offerta per aiutare a domicilio Lavinia.

"A fronte della richiesta non possono che seguire alcune riflessioni: al di là delle responsabilità penali, come può pensare che si accetti che si possa prendere cura di Lavinia dopo quanto accaduto? – si chiede l'avvocata – Senza considerare che dimostra nuovamente di non avere ben chiaro le conseguenze dell'incidente: soltanto un'operatrice sanitaria può aiutare Lavinia. Lei non solo non ha competenze nel campo, ma quando ha trovato Lavinia a terra, investita, anziché chiamare il 118 ha portato la piccola in ospedale. Non solo non avrebbe dovuto spostare la bambina per evitarle trauma, ma sarebbe potuta essere soccorsa anche con l'eliambulanza, che avrebbe velocizzato tutte le operazioni".

Un'udienza decisiva

La risposta sulla messa alla prova richiesta alla maestra rappresenta una fase decisiva del processo. "Il rischio nel caso in cui fosse confermata l'astensione è quello di dover attendere ancora per un tempo indefinito la sentenza, ma noi ci batteremo affinché non accada e, soprattutto, affinché sia allontanato il rischio della prescrizione". Ci sarebbe stata aria di sentenza già lo scorso giugno, ma poi il cambio di capo d'imputazione avrebbe rimescolato le carte in tavola. "Noi non molliamo – conclude poi l'avvocata Spagnolo – Vogliamo arrivare presto al nostro obiettivo: vogliamo una sentenza. Per Lavinia e per la sua famiglia".

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