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Lavinia investita all’asilo: “La maestra si è offerta di aiutarci, ma non capisce cosa ci ha fatto”

La giudice si astiene sulla messa alla prova della maestra che, assente in aula, ha fatto recapitare una lettera in cui offre il suo aiuto alla famiglia. “Non ha consapevolezza di quello che ha fatto: non le serve una badante, ma infermieri”, rispondono i genitori.
A cura di Beatrice Tominic
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La manina di Lavinia che abbraccia un peluche.
La manina di Lavinia che abbraccia un peluche.

Dopo qualche mese e un rinvio, si è tenuta una nuova udienza del processo per l'investimento della piccola Lavinia, la bimba travolta nell'agosto 2018 da un suv mentre si trovava nel cortile della scuola adibita a centro estivo. Per quanto avvenuto sono due le donne imputate: la prima, la donna al volante del suv, accusata di lesioni gravissime. La seconda, invece, è la maestra accusata di abbandono di minore. L'udienza di questa mattina riguardava proprio quest'ultima che ha chiesto la messa alla prova.

Mentre la giudice si astiene sulla messa alla prova, in aula è arrivato un nuovo documento da parte della maestra, assente all'udienza per malattia: si tratta di una lettera scritta di suo pugno, di cui sono state lette poche righe prima di essere stata messa agli atti. La maestra si offre di andare in casa di Lavinia per aiutarla. "Ma mia figlia non ha bisogno di una badante, la sua è una situazione complessa – spiega il papà della piccola, Massimo Montebove, a Fanpage.it – A lei servono infermieri".

La reazione alla lettera: "A mia figlia servono infermieri"

Ogni giorno, per 12 ore la famiglia può contare sull'assistenza infermieristica. Nelle altre 12 sono scoperti. "Ce la caviamo a malapena noi genitori che conosciamo nostra figlia e che un po' di esperienza l'abbiamo maturata sul campo, figuriamoci – continua il papà della bimba – Stiamo parlando di una persona che, quando Lavinia è stata investita, ha pensato bene di alzarla di peso e spostarla per trasportarla in ospedale, aggravando probabilmente le sue condizioni, invece di limitarsi a chiamare il 118″.

Secondo quanto spiegato a Fanpage.it dalla famiglia di Lavinia, la lettera scritta a mano, recapitata e letta in aula dall'avvocato dell'imputata, non sarebbe altro che un'ennesima provocazione: "Sono proposte che lasciano il tempo che trovano – spiega ancora il papà della bimba – Così dimostra soltanto la poca consapevolezza che ha di quanto è accaduto a nostra figlia. Non posso fare altro che risponderle che quando si proporrà di pagarci un'infermiera, l'accetteremo volentieri", risponde in maniera altrettanto provocatoria. "La scelta della lettera scritta a mano non è altro che un modo per cercare di dimostrare pentimento e ottenere la messa alla prova. Se lei pensa che possa bastarci il suo aiuto in casa per Lavinia, non posso che farle i complimenti per la considerazione che ha di se stessa".

Messa alla prova della maestra: la giudice si astiene

L'udienza di oggi sarebbe servita proprio per avere una risposta sulla richiesta di messa alla prova della maestra. Eppure, anche oggi, i genitori della piccola sono tornati a casa con un niente di fatto.

"La giudice ha scelto di non decidere – ha spiegato a Fanpage.it Massimo Montebove, papà della bambina – e di rinviare la sua decisione a un parere del presidente del tribunale. Dal nostro punto si tratta dell'ennesimo rinvio: soltanto fra 15 giorni il presidente potrà esprimere il suo parere. Un ulteriore rallentamento nel percorso verso la verità che dura 5 anni".

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