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Lavinia, in stato vegetativo dopo essere stata investita all’asilo: “L’incidente si poteva evitare”

La donna che si trovava al volante dell’automobile che ha investito Lavinia, in stato vegetativo da cinque anni, avrebbe potuto notare la piccola ed evitarla.
A cura di Beatrice Tominic
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La donna al volante dell'automobile che ha investito Lavinia nel 2018, quando aveva appena 16 mesi di vita, l'avrebbe potuta vedere e avrebbe potuto evitare di investirla. È quanto emerso oggi, lunedì 6 giugno, nel corso della quarta udienza del processo che vede imputate per lesioni gravissime la conducente dell'automobile, la mamma di un altro bimbo che frequentava la stessa struttura, che ha investito Lavinia e la maestra titolare dell'asilo La Fattoria di Mamma Cocca, a Velletri.

A dichiararlo oggi in aula è stato l'ingegnere Andrea Calcagnini, esperto in ambito forense specializzato in infortunistica stradale. Contattato dalla famiglia Montebove, è stato lui che ha ricostruito la dinamica dell'incidente di quel tragico 7 agosto 2018 in cui la piccola Lavinia, che oggi ha 5 anni e si trova ancora in stato vegetativo senza possibilità di guarigione, è stata investita.

La dichiarazione dell'esperto

Per affermare con certezza che l'incidente poteva essere evitato, il consulente chiamato dalla famiglia Montebove della piccola Lavinia ha compiuto diversi studi.

"Nel caso appena analizzato, e cioè che nell'istante dell'investimento e in quelli precedenti la bambina si trovasse in posizione carponi, quindi appoggiata sulle braccia e sulle ginocchia, a gattoni, analogamente a quanto visto per il caso di posizione eretta – ha dichiarato l'ingegnere – È stato dimostrato che la signora C.C. avrebbe potuto notare la presenza, sulla sua direttrice di marcia, della piccola Lavinia, almeno nella fase iniziale della manovra di svolta a destra e, conseguentemente, avrebbe avuto la possibilità di percepire, con un certo anticipo, la presenza della bambina e quindi evitare l'investimento della piccola", ha spiegato.

La terza udienza

Nel corso dell'ultima udienza, invece, era stato analizzato il ruolo della maestra titolare dell'asilo, F.R., imputata per abbandono di minore avendo lasciato da sola Lavinia nel cortile della struttura: la piccina non era neppure ancora in grado di camminare, ma gattonava.

Secondo quanto affermato durante lo scorso appuntamento in aula, però, sarebbero mancate le autorizzazioni necessarie per l'asilo. Come ha dichiarato la legale dei genitori della piccola Lavinia, Massimo Montebove e Lara Liotta, l'avvocata Cristina Spagnolo, la struttura non era a norma: "Nessuna comunicazione è mai arrivata agli uffici Asl competenti, non era registrata all’Agenzia delle Entrate con autonomo codice fiscale ed esercitava in uno stabile locato ad uso abitativo – ha spiegato l'avvocata – Con queste premesse alcuna amministrazione avrebbe potuto esercitare alcuna forma di controllo sull’idoneità, dal punto di vista igienico sanitario e della sicurezza".

La sentenza è attesa per fine mese, intanto i genitori della piccola Lavinia continuano a precisare ciò che vogliono: "Non chiediamo vendetta assolutamente, ma giustizia e un processo che dovrà accertare le responsabilità che ci sono."

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