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Migranti, a Lampedusa sbarcano in 72 durante commemorazione strage del 3 ottobre 2013

Durante la commemorazione delle 366 persone morte in mare, al largo di Lampedusa, il 3 ottobre del 2013, altri 72 migranti sono sbarcati sull’isola. Sono arrivati sotto la pioggia battente durante le celebrazioni di quel drammatico naufragio e sono stati soccorsi dalla Guardia costiera. L’hotspot dell’isola è sempre più sovraffollato.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il 3 ottobre non è un giorno qualunque per Lampedusa. Il 3 ottobre del 2013 sono morti 366 migranti a causa di un drammatico naufragio. E anche quest’anno quelle vittime sono state ricordate con iniziative partite già nella notte. Ma proprio mentre la commemorazione era in corso, sull’isola sono sbarcate 72 persone, tra cui alcune donne (una anche incinta) e un minore. Sono arrivati sotto la pioggia battente: sono state soccorse davanti al porto dell’isola da una motovedetta della Guardia costiera e portati nell’hotspot. Molti dei migranti sarebbero originari del Bangladesh, della Gambia e della Nigeria. L’hotspot di Lampedusa resta in condizioni critiche: con una capienza di 95 posti, al momento al suo interno ci sono almeno 300 persone. I trasferimenti delle ultime ore non riescono a tenere il passo degli arrivi, frequenti, delle ultime ore.

Il corteo in ricordo delle 366 vittime del 2013

A Lampedusa in mattinata è partito il corteo in cui hanno sfilato cittadini, rappresentanti di associazioni, forze dell’ordine, istituzioni e 500 studenti provenienti da tutta Italia con indosso la maglietta “#iosonopescatore”. Il corteo arriva alla Porta d’Europa, a Lampedusa, e non sarà l’unica manifestazione della giornata. Si è iniziato nella notte, con un ricordo alle 3:48, ora di quel drammatico naufragio. Si prosegue in mattinata con il mare di fiori che i manifestanti hanno depositato davanti a Lampedusa: corone di fiori messi nel punto del naufragio del 3 ottobre 2013.

Frontex: Libia non è porto sicuro

Il direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri, è intervenuto oggi in videoconferenza durante un'audizione in commissione per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo. E ha specificato la sua posizione sulla Libia: “Come direttore esecutivo dell'agenzia non è appannaggio mio decidere se la Libia sia un porto sicuro o no. Non ho mai detto però che lo sia”. Il direttore di Frontex parla anche degli interventi in mare: “Nel 2018 abbiamo aiutato a salvare più di 88mila vite. Quest'anno, fino a oggi, abbiamo aiutato più di 30 mila persone in difficolta' in mare. Con più di 1.100 operazioni di ricerca e soccorso. Più di 20mila persone sono state soccorse con Poseidon in Grecia, 15mila con l'operazione Indalo in Spagna, poi 2mila con l'operazione Themis nel centro del Mediterraneo”.

Leggeri si sofferma anche sulla questione dei porti sicuri e sul salvataggio in mare: “Frontex non può proporre un'operazione marittima e intervenire con delle imbarcazioni di Guardia costiera senza un accordo previo del luogo di sbarco. Quindi non possiamo inviare imbarcazioni, non possiamo iniziare un'operazione senza un accordo sul luogo di sbarco, soprattutto nelle situazioni in cui riguarda eventuali migranti illegali che verrebbero salvati in mare. Però non c’è alcun vuoto giuridico, la legge del mare è molto chiara: le persone salvate devono essere trasportate al porto sicuro più vicino”.

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