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In vigore lo stop alla prescrizione: cosa cambia adesso

Dal primo gennaio 2020 è in vigore la riforma della prescrizione: lo stop ai processi per il decorrere del tempo massimo non può più scattare dopo la sentenza di primo grado, che sia di condanna o di assoluzione. Vediamo cosa cambia nel concreto con la riforma della prescrizione appena entrata in vigore.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dal primo gennaio è entrata in vigore la riforma della prescrizione. La nuova legge blocca lo stop ai processi dopo il primo grado di giudizio, qualunque sia la sentenza. La prescrizione viene quindi sospesa dopo la sentenza di primo grado sia in caso di condanna che in caso di assoluzione. La norma è stata inserita dal ddl Anticorruzione, il cosiddetto Spazzacorrotti, approvato lo scorso anno, a gennaio 2019. L’entrata in vigore era prevista solo per il primo gennaio 2020 perché la Lega, allora al governo con il Movimento 5 Stelle, chiedeva che prima venisse messa in campo una riforma complessiva del diritto processuale, stabilendo anche una durata massima dei processi, soprattutto quelli penali. Una riforma che non è mai arrivata, complice anche il cambio di governo in estate.

Come cambia la prescrizione

La novità riguarda solamente i reati commessi a partire dal primo gennaio 2020. Secondo il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, questo vuol dire che l’applicazione di questa nuova norma e i suoi effetti concreti non saranno tangibili prima di qualche anno, dovendo attendere la sentenza di primo grado di un processo ancora da incanalare. Ma il Pd, che fa parte insieme al M5s della maggioranza di governo, obietta sostenendo che indagini e processi potrebbero sfruttare tutta la durata della prescrizione prima di arrivare al primo grado, causando procedimenti più lunghi. Inoltre – è la seconda obiezione dem – il rischio è che i processi in appello contro patteggiamenti o giudizi immediati provocheranno una ulteriore dilatazione dei tempi sin da subito.

Lo scontro politico nella maggioranza

La riforma della prescrizione è stata fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, che esulta: “Nessuna rinuncia dello Stato a dare una verità definitiva. Diamo giustizia a chi chiede giustizia”. Felice anche il capo politico pentastellato Luigi Di Maio: “Prima si perdeva tempo e si riusciva a farla franca, ora se vieni condannato in primo grado la prescrizione non esiste più, devi arrivare a sentenza”. Ma intanto Pd e Italia Viva chiedono di evitare processi infiniti e si dicono preoccupati per lo stop alla prescrizione. Tanto che Matteo Renzi minaccia di votare insieme a Forza Italia una riforma diversa della giustizia: “In Senato c’è già una maggioranza favorevole al ritorno della normativa a suo tempo voluta dal ministro Andrea Orlando. Credo che il Pd non possa che essere favorevole”.

I numeri della prescrizione in Italia

Per avere un’idea di quali siano i numeri della prescrizione in Italia attualmente, basta vedere qualche cifra fornita dal Sole 24 Ore. Con la riforma si eviterebbe la prescrizione di poco meno di un quarto rispetto dei processi ad oggi. Inoltre, il numero delle prescrizioni è risultato essere in diminuzione nel 2017, quando erano 125mila contro le 137mila del 2016. Al contrario, però, sono aumentate le prescrizioni in appello: da 26mila a 28mila. Mentre il calo maggiore è stato quello nella fase di indagini. Solitamente la prescrizione riguarda soprattutto reati di criminalità comune, con la prevalenza di irregolarità sull’attività urbanistico edilizia, la ricettazione e la guida sotto effetto di alcol. A seguire la prescrizione scatta maggiormente per i casi di truffa, lesioni personali e furti.

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