4.470 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Il padre di Alan Kurdi: “Come fa un Paese accogliente come l’Italia a votare Salvini?”

Il padre di Alan Kurdi, il bimbo morto sulle spiagge di Bodrum e la cui foto è diventata un simbolo, parla in un’intervista a Repubblica di migranti e Ong: “Ho letto cosa ha fatto il vostro politico, Matteo Salvini, e resto stupito che un Paese accogliente come l’Italia gli dia i voti. Che vergogna”.
A cura di Stefano Rizzuti
4.470 CONDIVISIONI
Immagine

Abdullah Kurdi è il padre di Alan, il bimbo simbolo dei naufragi e delle stragi in mare: Alan morì nel 2015 sulle spiagge di Bodrum e la sua foto, con la maglietta rossa, girò tutto il mondo. Il padre parla in un’intervista a Repubblica e si chiede, in primis, come l’Italia possa votare il leader della Lega ed ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Ho letto cosa ha fatto il vostro politico, Matteo Salvini, e resto stupito che un Paese accogliente come l'Italia gli dia i voti. Che vergogna”. Abdullah parla di suo figlio e racconta come quella foto ebbe un effetto sulle persone solamente “nei primi due mesi”: “Poi tutto è tornato come prima. In Europa si sono alzati muri e non si permette alle navi coi migranti di attraccare. Chi scappa dalle guerre è ancora abbandonato al proprio destino”. Abdullah si rivolge anche a chi cerca di entrare via mare in Europa e dice loro di non farlo: “Però nessuno mi ascolta, neanche mia sorella: tre giorni dopo il naufragio del 2 settembre 2015, è salita su un gommone per fare lo stesso tragitto dove erano appena morti i suoi nipoti. Ora è in Germania”.

Kurdi parla anche di Carola Rackete, la comandante della Sea Watch: “È una donna forte, un'eroina. So che è stata anche messa in prigione. Beh, se dovesse servire, sono pronto a farmi arrestare anch'io”. Rimanendo sul tema Ong. Abdullah si dice contente che la nave della tedesca Sea Eye è stata ribattezzata proprio Alan Kurdi, in onore di suo figlio. Poi annuncia: “Mi imbarcherò sulla nave per salvare i migranti. Voglio tendere loro la mano che a me non fu tesa”. Poi parla ancora di suo figlio: “Ogni volta che vedo un ragazzino con una maglietta rossa il cuore mi brucia nel petto. Non c'è giorno che non pensi a Alan, a Ghalib, a mia moglie Rehanna. Il mio unico scopo, adesso, è proteggere i bambini. Ovunque, anche in strada. Quando li vedo sporgersi dai finestrini delle auto, vado a rimproverare i genitori”.

Il padre di Alan Kurdi torna su quanto avvenne nel 2015, in quel tragico naufragio:

Mi sono messo al timone solo dopo che il turco si è buttato, per tentare di tornare a terra. Un'onda ci ha fatto rovesciare. Mia moglie Rehanna non sapeva nuotare, stringeva le mani di Alan e Ghalib, non li mollava neanche mentre affondava. Le ho gridato di lasciare i bambini a me, ma non l'ha fatto. Quelle urla soffocate dall'acqua mi tormentano ancora. Quando li ho raggiunti, ho provato con tutte le forze a tenerli a galla, ma ero esausto, non respiravo, Rehanna era pesante e rigida come una statua di pietra. Mi sono scivolati dalle mani uno dopo l'altro. Per quattro ore sono rimasto in acqua, nel buio, sperando di affogare anch'io.

4.470 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views