319 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Opinioni

Migranti, il governo giallorosso non cambia linea: gli accordi con la Libia vanno benissimo

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini conferma tutti gli impegni del governo precedente sulla presenza italiana in Libia e ribadisce lo scopo “strategico e umanitario” degli accordi presi da Minniti e rinnovati da Salvini. Dopo le parole di Conte e Lamorgese, insomma, un altro chiaro segnale: sulla gestione dei flussi la linea italiana non cambia.
319 CONDIVISIONI
Immagine

Sulla gestione dei flussi di migranti dalla Libia la linea del governo Conte bis è nella sostanza identica a quella del governo Conte. Cambia la modalità di approccio sul piano internazionale, con la volontà di rompere l’isolamento a livello europeo determinato dalla scriteriata condotta di Matteo Salvini. Cambia la declinazione del concetto di buonsenso, prima improntata al cinismo e alla speculazione, ora alla necessità di una veloce risoluzione dei singoli casi. E cambia la narrazione complessiva, per cui l’Europa ora diventa alleata e non nemica che vuole ridurre l’Italia alla stregua di un campo profughi.

Il resto, però, è perfettamente sovrapponibile e della tanto decantata discontinuità non c’è alcuna traccia. Dopo l’intervista con cui il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte confermava che l’Italia non abbandonerà “la strada del rigore, il diritto a regolare gli ingressi e a combattere i trafficanti che alimentano i percorsi della morte”, ribadendo anche che, profughi o meno, “si entra alle condizioni che diciamo noi, quando e come decidiamo noi”, ora ci pensa il ministro della Difesa Lorenzo Guerini a puntellare un altro totem delle gestioni Minniti prima e Salvini poi: gli accordi con la Libia.

Durante il question time alla Camera dei deputati, i deputati Palazzotto e Fornaro (eletti con Liberi e Uguali) hanno chiesto al ministro della Difesa chiarimenti sulla missione di supporto alla Guardia Costiera libica, in relazione agli eventi degli ultimi mesi e, più in generale, alla necessità di non rendersi complici di violazioni di norme e trattati internazionali. Del resto, hanno spiegato, c’è un rapporto ONU secondo cui “in Libia esiste un meccanismo criminale che coinvolge Guardia costiera libica, trafficanti e settori dello Stato, per intercettare i migranti, condurli in centri di detenzione dove vengono sottoposti a schiavitù e a violenze di ogni genere e venduti ai trafficanti”. Non solo, perché c’è la conferma di atti criminali compiuti dalla Guardia Costiera libica (l’ultimo pochi giorni fa, con l’omicidio a sangue freddo di un migrante sudanese) e ci sono riscontri sulle infiltrazioni delle milizie libiche, responsabili dei rapimenti a scopo estensivo di migliaia di persone nei centri di detenzione libici. In generale, come ha riassunto Palazzotto in Aula “la Libia non è un Paese stabile, è un Paese dove c'è una guerra: qualunque tipo di coinvolgimento del nostro Paese nel respingimento di persone verso un Paese in guerra è un atto illegale dal punto di vista del diritto internazionale”.

Obiezioni di fronte alle quali Guerini ha risposto come avrebbe fatto uno a caso fra Trenta, Toninelli, Minniti, ovvero trincerandosi dietro frasi di circostanza, giocando ambiguamente a rimpallarsi le responsabilità con gli altri ministri del governo e ridimensionando il ruolo italiano in Libia (“le attività svolte dai nostri assetti si concentrano esclusivamente sulle funzioni di collegamento e supporto a favore della Marina e della Guardia costiera libica in termini di sorveglianza, cooperazione marittima e coordinamento delle operazioni finalizzate alla salvaguardia delle vite umane in mare”).

Certo, ha rassicurato, il governo “mantiene già e costantemente in assoluta considerazione tutti gli elementi”, anche quelli di cui parlavamo sopra, però non si può rinunciare ad accordi che rivestono una “assoluta valenza strategica ed umanitaria”. Non una parola sulle violazioni dei diritti umani. Non una parola sulla corresponsabilità italiane in quelli che appaiono veri e propri respingimenti. Non una parola di condanna sulle atrocità della Guardia Costiera libica. Non un impegno a supportare l’attività delle ONG e degli organismi internazionali che operano in Libia. Non un atto concreto (o anche solo una apertura) su corridoi umanitari ed evacuazione dei centri di detenzione libica.

La solita storia, la solita linea, la solita vergogna tutta italiana.

319 CONDIVISIONI
Immagine
A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views