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Emilia Romagna verso zona rossa, una settimana fa Bonaccini diceva di riaprire i ristoranti la sera

Appena una settimana fa il governatore dell’Emilia Romagna parlava di riaprire i ristoranti la sera. Oggi la sua Regione è a un passo dalla zona rossa. Certo, Bonaccini proponeva di riaprire solo nelle zone più sicure ed è anche vero che la scorsa settimana la situazione epidemiologica era diversa. Ma questa è l’ennesima prova di quanto rapidamente le cose possano precipitare. E del fatto che il momento di allentare le misure restrittive non sia ancora arrivato. Perché l’unica conseguenza sarebbe un nuovo e vertiginoso aumento dei contagi e i governatori questo dovrebbero saperlo.
A cura di Annalisa Girardi
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Bologna è già in zona rossa. Lo stesso vale per l'intera provincia di Modena, mentre quella di Reggio Emilia è in fascia arancione rafforzato. Lo ha stabilito la Regione Emilia Romagna con un'ordinanza, anticipando la stretta che con ogni probabilità arriverà dal governo centrale nel weekend. D'altronde il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha già inserito tutta l'Emilia Romagna nella zona rosso scuro. Ieri nella Regione si sono registrati oltre 2 mila contagi ed è sempre più chiaro, come sottolineato anche dal governatore Stefano Bonaccini, che "le limitazioni dell'arancione non bastano più" e che "bisogna agire ora".

Tuttavia, appena una settimana fa, proprio Bonaccini faceva eco a Matteo Salvini e chiedeva di riaprire o ristoranti la sera. Una proposta che, solamente una decina di giorni dopo, appare assurda e inconcepibile, visto il precario quadro epidemiologico nella Regione. Certo, il governatore dem parlava di una riapertura solamente nei territori dove la diffusione del virus fosse limitata e la curva sotto controllo: ma si tratta comunque di parole che dimostrano quanto poco abbiamo imparato in un anno di pandemia. Già, perché quello che ormai dovremmo sapere è che ci sono solo due modi per tenere sotto controllo la curva dei contagi: con una vaccinazione di massa o con misure drastiche come il lockdown. Ma non di certo riaprendo i ristoranti la sera.

Prima o poi si dovrà cominciare a programmare la ripartenza. Pianificare le riaperture, come fa d'altronde anche l'ultimo Dpcm anti-Covid identificando nel 27 marzo la data in cui potranno riaprire cinema e teatri, non è di per sé sbagliato: ma è un progetto che deve fare un esplicito riferimento costante alla situazione epidemiologica. Ai dati aggiornati e alle raccomandazioni più recenti degli scienziati.

Il caso Emilia Romagna ci mostra con quanta facilità sia il virus a dettare i tempi. Per cui un governatore come Bonaccini si trova un giorno a ipotizzare la riapertura serale dei ristoranti e, appena una settimana dopo, a lanciare l'allarme sulla terza ondata e sulla gravità della situazione, chiedendo a gran voce al governo centrale di intervenire. In una settimana nella Regione si sono registrati oltre 24 mila casi e allentare in questo momento le misure avrebbe conseguenze tragiche.

Certo, nel momento in cui Bonaccini ha parlato di riaprire i ristoranti la sera la situazione non era tanto grave come lo è oggi (anche se i presupposti perché si arrivasse a quota 2 mila casi giornalieri c'erano tutti). Ma questa è l'ennesima prova di quanto rapidamente le cose possano precipitare. E per questa ragione dovremmo essere consapevoli che non sia ancora arrivato il momento di abbassare la guardia e allentare le misure restrittive. Perché l'unica conseguenza sarebbe un nuovo e vertiginoso aumento dei contagi e dei ricoveri. E i governatori, che da oltre un anno ogni giorno sono al lavoro per contrastare il virus nei loro territori, dovrebbero saperlo: non si può parlare di riaperture solo per incontrare il favore di cittadini stanchi e di imprese in difficoltà, quando è chiaro che tornare alla normalità non è ancora un'opzione.

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