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Chi è Piera Aiello, la deputata vedova del boss Nicola Atria stasera a Insider di Roberto Saviano

Piera Aiello, cognata di Rita Atria e moglie di Nicola Atria, dopo la morte del marito ha deciso di denunciare e di iniziare a collaborare con la giustizia prima di diventare parlamentare.
A cura di Antonio Palma
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Piera Aiello, deputata e vedova del boss di mafia Nicolò Atria, è la prima testimone di giustizia ad essere entrata in Parlamento dopo aver deciso di denunciare il mondo mafioso e iniziare a collaborare con le forze dell'ordine. Dopo l’omicidio del marito, freddato dai killer davanti ai suoi occhi nel 1991, Piera Aiello decise di dire basta a quel mondo in cui era cresciuta iniziando a collaborare con la polizia e la magistratura, tra cui il giudice Paolo Borsellino, unitamente alla cognata Rita Atria, che poi si uccise a 17 anni una settimana dopo la strage di via D'Amelio. “Mi ero stancata di vedere le vedove camminare nel mio paese con questo fazzoletto nero in testa come segno di sottomissione” ha spiegato Piera Aiello a Fanpage.it. Da allora la sua vita è cambiata per sempre vivendo per ben 27 anni con un'altra identità, fino alle elezioni politiche del 2018 quando è uscita allo scoperto ed è stata eletta alla Camera dei Deputati con il M5S. La storia di Piera Aiello e la sua ribellione nei confronti della mafia saranno oggetto della puntata del programma Insider di Roberto Saviano per ricordare anche il giudice Paolo Borsellino.

Piera Aiello
Piera Aiello

La storia di Piera Aiello, da moglie del boss Nicola Atria a collaboratore di giustizia

La storia di Piera Aiello inizia nel 1967 a Partanna, in provincia di Trapani, in un ambiente già permeato di cultura mafiosa ma cambia profondamente a 14 anni quando conosce il 17enne Nicola Atria, figlio del potente boss don Vito Atria. Un amore adolescenziale, una cotta giovanile che però si trasforma in matrimonio obbligato proprio per volontà del boss. "Quando decisi di lasciare il mio ragazzo dopo due ore esatte Don Vito si presentò a casa mia, affermando che in qualsiasi posto sarei andata, sarei stata sua nuora. Mi stava minacciando, che se non avessi sposato il figlio lui avrebbe ucciso la mia famiglia" ha raccontato Piera Aiello. Già durante il viaggio di nozze però arrivò la notizia della morte del boss, ucciso in un agguato della sanguinosa faida di Partanna tra vecchie e nuove famiglia mafiose. Per Rita iniziò una vita di violenze e soprusi subiti fino all'uccisione del marito da parte dei killer davanti ai sui occhi il 24 giugno 1991. Un evento drammatico che ha cambiato ancora una volta la sua vita, spingendola a denunciare gli assassini del marito e decidere di collaborare con la giustizia.

Rita Atria
Rita Atria

Una vita sotto copertura, 27 anni con una falsa identità

"Io ho riconosciuto i killer. Due di loro sono entrati nella cucina del ristorante, dove io ero con mio marito e il lavapiatti" ha raccontato. A quel punto la decisione di collaborare: "Vedova di un mafioso, vestita a lutto come impongono le regole della mia terra, con una bimba di tre anni da crescere e una rabbia immensa nel cuore. In quel momento il destino ha messo un bivio lungo il mio percorso: dovevo scegliere quale futuro dare a mia figlia Vita Maria". Poi l'incontro con Borsellino. "Non sapevo neanche cosa significasse Procuratore della Repubblica. Io lo vedevo come una persona normale. Il momento di svolta è un incontro in una caserma dei Carabinieri: mi ha preso sottobraccio e mi ha piazzato davanti ad uno specchio". "Mi disse di rivolgermi a lui come "zio Paolo". Da allora per me, per mia figlia e per Rita Atria, è diventato zio Paolo" ha ricordato ancora Piera Aiello.

Piera Aiello ai tempi dell'intervista con Fanpage.it
Piera Aiello ai tempi dell'intervista con Fanpage.it

Piera Aiello mostra il suo volto a Fanpage.it per la prima volta

La decisione di collaborare le è costato tanto, Piera Aiello ha dovuto lasciare tutto e usare una falsa identità per oltre due decenni. Scappata con la figlia piccola da quel mondo, per 27 anni ha vissuto sotto copertura. Anni difficilissima soprattutto con una figlia piccola. "Vivere senza identità è una cosa che può portare alla follia. Inventarsi il proprio nome e cognome per anni e dover spiegare a mia figlia che non doveva rivelare il suo vero nome alle amichette non era una cosa banale" ha raccontato, ricordando: "Per quasi sette anni sono stata un fantasma, non votavo, non avevo un medico, non sapevo a chi rivolgermi se mi succedeva qualcosa. Mia figlia l’ho iscritta a scuola da sola, grazie ad un direttore padre di famiglia, non mafioso, al quale ho spiegato la mia posizione e che mia figlia aveva diritto allo studio". Anche dopo aver rivelato la sua storia Piera Aiello per anni è stata solo un nome e non un volto. Dopo 27 anni di completo anonimato, non ha potuto mostrarsi nemmeno in campagna elettorale quando si è candidata e ha deciso di svelare il suo volto per la prima volta alle telecamere di Fanpage.it intervistata da Sandro Ruotolo solo dolo l'eiezione a deputata.

Piera Aiello oggi è deputata alla Camera: l'impegno politico della "candidata fantasma"

Una carriera politica iniziata con una campagna elettorale durante la quale non ha mostrato il suo volto, non presente nemmeno sui fac-simile, passata attraverso l'elezione nel Movimento cinque stelle e poi proseguita con l'addio al movimento nel 2020. "Chiunque avesse deciso di candidarsi in nome di questi ideali avrebbe dovuto essere un cittadino modello, giusto e osservante delle regole e delle leggi e con una fedina penale limpida. Solo in questo caso il Movimento mi avrebbe rappresentata, anche perché negli anni si era battuto in nome della verità, della giustizia e della legalità affiancando i testimoni di giustizia e addirittura accompagnandoli e ascoltandoli in commissione parlamentare antimafia. Ma se ad oggi mi trovo a scrivere tutto ciò è perché, in due anni, di questi ideali non ho visto attuare neanche l’ombra" aveva spiegato Piera Aiello passando al gruppo misto ma proseguendo l'impegno in Parlamento.

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