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La deputata Piera Aiello lascia il Movimento Cinque Stelle: “Non mi rappresenta più”

La deputata e testimone di giustizia Piera Aiello lascia il Movimento Cinque Stelle. Ricordando le ragioni per cui si era avvicinata ai pentastellati, ora afferma di non sentirsi più rappresentata: “Chiunque avesse deciso di candidarsi in nome degli ideali di Gianroberto Casaleggio avrebbe dovuto essere un cittadino modello, giusto. Solo in questo caso il Movimento mi avrebbe rappresentata, anche perché negli anni si era battuto in nome della verità, della giustizia e della legalità. Ma se ad oggi mi trovo a scrivere tutto ciò è perché, in due anni, di questi ideali non ho visto attuare neanche l’ombra”.
A cura di Annalisa Girardi
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La deputata Piera Aiello ha lasciato il Movimento Cinque Stelle, in quanto "non mi rappresenta più". L'ex pentastellata ha comunque comunicato di continuare la sua attività parlamentare. Come racconta la stessa deputata e testimone di giustizia, eletta alle scorse elezioni politiche del 4 marzo 2018, dopo essere entrata a far parte della Commissione Giustizia e della Commissione Parlamentare Antimafia, avrebbe messo in chiaro di non volersi "candidare per nessun posto apicale, ma di voler portare un sano contributo in difesa delle suddette categorie, spesso, per non dire sempre, abbandonate negli anni dai Governi di turno". Quindi sottolinea: "Affermo ciò perché nella mia trentennale lotta alla mafia tante promesse sono state fatte, e non mantenute, il che ha peggiorato sempre più la condizione di testimoni, collaboratori e imprenditori, quindi dell'intero popolo italiano, cui è stata soffocata la voce per aver avuto voglia affermare la verità e la giustizia".

Aiello racconta di essersi avvicinata al Movimento per le "idee innovative, in cui era palese la voglia di un cambiamento concreto nell'ambito politico", del fondatore Gianroberto Casaleggio. "Tante sono le cose dette da Gianroberto Casaleggio, che condivido appieno e che hanno contribuito alla mia decisione di entrare in questa grande famiglia", spiega. E sottolinea: "Chiunque avesse deciso di candidarsi in nome di questi ideali avrebbe dovuto essere un cittadino modello, giusto e osservante delle regole e delle leggi e con una fedina penale limpida. Solo in questo caso il Movimento mi avrebbe rappresentata, anche perché negli anni si era battuto in nome della verità, della giustizia e della legalità affiancando i testimoni di giustizia e addirittura accompagnandoli e ascoltandoli in commissione parlamentare antimafia. Ma se ad oggi mi trovo a scrivere tutto ciò è perché, in due anni, di questi ideali non ho visto attuare neanche l’ombra".

E denuncia: "Non nascondo l’amarezza per tutto il lavoro che ho fatto, non solo in questi due anni da deputato ma anche negli anni quale semplice testimone di giustizia, lavoro vanificato da persone che non solo non si sono mai occupate di antimafia con la formazione adeguata, ma che non hanno ascoltato il mio urlo di dolore che non è altro che la voce di migliaia di persone che non hanno modo di farsi ascoltare e che io mi pregio di rappresentare".

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