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Liberalizzazioni e inquinamento: la denuncia dei Verdi

Il Presidente Angelo Bonelli si scaglia contro l’articolo 48 del decreto che permetterà ai sedimenti dragati altamente inquinanti di essere riutilizzati come materiale di recupero.
A cura di Alfonso Biondi
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Protesta dei Verdi

Tra le pieghe del decreto sulle liberalizzazioni si nasconde una misura dagli effetti gravissimi per l'ambiente. A sottolinearlo è il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli che, dalla sua pagina ufficiale su facebook, punta il dito contro l'articolo 48 del provvedimento, denominato "Norme per i dragaggi". Un titolo apparentemente innocuo, fa notare Bonelli. "Apparentemente", perché tale articolo consentirà che "i fanghi e i materiali provenienti dai siti di interesse nazionale da bonificare, perché altamente inquinati, possano essere riutilizzati come materiale di recupero".

I materiali in questione hanno alte concentrazioni nocive come mercurio, cadmio, diossine. Si pensi ai fondali di Porto Marghera dove albergano solventi organici aromatici, cloroformio,  tetracloruro di carbonio, dicloroetano e via di questo passo. Ed ecco quindi la denuncia del leader dei Verdi:

Si capisce che la norma è stata scritta per compiacere operatori del settore. L'obiettivo chiaro è poter valorizzare economicamente i sedimenti dragati altamente inquinati che si trovano nei siti di interesse nazionale, aree che è la stessa legge a definire inquinate.

Per i Verdi è uno scandalo assimilare i sedimenti dragati a materiali di recupero, dato che potremmo ritrovarci la loro carica tossica in giro per il Paese.  Ma prima dell'articolo 48 del decreto come si operava nei confronti dei sedimenti dragati? Potevano essere refluiti se puliti.  Se non erano pericolosi, poi, potevano essere messi in casse di colmata. Se, invece erano pericolosi, spiega Bonelli, dovevano essere dirottati in discarica, con autorità portuali e imprenditori costretti a sobbarcarsi i costi.

Il comma 10 dell'articolo consente poi di utilizzare i detriti provenienti dal dragaggio dei canali e dei porti non dei siti di interesse nazionale per fare il ripascimento delle spiagge. "Tradotto prenderemo il sole sulla sabbia presa dai fondali dei porti e dei canali . La sabbia inquinata diventa un business per fare i ripascimenti perchè verrà venduto ai comuni o alle regioni" conclude Bonelli.

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