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Piqué vuole tornare a giocare con la sua squadra ma non può ingaggiarsi: non può pagare lo stipendio

Paradossale situazione per Gerard Piqué che avrebbe deciso di tornare a giocare a soli due mesi dal ritiro dal calcio giocato: il difensore spagnolo vuole autoingaggiarsi nella squadra di sua proprietà ma al momento non può a causa del suo stipendio.
A cura di Michele Mazzeo
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Nel messaggio in cui ha annunciato il suo improvviso addio al Barcellona e al calcio Gerard Piqué aveva detto che non ci sarebbero state altre squadre nel suo futuro ma adesso il 35enne difensore spagnolo sembra essere già tornato sui suoi passi e voler tornare a giocare a calcio a due mesi dal ritiro. Secondo fonti vicine all'ex blaugrana infatti quest'ultimo vorrebbe tornare in campo con la maglia dell'Andorra, la squadra di cui è proprietario (tramite la sua società Kosmos) e presidente che milita nella Segunda Division, la Serie B spagnola.

Per essere subito disponibile il calciatore sarebbe rimasto ancora sotto contratto con il Barça di modo da poter scontare le quattro gare di squalifica rimediate dopo l'espulsione per le offese rivolte all'arbitro Jesus Gil Manzano nell'ultima partita prima della sosta per i Mondiali (la prima dopo l'emozionante addio al Camp Nou nella gara contro l'Almeria) e poi svincolarsi e passare a parametro zero alla compagine di sua proprietà. C'è però un paradossale scoglio a complicare i piani dell'ex centrale della nazionale spagnola: una regola della federcalcio spagnola al momento gli impedisce di ingaggiarsi.

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Posto che nessun regolamento gli vieta di auto-ingaggiarsi, sono altri due gli impedimenti che ad oggi non rendono possibile questo passaggio di Gerard Piqué all'Andorra entrambi inerenti lo stipendio che andrebbe a percepire. Nel calcio professionistico spagnolo esiste infatti un sistema che regola gli stipendi dati ai calciatori dalle società con una commissione di valutazione, composta da tre professionisti indipendenti esterni a La Liga, che dovrà stabilire quale sia l'ingaggio minimo che l'Andorra dovrà versare a Piqué per tesserarlo tenendo conto di quanto guadagnato in passato (l'ultimo contratto firmato dal difensore con il Barcellona era di circa 20 milioni di euro all'anno).

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Seppur accetti una drastica riduzione dei compensi, tale commissione difficilmente potrà accettare che si scenda sotto il 25% dell'ultimo stipendio percepito (in questo caso dunque non meno di 5 milioni di euro). Questo va inoltre ad incastrarsi con un'altra regola vigente nel calcio professionistico spagnolo: la regola del tetto del monte-ingaggi che le società sono obbligate a rispettare. Andorra al momento ha un tetto salariale di 6,5 milioni di euro per coprire gli stipendi di tutti i suoi calciatori per l'intera stagione e dunque, anche qualora la commissione di valutazione accetti una decurtazione dello stipendio fino al 10% del precedente (quindi 2 milioni di euro) comunque l'ingaggio dell'ex Barcellona manderebbe in tilt i conti societari.

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Seppur complicate restano soltanto due opzioni a Gerard Piqué per autoingaggiarsi nel suo Andorra: fare un aumento di capitale del massimo consentito dalla LaLiga (cioè pari al 25% del fatturato) da circa 2,5 milioni di euro (dato che il fatturato si aggira intorno ai 10 milioni di euro) e poi trovare nuovi sponsor per la squadra così da aumentare le entrate e di conseguenza alzare il tetto al monte-ingaggi del club (anche in questo caso però la nuova sponsorizzazione deve essere certificata e valutata da un revisore esterno).

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Una situazione dunque paradossale per Gerard Piqué che ha difficoltà ad ingaggiarsi pur essendo il proprietario della squadra. Una situazione che va di fatto a prolungare il periodo nero di quello che per anni è stato uno dei difensori più forti del mondo che dura da oltre un anno e non riguarda soltanto la sua vita calcistica. Questo intoppo infatti arriva dopo il suo coinvolgimento nello scandalo della Supercoppa spagnola, la separazione dalla cantante Shakira causata da presunti tradimenti da parte del calciatore catalano e dai suoi presunti problemi economici, la macabra disavventura di cui è stata vittima una delle sue attività imprenditoriali, le polemiche per la "festa clandestina" organizzata dopo il suo ultimo match al Camp Nou e l'espulsione in quella che sarebbe dovuta essere la sua ultima gara da calciatore professionista con la maglia di quel Barcellona a cui ha dedicato quasi tutta la sua carriera.

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