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Come fa la Juve a permettersi Vlahovic nonostante un bilancio in perdita per 209 milioni

L’acquisto di Dusan Vlahovic dalla Fiorentina apre diversi scenari per la Juve, in rotta con Dybala e con la necessità di metter dentro i proventi della Champions League.
A cura di Benedetto Giardina
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Una scommessa. Non sul campo, ma sul proprio conto economico. La Juventus, con Dusan Vlahovic, ha deciso di fare un investimento a lungo termine. La domanda che si pongono in molti, però, è una: può sostenerlo? Sì, ma ad una condizione a dir poco ovvia: quella di creare valore. Ecco perché i 75 milioni complessivi (tra base e bonus) di conguaglio per il bomber serbo non possono essere paragonati alle spese monstre per Cristiano Ronaldo o Higuain, i due acquisti più costosi della storia bianconera, chiusi entrambi con due minusvalenze (rispettivamente da 14 e 18 milioni). Vlahovic, in questo senso, segue le orme dei Chiesa e dei De Ligt, investimenti corposi che possono generare a breve o medio termine delle plusvalenze reali, senza però influire sulla competitività. Quella che la Juventus ha bisogno di ritrovare, per non perdere il treno della Champions League e quella vagonata di milioni (tra gli 85 e i 100 all’anno) legati alle prestazioni nella massima competizione continentale.

Esuberi e scadenze, quanto pesano sui conti della Juventus

Come fa però la Juventus a sostenere un'operazione del genere? Stiamo pur sempre parlando di un club che ha registrato perdite per 209 milioni nell'ultimo esercizio, a cui aggiungere altri 90 milioni nell'anno precedente. È anche vero però che i bianconeri hanno lanciato un aumento di capitale da 400 milioni di euro (sottoscritto al 98,45%, dunque per 393 milioni complessivi) e che dalla cessione di Ronaldo al Manchester United stanno cercando di ridurre – per quanto possibile – un monte ingaggi ingolfato da diversi contratti acquisiti a parametro zero. Quello di Ramsey, per esempio, sceso in campo solamente in cinque occasioni in questa stagione. Cedere il gallese, però, si sta rivelando un’impresa complicatissima, considerando l’accordo in scadenza nel 2023 e le offerte pervenute. Non è nemmeno semplice trovare una soluzione per Rabiot, che ha trovato maggiore spazio sul terreno di gioco, ma in termini di ingaggio pesa praticamente quanto Ramsey, con un contratto della stessa durata. Scade pure nel 2023 l’accordo con Alex Sandro, con un’altra decina di milioni lordi a carico per quanto riguarda lo stipendio.

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L’ipotesi di non riuscire a liberare spazio nel monte ingaggi, visti i casi in questione, non può essere affatto scartata. La Juventus, però, si ritrova comunque con cinque contratti in scadenza a giugno 2022 che alleggeriranno comunque i costi, qualora non si dovesse trovare un’intesa per i rinnovi. Non dovrebbe arrivare per Perin, che non è riuscito a raccogliere l’eredità di Buffon tra i pali e si trova ad essere il dodicesimo di Szczesny. Difficile che arrivi anche per Bernardeschi, sul quale si è interessata l’Inter proprio in vista di un possibile ingresso a parametro zero. Non arrivano segnali sul fronte De Sciglio, per quanto il terzino possa essere tra i papabili per restare a Torino. È un rebus anche il futuro di Cuadrado e Dybala, sui cui rinnovi si tratta ormai da diverso tempo.

Juventus al bivio, Vlahovic preferito a Dybala

Anche queste situazioni possono concorrere nell'aiutare la Juventus a far spazio a Vlahovic. Solo per le scadenze immediate, infatti, sono in ballo circa 40 milioni di euro lordi, a cui aggiungere quello di Morata (in uscita, con l'arrivo del serbo). Senza contare quello che potrebbero valere, per le casse bianconere, eventuali rinnovi. Da mesi non si fa altro che parlare delle trattative con Dybala. Di fronte alla possibilità di rinnovare il suo contratto a 10 milioni netti annui (che al lordo, per un accordo quinquennale, andrebbero a pesare per oltre 92 milioni nelle casse juventine), l’operazione per Vlahovic potrebbe risultare meno gravosa sul fronte salariale. Lo stipendio del centravanti sarebbe infatti di 7 milioni netti per 4 anni e mezzo, con un peso pari a una sessantina di milioni di euro lordi per l’intero periodo. È chiaro che il peso complessivo dell’affare, unito al conguaglio da riconoscere alla Fiorentina, porterebbe il totale sui 135 milioni di euro. Una quarantina di milioni di differenza, in tutto. Una cifra che si potrebbe tagliare dalle uscite senza rinnovare i contratti dei calciatori attualmente in scadenza.

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Nei prossimi mesi, però, la Juventus non dovrà pensare solo a come sostenere l’affare Vlahovic. I bianconeri hanno in sospeso il riscatto di quattro calciatori per un totale di 128 milioni di euro di possibile spesa. È chiaro però, specialmente alla luce di questo investimento, che non tutti rimarranno in bianconero. L’unico per il quale non sembrano esserci dubbi è Chiesa, attualmente fuori per infortunio e destinato ormai a rientrare nella prossima stagione. L’eventuale obbligo di riscatto dalla Fiorentina, condizionato a traguardi personali (praticamente irraggiungibili, visto il lungo stop) o di squadra (la qualificazione alla Champions League) è fissato a 40 milioni di euro. Non sarà immediato, invece, il riscatto di Locatelli dal Sassuolo: i 25 milioni da riconoscere agli emiliani, esclusi i bonus fino a 12,5 milioni, scatteranno solo al termine del prestito biennale. La scelta di Vlahovic, invece, chiude di fatto le porte a Morata (35 milioni di riscatto dall’Atletico Madrid) e mette seriamente in discussione il futuro di Kean, per il quale i bianconeri dovrebbero pagare 28 milioni all’Everton.

Vlahovic alla Juventus può portare alla cessione di De Ligt?

Lo spazio per Vlahovic, pur perdendo qualche pezzo per strada, si può creare. Ma l’acquisto del serbo è l’ennesima prova di un cambio di rotta da parte della Juventus sulla tipologia di investimenti da effettuare in sede di campagna acquisti. Sono finiti i tempi in cui «Haaland non sarebbe andato alla Juventus perché avrebbe giocato nell’Under 23», come disse Mino Raiola. O meglio, quei tempi devono finire in fretta, se si vuole avviare un percorso diverso. Chiesa ha aperto una strada che, in qualche modo, ha visto come predecessore De Ligt, per quanto l'olandese fosse pure da giovanissimo un top nel ruolo. E se alla fine fosse proprio la cessione del centrale oranje a tagliare la testa al toro? Il contratto di De Ligt scade nel 2024 e a giugno il valore residuo a bilancio si aggirerebbe sui 35 milioni di euro. Se è vero, come riportato tempo fa in Spagna, che esiste una clausola da 125 milioni, una sua cessione genererebbe una plusvalenza da 90 milioni. Abbastanza per riflettere su un sacrificio, anche se la Juventus preferirebbe intraprendere altre strade, almeno fino quando ci sarà la certezza della Champions.

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