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Diaco: “Ho sofferto di depressione per 7 anni, prendevo farmaci e nel frattempo lavoravo”

Pierluigi Diaco racconta la sua lunga battaglia contro la depressione, superata grazie a un percorso di analisi e al supporto di farmaci dedicati: “È durata dai 25 ai 32 anni”.
A cura di Stefania Rocco
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Pierluigi Diaco racconta la sua lunga battaglia contro la depressione, affrontato per 7 anni. Intervistato dal settimanale Gente, il giornalista e conduttore Rai – è in onda con BellaMa’ – ha deciso di aprirsi a proposito di un argomento che gli sta particolarmente a cuore. “Dai 25 anni ai 32 ho sofferto di depressione. Mi curavo con farmaci e analisi”, ha rivelato Diaco, “Nel frattempo lavoravo”. Proprio l’analisi sarebbe stata il suo supporto maggiore: “Con farmaci e analisi, sia individuale che collettiva. Mi piaceva molto ascoltare e studiare le persone. Quando mi hanno detto che avevo finito, è stato uno shock, volevo continuare”. Racconta inoltre che la depressione lo ha aiutato ad aumentare la sua attenzione nei confronti della “complessità delle persone”.

Diaco: “Nel mio ambiente è pieno di ipocriti”

Proprio la sua attenzione nei confronti delle persone lo avrebbe aiutato a maturare una serie di convinzioni: “Quasi mai credo a quello che mi dicono. Credo più al tono. E riconosco subito quando è ipocrita: allora tiro su un muro e raramente cambio idea. Nel mio ambiente è pieno di gente così. Non la frequento, ho una vita altrove”. E aggiunge: “I lustrini e la visibilità dell’ego mi annoiano. Andare a una prima solo per essere fotografato insieme a un plotone di disgraziati morti di fame diventati famosi perché sono stati lì, non mi va. C’è un limite a tutto”.

Diaco: “Da quando avevo 15 anni lavoro in un mondo di pescecani”

Diaco rivela di avere imparato a sopravvivere nel suo ambiente nonostante un carattere non privo di spigoli: “Mi sono preso l’impegno di occuparmi del mio carattere, che era spigoloso. Ho iniziato a lavorare a 15 anni in un mondo di pescecani, senza un padre, senza una famiglia che venisse da quella esperienza. Ho imparato sul campo. A 20 anni curavo un programma di attualità politica su Radio2. Si immagini le critiche, l’Italia è piena di invidiosi. Mi sono dovuto proteggere e questo mi ha fatto diventare arrogante e spigoloso. Mi avrebbero mangiato, altrimenti. Ho iniziato troppo giovane, non è stato facile gestire tutto”. Solo intorno ai 30 anni ha compreso di dovere lavorare anche su se stesso: “Dopo i 30 anni ho capito che dovevo lavorare più sul carattere e meno sul talento. Puoi essere bravo quanto puoi, ma se non hai un carattere che ti permette di essere diplomatico e paziente, con una buona dose di ipocrisia non vai da nessuna parte”.

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