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Uno studio mette fine alle polemiche sulle mascherine: perché è importante utilizzarle nella Fase 2

“Mentre in Italia il dibattito sulle mascherine veniva monopolizzato dall’inadeguata disponibilità dei dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari, i progressi della scienza nell’ultimo mese hanno messo in luce degli aspetti cruciali”: così il presidente della fondazione Gimbe, il dottor Nino Cartabellotta, commenta uno studio sulla necessità di indossare la mascherina con l’avvio della fase 2 dell’emergenza coronavirus.
A cura di Annalisa Girardi
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Dal prossimo 4 maggio aumenteranno i contatti sociali dei cittadini: anche se con il nuovo decreto annunciato ieri sera dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, rimangono in vigore severi divieti sugli spostamenti, molte persone riprenderanno ad andare a lavoro, e molte altre potranno invece recarsi a trovare i parenti. Nella Fase 2 dell'emergenza coronavirus, quella di graduale riapertura del Paese, dovremo imparare a vivere con la pandemia: in altre parole, piano piano dovremo tornare a una normalità che non sarà più quella di prima, ma sarà invece marcata dal distanziamento sociale. Dovremo convivere con il virus cercando, attraverso i comportamenti, di evitarne la diffusione: andranno quindi rispettate le distanze di sicurezza e si dovrà utilizzare la mascherina. Nei mezzi pubblici questa diventerà obbligatoria.

Nel decreto firmato da Conte il 26 aprile, infatti, si stabilisce che le mascherine (per cui sarà fissato un prezzo di mercato a 50 centesimi) vadano indossate in tutti i luoghi chiusi accessibili al pubblico. Quindi in primis i mezzi di trasporto. In molte Regioni, specialmente in quelle più colpite dall'epidemia, i governatori hanno già disposto l'obbligo di indossare la mascherina quando si esce di casa. All'inizio della pandemia, molti esperti hanno rimarcato che questo dispositivo di protezione individuale andasse utilizzato solo dalle persone positive per proteggere gli altri dal rischio di contagio. Perché allora adesso tutti la devono indossare?

I contagi da asintomatici

Spesso chi diffonde il virus non ne presenta la sintomatologia. I Centers for Disease Control and Prevention hanno spiegato che, dal momento che una rilevante percentuale di persone affette da Covid-19 è  asintomatica, l'utilizzo generale della mascherina nei luoghi pubblici, specialmente dove non è possibile mantenere le distanze di sicurezza, è spesso il modo più efficace per limitare i contagi. "La trasmissione da soggetti asintomatici, largamente sottostimata, rappresenta il tallone d’Achille delle strategie per contenere la pandemia", ha affermato il dottor Nino Cartabellotta, presidente dalla fondazione Gimbe, un istituto che si occupa di ricerca in ambito sanitario.

"Mentre in Italia il dibattito sulle mascherine veniva monopolizzato dall’inadeguata disponibilità dei dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari, i progressi della scienza nell’ultimo mese hanno messo in luce degli aspetti cruciali", ha aggiunto. Tra questi, il fatto che le politiche di prevenzione debbano "essere guidate dal principio di precauzione e da princìpi di costo-efficacia; ovvero, anche in assenza di robuste evidenze scientifiche, è possibile concludere che un limitato utilizzo delle mascherine contribuisce alla crescita dei contagi".

Mascherine per il contenimento della pandemia

In un comunicato la fondazione ha riassunto le valutazioni scientifiche portate a termine da Trisha Greenhalgh dell’Università di Oxford e Jeremy Howard dell’Università di San Francisco. Il cui contenuto è sintetizzabile in poche parole: mascherine per tutti. In questo studio si ribadisce la rilevanza del contagio da soggetti asintomatici nella diffusione del virus, anche considerando che le persone positive risultino più contagiose nei primi giorni dell'infezione, cioè quanto non presentano sintomi o quando questi sono lievi. "Una semplice mascherina in tessuto indossata da un soggetto infetto riduce di 36 volte la quantità di virus trasmessa e permette di attuare il cosiddetto “controllo della sorgente”: ovvero, è molto più facile bloccare le goccioline (droplets) quando escono dalla bocca, piuttosto che arginarle quando si disperdono nell’aria", si legge ancora.

Lo studio precisa che al momento mancano ancora le sperimentazioni cliniche necessarie per valutare l'efficacia delle mascherine nel contenimento della pandemia. Tuttavia, si sottolinea, ci sono diverse sperimentazioni empiriche che dimostrano come l'uso della mascherina sia importante nel potenziare il distanziamento sociale. Anche se questo dispositivo non blocca ogni particella virale, contribuisce comunque ad arginarne gran parte riducendo i rischi di contagio. "Gli effetti complessivi dell’uso delle mascherine nella popolazione generale dipendono dall’efficacia della mascherina e dalla percentuale della popolazione che la utilizza", si sottolinea.

I dispositivi "fai da te"

E ancora: "Le analisi economiche dimostrano che ogni singola mascherina (dal costo trascurabile) indossata da una persona potrebbe generare enormi benefici economici e salvare molte vite. Tenendo conto delle difficoltà di approvvigionamento e distribuzione, la scienza conferma l’opportunità del “fai da te”, perché non c’è alcuna evidenza che le mascherine debbano essere costruite con materiali o tecniche particolari". Su questo punto, tuttavia, la fondazione Gimbe sottolinea come le indicazioni fornite dallo studio siano poco chiare. Infatti, i ricercatori scrivono che le mascherine possono essere create sia con una maglietta, che con un fazzoletto o una bandana, ma anche una sciarpa, inserendo tra due strati di tessuto un fazzoletto di carta da usare come filtro usa e getta: questi dispositivi potrebbero essere riutilizzati dopo un lavaggio in lavatrice.

"Il nuovo Dpcm sulla Fase 2 sottolinea la necessità di mantenere la distanza di almeno un metro in qualsiasi contesto ci si trovi e dispone l’obbligo della mascherina in tutti i luoghi pubblici dove non è possibile mantenere il distanziamento sociale. Considerato che dal 4 maggio i contatti sociali aumenteranno progressivamente, al fine di ridurre il rischio di contagio è indispensabile la massima aderenza della popolazione, favorita dai prezzi calmierati e dalla possibilità di autoproduzione", conclude il dottor Cartabellotta.

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