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Covid 19

Quali Regioni rischiano di passare in zona rossa

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato nuove ordinanze restrittive per le prossime settimane, con la possibilità per molte Regioni di passare in zona rossa. Vediamo quali Regioni – sulla base dei dati dell’ultimo monitoraggio settimanale – hanno dati più preoccupanti e rischiano maggiormente il passaggio alla zona rossa.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’Italia si appresta a diventare sempre più ‘rossa’: come annunciato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, nelle prossime settimane la curva dei contagi dovrebbe continuare a salire e alcune “Regioni possono andare verso la zona rossa”. Nuove ordinanze restrittive in arrivo, quindi. Ad oggi sono in zona rossa Basilicata, Campania e Molise più molti altri singoli territori. I dati dell’ultimo bollettino giornaliero preoccupano soprattutto in alcune Regioni: la Lombardia ha superato quota 4mila casi al giorno, l’Emilia-Romagna ha raggiunto i 3mila contagi e la Campania è sopra i 2.500. Ma preoccupano anche i dati di tante altre Regioni, magari meno popolose, come le Marche, per esempio. Il Comitato tecnico-scientifico ha chiesto di applicare la zona rossa automatica per tutte le Regioni con più di 250 casi ogni 100mila abitanti negli ultimi sette giorni. Sulla base dei dati dell’ultimo monitoraggio settimanale, valutando proprio questi criteri, vediamo quali Regioni potrebbero entrare in zona rossa nelle prossime settimane.

Le Regioni in cui l’incidenza dei casi è maggiore

Secondo il Cts il tasso di incidenza che deve destare preoccupazione è quello superiore ai 250 casi ogni 100mila abitanti nell’arco degli ultimi sette giorni. Al momento superano questo limite: Trento (385,02), Bolzano (376,99), EmiliaRomagna (342,08), Marche (265,16) e Lombardia (254,44). Sono invece vicine, ma al di sotto della soglia rispetto ai dati del monitoraggio della scorsa settimana, Abruzzo (245,92) e Toscana (204,33).

Le Regioni a rischio più alto per il Covid

Per quanto riguarda lo scenario di rischio, l’impatto viene ritenuto moderato quasi ovunque. Mentre la valutazione dell’impatto futuro è a ritenuta ad alto rischio in Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Bolzano, Umbria. Per quanto riguarda la classificazione di rischio, è ritenuto alta in Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche e in più la Campania è alta e con molteplici allerte di resilienza.

Quali Regioni rischiano la zona rossa per l’indice Rt

Per quanto riguarda l’indice Rt, siamo al di sopra dell’1, valore ritenuto critico, in nove tra Regioni e province autonome. Si tratta di Basilicata (1,16), Emilia-Romagna (1,13),  Lombardia (1,13), Marche (1,08), Molise (1,66), Piemonte (1,15), Trento (1,1), Toscana (1,18) e Veneto (1,08). Sulla base dell’indice Rt sono considerate fuori dallo scenario 1, quello di rischio minore, Emilia-Romagna, Lombardia, Trento, Toscana e Veneto in scenario 2 e poi il Molise nello scenario 3.

L’occupazione dei posti letto e delle terapie intensive

Altro dato preoccupante è quello dell’occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva, con nove Regioni che hanno superato la soglia critica del 30% per le rianimazioni (per l’area medica la soglia critica è quella del 40%). In Abruzzo è occupato il 40% dei posti letto in terapia intensiva e il 43% di quelli in area medica. In Emilia-Romagna l’occupazione delle terapie intensive è al 37%, l’area medica al 45%. In Friuli Venezia Giulia siamo al 33% per le intensive e al 35% (quindi sotto la soglia) per l’area medica. In Lombardia il dato è al 40% per le intensive e al 44% per l’area medica, mentre nelle Marche si sale al 42% per le intensive e al 52% per l’area medica. In Molise 49% per le intensive e 43% per l’area medica, a Bolzano siamo al 38% per le intensive ma sotto la soglia (al 35%) per l’area medica. Stesso discorso per Trento, con il 53% delle terapie intensive occupate e il 32% dei posti in area medica. Al 32% dei posti occupati in terapia intensiva il Piemonte, con il 40% in area medica. In Toscana siamo al 34% per le intensive, ma ben sotto la soglia (22%) per l’area medica. Infine, situazione particolarmente critica in Umbria, dove è occupato il 58% dei posti in terapia intensiva e il 50% di quelli in area medica.

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