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Crisi di Governo 2022

Perché si parla di mandato esplorativo e che cos’è

Le consultazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, potrebbero concludersi con la decisione di affidare un mandato esplorativo, come si augura anche Italia Viva. L’incarico potrebbe essere affidato al presidente della Camera, Roberto Fico, con l’obiettivo di riavvicinare le forze che hanno formato la maggioranza del Conte bis. Ma cos’è il mandato esplorativo? Vediamo come funziona, a chi viene affidato e quante volte è stato utilizzato dai capi dello Stato nella storia repubblicana.
A cura di Stefano Rizzuti
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Da qualche ora l’ipotesi di un mandato esplorativo prende sempre più piede. A rilanciarla, di fatto, è stata Italia Viva. Una soluzione che allungherebbe i tempi della crisi di governo, ma che potrebbe avvicinare i partiti e aiutare la formazione di una nuova maggioranza. Ogni scelta, comunque, spetta al presidente della Repubblica, il quale ha il ruolo di decidere cosa fare al termine delle consultazioni che si chiuderanno oggi. Ma in cosa consiste il mandato esplorativo? E perché si pensa che possa essere affidato al presidente della Camera, Roberto Fico? Vediamo perché si parla di incarico esplorativo, in cosa consiste, a chi può essere assegnato e quante altre volte il capo dello Stato ha già deciso di ricorrere a questa soluzione.

Perché si parla di mandato esplorativo ora

Al termine della giornata di consultazioni di ieri, dopo esser salito al Colle, Matteo Renzi ha lanciato l’idea del mandato esplorativo. In realtà se ne parla già da giorni, ma Italia Viva ha fatto sapere che la sua linea è quella di evitare un nuovo incarico immediato a Conte, puntando invece su un incarico esplorativo. Da affidare, ovviamente, ad un’altra figura. Ma Iv non fa nomi. E, in effetti, non dice ufficialmente che la strada da percorrere è quella del mandato esplorativo, ma lo comunica in via informale. La spiegazione di Italia Viva è che il mandato esplorativo serve per ottenere un chiarimento politico e capire se Pd e M5s vogliono davvero che Iv rientri in maggioranza. Si parla, non a caso, di un possibile incarico esplorativo al presidente della Camera Fico, vicino all’attuale maggioranza in quanto esponente del M5s gradito anche dai dem. In caso di mandato esplorativo i tempi per la soluzione della crisi diventerebbero inevitabilmente più lunghi.

Cos’è il mandato esplorativo

La definizione della Treccani recita: il mandato esplorativo è “l’incarico che il capo dello Stato affida a un uomo politico per una prima indagine sulla possibilità di formare un governo”. La sua definizione non è contenuta nella Costituzione né in altre leggi, ma la sua attuazione si basa su una prassi non codificata. La sua esistenza, comunque, viene sottolineata anche sul sito di Palazzo Chigi, quando si parla della possibilità di formare un governo e degli incarichi che può affidare il capo dello Stato: “Anche se non espressamente previsto dalla Costituzione, il conferimento dell'incarico può essere preceduto da un mandato esplorativo che si rende necessario quando le consultazioni non abbiano dato indicazioni significative”. Il mandato esplorativo si traduce, di fatto, in delle nuove consultazioni. Che non vengono però tenute dal presidente della Repubblica, ma avvengono in maniera più informale. A occuparsene, solitamente, è un’altra figura istituzionale, che avvia così dei propri confronti con le forze politiche e parlamentari.

A chi viene affidato l’incarico esplorativo

La prassi non lascia dubbi: il mandato esplorativo viene affidato a chi non ha l’obiettivo di diventare il presidente del Consiglio, non a un leader di un partito quindi. Il suo compito è quello di verificare l’esistenza di una possibile maggioranza, in parte facendo le veci del capo dello Stato nello svolgimento di questo compito. L’incarico è stato finora sempre affidato ai presidenti della Camera o del Senato. Chi riceve il mandato apre una serie di incontri, un ciclo di consultazioni, con le forze politiche. Alla fine riferisce al presidente della Repubblica l’esito di questo confronto e spetta poi al capo dello Stato capire se sono stati fatti passati avanti. Il capo dello Stato, inoltre, può decidere – una volta concluso l’incarico esplorativo – di affidarne subito un altro a un’altra figura, o per verificare ipotesi di maggioranze diverse (è successo nel 2018 con Casellati e Fico) o per provare a rafforzare l’ipotesi di una specifica maggioranza. La differenza rispetto al pre-incarico, invece, è che non viene affidato a chi potrebbe effettivamente diventare presidente del Consiglio.

Mandato esplorativo, chi l’ha ricevuto nella storia della Repubblica

Finora il mandato esplorativo è stato affidato a sette presidenti del Senato e quattro della Camera, per un totale di 12 incarichi esplorativi. Quelli del Senato sono stati: Merzagora, Fanfani (due volte), Spagnolli, Morlino, Spadolini, Marini e Casellati. Quelli della Camera Leone, Pertini, Iotti e Fico. Il primo in assoluto a ricevere un mandato esplorativo fu Cesare Merzagora, nel 1957, dall'allora capo dello Stato Giovanni Gronchi: l’incarico si concluse con successo e con la formazione di un nuovo governo. Nel 1968 toccò a Sandro Pertini (ricevuto da Saragat): anche quello andò a buon fine con la nascita del governo Rumor. Riuscirono, sia nel 1969 che nel 1986, anche i tentativi di Amintore Fanfani, in entrambi i casi presidente del Senato: nel secondo caso nacque il governo Craxi bis.

La prima donna a ricevere il mandato esplorativo fu l’allora presidente della Camera, Nilde Iotti, nel 1987. In quel caso il tentativo fallì. Due anni dopo toccò, invece, a Spadolini. Con la seconda Repubblica, invece, il ricorso al mandato esplorativo è quasi sparito, anche per un sistema più tendente al bipolarismo e con esiti delle elezioni più certi. Nel 2008, però, Napolitano lo affidò al presidente del Senato Franco Marini: non andò a buon fine e si tornò al voto dopo lo scioglimento delle Camere. Si salta poi al 2018, in questa stessa legislatura: Mattarella ha affidato l’incarico esplorativo prima alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, poi a quello della Camera, Roberto Fico. A pochi giorni di distanza il capo dello Stato testò sia un tentativo di maggioranza M5s-centrodestra che – solo tre giorni dopo – quello di un esecutivo M5s-Pd. In entrambi i casi, però, il tentativo fallì, anche se dopo circa un mese si arrivò alla formazione di un governo M5s-Lega.

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