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Crisi di Governo 2022

Delmastro (Fdi) a Fanpage: “Noi dalla parte dell’Ucraina, Putin festeggia quando il popolo non vota”

L’onorevole Delmastro di Fratelli d’Italia, in un’intervista a Fanpage.it, ribadisce la collocazione euroatlantica del partito di Giorgia Meloni: “Putin è felice per la fragilità del sistema politico italiano. La nostra fragilità nasce dal 2011 in avanti, cioè da quando non c’è più un solo governo che sia espressione della volontà popolare”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Fratelli d'Italia è pronta al voto. Le elezioni anticipate il 25 settembre sono una buona notizia per il partito di Giorgia Meloni, che si prepara già da mesi all'appuntamento elettorale. L'onorevole Andrea Delmastro Delle Vedove, Responsabile Nazionale Esteri di Fdi non ha dubbi su chi dovrà eventualmente guidare la coalizione e andare a Palazzo Chigi: "Spetta al partito che prende più voti", ribadisce in un'intervista a Fanpage.it.

Onorevole, alla fine Lega e Forza Italia alla fine si sono allineati alle vostre posizioni e il centrodestra si è ricompattato. Soddisfatti?

In questa legislatura si sono formati tre governi di tre nature diverse, noi abbiamo sempre caparbiamente presidiato l'area del centrodestra, che se oggi ancora esiste è perché qualcuno ne ha rappresentato, a volte anche isolatamente, le ragioni. Oggi il centrodestra si rende conto, ma penso se ne sia reso conto per primo Draghi, che quest'esperimento è fallito. Non dimentichiamoci che Draghi ha rassegnato le dimissioni pur avendo la maggioranza e avendo ottenuto la fiducia, perché ha capito quello che ha sempre detto Fratelli d'Italia: quel verminaio di odi e veti incrociati non era una maggioranza politica. Le nostre ragioni sono lentamente emerse. Il governo giallo-verde non poteva essere un governo di centrodestra perché chi va nei campi rom con la ruspa non ci va con la busta del reddito di cittadinanza. Poi abbiamo avuto il governo giallo-rosso e quello di unità nazionale, costituito da una maggioranza così disarmonica che non poteva far emergere le nostre ragioni. Finalmente anche i nostri alleati lo hanno capito e stanno tornando alla casa d'origine, che qualcuno ha mantenuto in vita in tutto questo tempo.

Questo però è costato caro a Forza Italia, che si è sfaldata. 

Onestamente sono convinto che le persone passano e le idee restano. Quando due, per quanto importanti, esponenti escono e sbattono la porta, per quanto rumore facciano, lentamente se ne perdo l'eco. Forza Italia è per il 98% saldamente nell'area del centrodestra, come lo è la Lega, dispiace per qualche piccola emorragia.

Lei crede alla narrazione secondo cui Draghi volesse uscire perché stanco di guidare l'esecutivo?

Io non ho memoria di una persona che ponga la fiducia, la ottiene, e un minuto dopo va a rassegnare le dimissioni al Quirinale. Draghi si è semplicemente reso conto di quello che abbiamo sempre detto noi: puoi essere il miglior pizzaiolo del mondo, ma la pizza la fai con la farina che hai a disposizione. Ma è davvero possibile pensare di fare un Pnrr, che deve curare le ferite sanitarie e poi quelle della guerra, mettendo insieme Cinque Stelle con Forza Italia? Davvero si pensava di poter portare a termine un piano che parla di Giustizia mettendo insieme Pd e Lega? E discutere di crisi energetica con Leu e M5s contrapposti a Forza Italia e Lega? Stiamo parlando di misure per contenere il caro energia, senza sapere se ripartono domani mattina le trivellazioni. Elettricità Futura, un'associazione di Confindustria che racchiude gran parte delle imprese elettriche italiane, ha detto di avere 85 miliardi di investimenti pronti, per 80mila posti di lavoro, che sono fermi per le verifiche ambientali. È normale che il governo non li abbia ancora sbloccati?

A proposito del Pnrr, con un governo dimissionario è a rischio, come dicono Pd, Iv, e anche Insieme per il Futuro?

Non è minimamente a rischio. Tutti i decreti possono procedere anche con il governo incaricato per il disbrigo degli affari correnti. E poi ricordo a tutti che c'è l'articolo 21 del regolamento che disciplina il Piano, che prevede la possibilità di modificarlo, comprese le relative scadenze per circostanze eccezionali, come lo sono appunto le elezioni anticipate. Ma sono sicuro che l'Italia non avrà neanche bisogna della proroga. Come Fratelli d'Italia siamo favorevoli, sia alla Camera e sia al Senato, alla calendarizzazione di tutti quei provvedimenti urgenti e necessari alla messa in sicurezza del Pnrr. Siamo un'opposizione patriottica e responsabile, non remiamo contro il governo, perché in questo caso vorrebbe dire remare contro il Paese. Se poi si continuasse con la narrazione che il Pnrr è subordinato alla permanenza al potere di Draghi, allora la sinistra dovrebbe ammettere che siamo in presenza di un'Europa matrigna e non madre. Il Pnrr non è fatto per inchiodare le nazioni e i popoli, è fatto per aiutarli.

Secondo lei Putin festeggia e applaude per la crisi di governo italiana?

Putin è felice per la fragilità del sistema politico italiano. I russi fanno ragionamenti politici molto più profondi di noi. La nostra fragilità nasce dal 2011 in avanti, cioè da quando non c'è più un solo governo che sia espressione della volontà popolare. La forza nelle autocrazie non so quale sia, lo domandi a Putin. Ma nelle democrazie mi pare di poter affermare che la forza è il mandato popolare.

Quale deve essere la collocazione dell'Italia nell'ambito internazionale?

La nostra posizione è saldamente euroatlantica. Io vorrei ricordare che Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia, dall'opposizione senza alcun vincolo di responsabilità di governo, hanno votato tutti i decreti riguardanti l'Ucraina, perché sappiamo qual è la nostra trincea quando si parla di civiltà. Noi non abbiamo avuto tentennamenti. Il M5s, già famoso per ritenere il dittatore sanguinario comunista Maduro un leader democratico, e per andare in pellegrinaggio a Caracas, ha fatto altre scelte. La cosa divertente è che Letta ha tentato di fare narrazioni contro la realtà per dare vita al campo largo, e poi l'altro giorno si è trovato tra le mani il campo santo. Noi i conti con la nostra storia li abbiamo fatti da tempo, non siamo arrivati vergini di un passato politico, che era la cifra esistenziale e culturale del M5s. Il nostro passato la nostra identità, come per tutti i partiti a destra e a sinistra, è stato una ‘zavorra' per tanto tempo. Quando poi si arriva ai momenti drammatici, come le pandemie e le guerre, i cittadini si rendono conto che i partiti con un'identità politica forte sono un valore aggiunto. Non possiamo non dirci euroatlantici, questa è una sfida egemonica planetaria, che unisce la Cina di Xi Jinping a Putin, che si è anche recato alle Olimpiadi di Pechino per avere il via libera dal mandante.

Le elezioni sono vicinissime, il 25 settembre. State già lavorando su squadra e programma?

La squadra la compone Giorgia Meloni, francamente non la conosco. Ma non è un fatto che la stampa viene a scoprire oggi che Fdi in questi anni ha sempre mantenuto la velleità di governo e non si è mai adagiata a fare opposizione. La conferenza programmatica di Milano, non solo per i contenuti, ma anche per gli interlocutori, ha mostrato il lavoro sotterraneo carsico che abbiamo fatto in questi anni, il fitto dialogo con tutte le categorie produttive di questa nazione, raccogliendo suggerimenti tecnici e suggestioni. Alla fine alla conferenza programmatica si è evidenziato questo percorso, durato quattro anni. Mentre c'era qualcuno che voleva abolire la povertà a colpi di reddito di cittadinanza come se governasse le Bahamas, qualcun altro sapeva di poter governare la seconda potenza manufatturiera d'Europa, e che quindi bisognava difendere il cuore nevralgico occupazionale dell'Italia, che è appunto il settore manufatturiero. E lo dico venendo da Biella, principale distretto tessile europeo. Dobbiamo difendere quel modello di impresa.

Vi dicono spesso che non avete un'adeguata classe dirigente, in grado di governare. 

La sinistra non si è ancora ripresa dallo shock della conferenza programmatica di Milano, dove per ogni interlocutore di altissimo livello c'era un dirigente di Fdi che interveniva, dimostrando di conoscere nel dettaglio i problemi dell'economia reale e della società. Dobbiamo davvero essere sottoposti a esame di maturità da parte del cosiddetto ‘campo largo', che non esiste più? Una coalizione che nel bel mezzo di una pandemia esprimeva come ministro della Salute Speranza, l'uomo i cui neuroni concepivano solo le chiusure per affrontare il Covid. Oppure che nel pieno di una guerra esprime Di Maio come ministro degli Esteri, o che mentre ci crollava un ponte era rappresentata da Toninelli come ministro delle Infrastrutture.

Se all'interno della coalizione doveste prendere più voti sarà la presidente Giorgia Meloni a rivendicare la leadership?

Giorgia Meloni in questi anni ha sempre ribadito due principi: il patto anti-inciucio, cioè mai con il Pd e mai con i Cinque Stelle, se vinco governo se perdo faccio opposizione; la seconda cosa che invoca da sempre è regole chiare, e su questo non c'è molto da discutere. È sempre stata una regola del centrodestra che il presidente del Consiglio venga espresso dal più votato. È sempre stato così, non vedo perché ora si dovrebbe cambiare.

Va in questa direzione la richiesta di Giorgia Meloni di fissare le prossime riunioni del centrodestra in contesti neutri e più istituzionali?

Gli incontri a casa sono fatti piacevoli e umani, noi però vorremmo discutere di politica. Ci piacciono i luoghi neutri perché lì nessuno rivendica primazie, ci si incontra e si possono stabilire regole chiare.

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