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Non c’è limite di decenza: in Valle d’Aosta non c’è posto per 79 migranti

La Valle d’Aosta dice no ad accogliere 79 persone nei suoi 74 Comuni. Un migrante a testa, più o meno. Quanto in basso c’è ancora da scavare prima di renderci conto del baratro in cui ci ha portato la guerra fra poveri?
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Ci sarebbe da piangere, se la situazione non fosse terribilmente seria e se in qualche modo non ci fossimo già assuefatti al clima di insensibilità e indifferenza che si respira in questi mesi. Come ha raccontato il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento del ministero della Cooperazione internazionale e Integrazione, il Presidente della Regione Valle d’Aosta ha rifiutato di accogliere 79 persone in Valle d'Aosta, dislocati su 74 Comuni. “Significa una persona per Comune e tre ad Aosta”, nota Morcone, spiegando che “non c’è stato nulla da fare” perché secondo il Presidente Rollandin la Valle d’Aosta si trova “nella assoluta impossibilità a garantire posti di accoglienza temporanea che rispondano a criteri di sostenibilità e di dignità, oltre ai 62 posti già occupati”.

Una giustificazione che suona oltremodo ridicola, proprio perché evidenzia come la Valle d’Aosta sia ultima (e di gran lunga) per numero di migranti accolti in strutture temporanee (62, appunto, di contro alle oltre 5mila della Sicilia e della Lombardia, ma anche lontanissima dagli 800 accolti dal Molise) e non abbia sul proprio territorio né centri Sprar, né Cara, Cda o Cpsa. E, francamente, dire che un Comune non può ospitare una persona per un periodo limitato di tempo, è un insulto al buonsenso e all'intelligenza di ogni italiano.

Una giustificazione che non regge di fronte al peso degli eventi, alle immagini che quotidianamente arrivano dal canale di Sicilia, che dovrebbero spingere se non a comprensione e umanità, quantomeno ad un minimo di decenza istituzionale (il buon Rollandin si è invece esercitato nella solita inutile filippica contro l’Unione Europea che non ci aiuta, dicendo che “non è un problema di sensibilità” e altre futilità simili).

Ma è una giustificazione che cozza anche con gli obblighi di legge e con quelli che derivano “dall'appartenenza allo stato italiano”, come ha ricordato il consigliere regionale valdostano Guichardaz. Oltre che da obblighi di natura etica, ci mancherebbe. Ma umanità, solidarietà, aiuto reciproco e dignità sembrano davvero non contare più nulla al tempo del cinismo, dell'indifferenza e della guerra tra poveri. Italiani brava gente, si diceva una volta. Una volta.

PS: per tornare al pratico, il nostro auspicio è che il Governo mantenga il punto e che i 79 migranti siano trasferiti comunque in Val d'Aosta. In strutture adeguate, ovviamente. E pazienza per la sensibilità del buon Rollandin.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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