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Manovra, gli universitari contro il governo: “Usate i giovani per fare cassa”

Il Consiglio nazionale degli studenti universitari accusa il governo di voler fare cassa sulle spalle dei giovani e del mondo dell’istruzione, con tagli previsti per 100 milioni di euro: “Per finanziare altre vostre priorità, avete deciso di fare cassa alle spese dell’Università e di tutte le sue componenti. Riconosciamo, quindi, che l’istruzione non è realmente una vostra priorità”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il mondo dell’università si schiera contro il governo e contro la legge di Bilancio che verrà approvata in questi giorni alla Camera. Il Consiglio nazionale degli studenti universitari ha espresso tutte le sue perplessità con una lettera inviata al governo e a chi, all’interno dell’esecutivo, si occupa di istruzione. Le accuse riguardano la legge di Bilancio e i fondi destinati all’università: “Per finanziare altre vostre priorità, avete deciso di fare cassa alle spese dell’Università e di tutte le sue componenti. Riconosciamo, quindi, che l’istruzione non è realmente una vostra priorità e denunciamo con forza e totale contrarietà la vostra scelta di tenere fuori dalle politiche d’investimento del Governo proprio l’Istruzione, l’Università e la Ricerca”. Nella lettera si parla di “clima esacerbato da un continuo e generale sottofinanziamento del sistema” e si fa riferimento agli incontri chiesti al ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che “non ha mai accolto l’invito ad incontrarci, ignorando il nostro lavoro”.

Il Cnsu spiega di aver incontrato, negli scorsi mesi, altre figure del ministero come “il capo dipartimento Giuseppe Valditara e il viceministro Lorenzo Fioramonti”, ma gli impegni annunciati sarebbero stati “disattesi dalla legge di Bilancio”. Nella lettera si accusa quindi il governo:

La Legge di Bilancio che avete predisposto delude pienamente le aspettative formatesi in tutto il mondo accademico anche alla luce delle premesse delineate nella Nota di aggiornamento al DEF. Non avete ritenuto necessario un rifinanziamento strutturale dell'Università e del Diritto allo Studio, decurtando 30 milioni sul Diritto allo Studio. Non è ancora stata eliminata la figura dello studente idoneo non beneficiario di borsa di studio, nonostante l’impegno assunto e le proposte concrete da tempo mosse dal nostro Consiglio. Manca una politica di assunzione e stabilizzazione di personale docente che possa garantire agli studenti una formazione di qualità e per tutti, oltre che un riconoscimento del valore sociale di chi svolge funzioni di docenza e ricerca e, al contrario, vi siete orientati verso il blocco delle assunzioni. In riferimento alla No Tax Area, anziché implementare il Fondo di Finanziamento Ordinario, di fatto avete proceduto ad un ulteriore taglio di ben 40 milioni. A tutto ciò, si deve poi aggiungere un taglio di 30 milioni sulla ricerca per un totale, quindi, di 100 milioni complessivi che avete tolto al sistema universitario. È evidente come, per finanziare altre vostre priorità, avete deciso di fare cassa alle spese dell’Università e di tutte le sue componenti. Riconosciamo, quindi, che l’istruzione non è realmente una vostra priorità e denunciamo con forza e totale contrarietà la vostra scelta di tenere fuori dalle politiche d’investimento del Governo proprio l’Istruzione, l’Università e la Ricerca.

Il viceministro Lorenzo Fioramonti ha risposto alla lettera parlando dei fondi previsti per l’università e spiegando che “durante l’interlocuzione con la Commissione europea è stato chiesto di accantonare fino a luglio una cifra di 2 miliardi, che è stata ripartita tra tutti i ministeri. La quota spettante al capitolo università e ricerca corrisponde a 100 milioni, cifra che quasi coincide con gli aumenti previsti nella legge di Bilancio approvata alla Camera. Ma non si tratta di tagli reali: allo stato attuale stiamo parlando di accantonamenti prudenziali, non di tagli, i quali fino a luglio non avranno alcun effetto sugli atenei ed enti di ricerca, perché la ripartizione di FOE, FFO e FIS arriva di norma nella seconda metà dell’anno".

La risposta non è sufficiente per gli studenti universitari, secondo cui, così facendo, “il sistema universitario italiano muore”. “Aumentare la quota premiale del FFO – spiegano – non significa aumentare gli investimenti a supporto all’intero sistema, ma vuol dire aumentare le disparità tra gli atenei. Lo abbiamo sempre detto: è sulla quota base che ora serve investire, per mettere tutti gli atenei nelle stesse condizioni e restituire loro dignità. Non possiamo accettare che non si possano finanziare le borse di studio come garanzia del rispetto dei vincoli europei. Con che coraggio il Governo pensa di parlare di ‘accantonamenti prudenziali’ ad esempio, agli studenti che, seppur ‘capaci e meritevoli ma privi di mezzi’, non hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi perché lo Stato non investe nel loro futuro? Infine una precisazione: la ripartizione del FIS da legge è prevista entro il 30 settembre di ogni anno. Come CNSU abbiamo sempre criticato i continui e colpevoli ritardi ministeriali sul riparto dei fondi, che mettono in difficoltà studenti e atenei. Basta prese in giro, se l’istruzione fosse davvero una priorità, il Governo del Cambiamento avrebbe tagliato ben altri capitoli di spesa – nemmeno considerati in questa Legge di Bilancio – e recuperato ogni possibile risorsa”.

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