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Migranti, l’Ue dice che non si possono fare centri d’accoglienza per le richieste di asilo in Africa

La Commissione Ue esclude la possibilità di creare campi profughi in Africa, per valutare le domande d’asilo: “La Commissione precedente ci ha provato e non ha funzionato”.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'Europa dice che non si possono creare centro di accoglienza dei migranti per effettuare le domande di asilo in Africa: "La Commissione precedente ci ha provato e non ha funzionato. Non vedo come possa funzionare adesso", ha detto la vice presidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, entrando al Consiglio Ue straordinario Affari interni sui migranti, in corso a Bruxelles in queste ore.

La proposta è una di quelle avanzate dal governo Meloni, più volte rilanciata dalla presidente del Consiglio: l'idea è quella di organizzare campi profughi in Nord Africa, in Paesi come la Tunisia e Libia, con la presenza di organizzazioni umanitarie e forze militari europee. L'idea della premier è la stessa da anni: blocco navale al largo delle coste della Libia e contemporaneamente apertura degli hotspot in Africa, per valutare direttamente lì chi ha diritto ad essere rifugiato, e poi distribuzione solo dei rifugiati nei 27 Paesi dell’Unione europea.

Secondo il titolare della Farnesina Antonio Tajani "Bisogna fare accordi con i Paesi di origine per fermare le partenze". Secondo il ministro degli Esteri, "servono un vero piano Marshall europeo per l'Africa e accordi con Libia, Tunisia, Marocco, Niger e altri Paesi del Sahel". 

Sul tavolo del Consiglio a Bruxelles c'è la situazione attuale lungo tutte le rotte migratorie, per fare il punto sulle sfide urgenti e su una via da seguire, anche alla luce del piano d'azione per il Mediterraneo centrale presentato dalla Commissione europea il 21 novembre.

Come spiegano fonti qualificate, nell'incontro il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi esporrà la propria posizione complessiva sul tema della gestione dei flussi migratori Africa e sulle linee programmatiche contenute Piano d'Azione in 20 punti nel presentato dalla Commissione Europea lo scorso 21 novembre. Il piano comprende una maggiore collaborazione tra i Paesi Ue per rendere efficaci i ricollocamenti dei richiedenti asilo e i rimpatri dei migranti irregolari, con l'agenzia Frontex che giocherebbe un ruolo ancora più importante. Ma anche un sostegno ai Paesi di partenza e transito per frenare i flussi migratori.

Le stesse fonti dicono che l'Italia non presenterà un piano per punti e che la convocazione di un consiglio straordinario e la bozza di Piano d'Azione proposta dalla Commissione Europea rappresentano "un segnale di grande attenzione per le esigenze dell'Italia. La situazione impone però di agire con tempestività".

Verso un codice di condotta europeo per le Ong

Sul codice di condotta delle Ong "penso che la questione non sia fuori dal tavolo. Dobbiamo lavorare con le Ong, ma lo dobbiamo fare in un modo ordinato, che rispetti anche i nostri Stati membri, che consenta operazioni di ricerca e soccorso in modo strutturato. Se questo richiederà un quadro più strutturato, come un codice di condotta, sì, lo sosterremo", ha detto ancora il Commissario Ue Margaritis Schinas. "Non si può e non si deve lavorare crisi per crisi, nave per nave, incidente per incidente. Abbiamo bisogno di un quadro unico basato sul diritto dell'Ue", ha aggiunto più in generale.

L'Ue dice che i ricollocamenti funzionano ma bisogna velocizzarli

Secondo Ylva Johansson, commissaria Ue agli Affari interni, "Non è vero che i meccanismi volontari di ricollocamenti non stanno funzionando. Stanno funzionando, facciamo ricollocamenti ogni giorno o al massimo ogni settimana. Quello che dobbiamo fare e renderli più veloci".

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