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Dottori fino a 70enni e laureati in corsia: come le Regioni vogliono sostituire i medici mancanti

La Conferenza delle Regioni ha presentato un documento, suddiviso in 16 diverse proposte, al ministro della Salute, Roberto Speranza. Si tratta di misure per fronteggiare la carenza di medici che prevedono l’innalzamento dell’età pensionabile per i medici (su base volontaria), il reclutamento di studenti laureati non specializzandi e l’impiego di lavoratori autonomi per le funzioni ordinarie.
A cura di Stefano Rizzuti
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Medici fino a 70 anni, giovani laureati senza specializzazione in corsia e corso di laurea in medicina ridotto da sei a cinque anni. Queste sono alcune delle proposte avanzate dalla Conferenza delle Regioni in un documento, composto di 16 punti, inviato al ministro della Salute, Roberto Speranza. Una serie di proposte che ha l’obiettivo di fronteggiare una grave carenza di medici diffusa in tutto il sistema sanitario nazionale. La ricetta, per le Regioni, inizia da un innalzamento dell’età dei medici. Niente più pensione, quindi, dopo i 65 anni: ci sarà la possibilità di rimanere in servizio fino al 70esimo anno d’età, fino a maturare 40 anni di servizio effettivo. Altra idea è quella di prevedere l’utilizzo di lavoratori autonomi per svolgere funzioni ordinarie nel caso in cui sia impossibile reclutare medici dipendenti negli ospedali.

Per superare la carenza di medici, inoltre, le Regioni propongono di far accedere al Sistema sanitario nazionale anche i medici laureati ma non specializzati, garantendo comunque loro di conseguire un titolo di specializzazione. I 16 punti verranno presentati martedì primo ottobre al ministro Speranza, con l’obiettivo di fronteggiare la carenza di medici.

I 16 punti proposti dalle Regioni al ministro

Il documento è stato approvato oggi dalla Conferenza delle Regioni e prevede 16 punti. A partire dal primo che prevede “l’adozione di una disposizione legislativa per consentire l’accesso al Ssn dei medici privi di diploma di specializzazione, garantendo agli stessi la possibilità di conseguire un titolo di specializzazione”. L’accesso solo con la laurea e l’abilitazione sarebbe, secondo le Regioni, la “più efficace e tempestiva azione per superare l’attuale situazione di carenza”. Anche perché i medici laureati ma senza specializzazione sono oltre i 10mila, secondo le stime fornite. Il secondo punto prevede la modifica della disciplina concorsuale con l’approvazione dei nuovi regolamenti per snellire le procedure.

Il terzo punto vuole modificare le norme per l’utilizzo della graduatoria, consentendo di assumere anche gli idonei non vincitori. Il quarto punto, invece, punta a modificare l’età dei medici:Anche se è interesse del sistema coinvolgere e valorizzare i giovani professionisti, si ritiene possibile valutare una modifica normativa sui limiti di età per il collocamento a riposo del personale medico. Attualmente una norma consente loro di rimanere in servizio oltre i 65 anni sino al maturare dei 40 anni di servizio effettivo, comunque non oltre il settantesimo anno di età. Nel concreto i dirigenti medici, raggiunti i 65 anni o i 40 di servizio, devono cessare. In questo modo cessano medici che raggiungono i 40 anni di servizio a 66-67 anni ma vorrebbero ancora lavorare. Si potrebbe pensare di modificare la norma citata, consentendo a tutti i medici di rimanere in servizio fino a 70 anni, su base volontaria, compatibilmente con lo stato di salute e previa valutazione aziendale”.

La proposta prevede anche la possibilità di conferire incarichilibero professionali al fine di garantire l’erogazione dei Lea ed evitare l’interruzione di servizio pubblico”. Un punto da applicare nel caso in cui non sia possibile prevedere rapporti con contratti dipendenti: varrebbe per un triennio e permetterebbe a medici con contratti autonomi di svolgere funzioni ordinarie nelle strutture sanitarie. Il sesto punto prevede la piena attuazione dell’assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato degli specializzandi, anche in questo caso fino al 31 dicembre 2021, per far fronte alla carenza di medici.

I due punti successivi riguardano la formazione del medico specializzando e la revisione del corso regionale di formazione in medicina generale. Si passa poi agli interventi con cui stanziare risorse aggiuntive, anche allo scopo di consentire ai medici dipendenti di effettuare “prestazioni aggiuntive ulteriori rispetto a quelle previste”. Si chiede, poi, in due punti di determinare il fabbisogno del personale e il fabbisogno formativo. Ancora, chiedendo di armonizzare gli standard italiani a quelli europei si punta a una “revisione del percorso formativo per il conseguimento della laurea in medicina e chirurgia e del diploma di specializzazione”. Si vuole, nello specifico, ridurre il percorso di studio da sei a cinque anni, rendendo la laurea abilitante.

Infine, con gli ultimi tre punti si chiede di valorizzare il ruolo del medico specializzando (affidandogli compiti e responsabilità specifiche), di sviluppare anche le professioni sanitarie come quelle infermieristiche e ostetriche e, infine, si punta a far adottare una legge che preveda di derogare all’orario settimanale di lavoro, con una scelta volontaria e il consenso scritto del lavoratore.

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