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Di Maio: “Non temo scissioni”. Ma parla di una riorganizzazione del Movimento

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio getta acqua sul fuoco sul tema scissioni interne, ma si dice d’accordo con chi chiede una maggiore condivisione delle responsabilità interne alla direzione politica del Movimento. “Io non vedo l’ora” ha detto il capo della Farnesina, che torna anche sul tema dei rimpatri e sul caso Regeni.
A cura di Francesco Di Blasi
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Getta acqua sul fuoco Luigi Di Maio sul tema scissioni. Stamattina il ministro degli Esteri a ‘Radio Anch'io' è tornato su alcuni rumors relativi ai mal di pancia di alcuni parlamentari 5 Stelle, che non avrebbero voluto finanziare la manifestazione partenopea per i dieci anni del Movimento. "No, non temo scissioni" – ha detto il ministro – "Ed è un po' strano che da quando c'è stata una scissione, che è quella del PD che ha creato un nuovo partito di Renzi, molti giornali parlano di una scissione all'interno del movimento". Ma il capo politico si è detto d'accordo con chi chiede una maggiore condivisione delle responsabilità interne alla direzione politica del Movimento: "Io non vedo l'ora" – ha detto Di Maio – "Perché oggi abbiamo cittadini che hanno problemi in tutta Italia e non hanno un referente del movimento nella propria regione, nella propria provincia per chiedere aiuto".

Parla invece di una grande vittoria dei cittadini quando ricorda la Legge sul taglio dei parlamentari approvata ieri alla Camera dei Deputati quasi all'unanimità con 553 voti a favore e solo 14 i contrari. "Erano quaranta anni che si provava a tagliare 345 parlamentari. Ieri ci siamo riusciti e molti cittadini che mi fermano per strada non ci credono, però è legge dello Stato, è stata votata per l'ultima volta". Una decisione storica dunque, di cui Di Maio sottolinea soprattutto il risvolto economico: "Ci permetterà un risparmio di circa 300 mila euro al giorno", ha sostenuto.

Durante l'intervista il ministro non manca di lanciare anche qualche frecciata a Matteo Salvini parlando del tema dei "rimpatri" che nel precedente governo era considerata una responsabilità prevalentemente dell'ex ministro dell'Interno. "Mi dispiace dirlo, ma eravamo all'anno zero sui rimpatri prima che arrivassi io al ministero degli Esteri…" – ha sostenuto Di Maio – "E il decreto che ho firmato è cruciale, fondamentale, perché dice una cosa: che per molti di questi Paesi d'ora in poi non dobbiamo più aspettare due anni per dire se un migrante può stare in Italia o deve tornare nel suo Paese. Oggi sono quattro, cinque mesi, che sono sempre molto meno di due anni".

Il ministro degli Esteri ritorna anche sul caso Regeni e rassicura la famiglia del ricercatore italiano: "Non è sola" – dice – "Non combatte una battaglia personale, ma è tutto il Paese che vuole la verità su un suo connazionale che è morto dopo essere stato torturato". Il ministro parla di un sostanziale "cambio di passo" nell'affrontare la vicenda che mira a ricucire il dialogo interrotto tra la procura italiana e quella egiziana. "È dal 28 novembre scorso che le due procure non hanno più contatti e questo è un'impasse non più accettabile" ha concluso il titolare della Farnesina.

Per quanto riguarda la futura Legge di Bilancio Di Maio non si sbilancia e non entra nei dettagli dell'attesa manovra economica: "nei prossimi giorni conoscerete il piano per la famiglia, il piano sul salario minimo, il piano sull'abbassamento del cuneo fiscale… A giorni forse possiamo parlare di fatti concreti, altrimenti entriamo nel meccanismo degli annunci e non ne usciamo più".

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