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Decreti sicurezza, per la maggioranza un’altra serata finita nel nulla

Il tavolo di maggioranza su immigrazione e sicurezza finisce dopo tre ore senza un’intesa. I 5 Stelle (almeno in parte) frenano sulle modifiche dei decreti Salvini. Gli altri partiti di governo chiedono invece cambiamenti più profondi di quelli annunciati dal ministro. E nella discussione entra anche il superamento della Bossi-Fini. Ma intanto, per archiviare l’era Salvini bisognerà aspettare ancora.
A cura di Marco Billeci
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Circa tre ore di riunione. Una discussione ad ampio spettro, dove si è affrontato non solo il tema della modifica dei decreti Salvini, ma più in generale l’approccio del governo alle politiche migratorie. Risultato, per vedere cambiamenti concreti alle leggi simbolo dell’azione del leader leghista bisognerà aspettare ancora.

Al tavolo di maggioranza convocato a palazzo Chigi su sicurezza e immigrazione, il premier Conte e la ministra dell’Interno Lamorgese si sono presentati senza un testo che contenga le proposte di modifica ai decreti Salvini. Alcune linee di lavoro erano state però anticipate nelle ore precedenti alla riunione: ridimensionamento delle multe per le Ong che violano il divieto d’ingresso nelle acque italiane; confisca delle navi solo in caso di reiterazione dell’illecito; ripristino della possibilità d’iscrizione all’anagrafe per i richiedenti asilo; ampliamento dei casi in cui è possibile concedere la protezione speciale.

A frenare sono soprattutto i 5 Stelle, che non a caso sono gli unici a non presentarsi davanti alle telecamere con una posizione ufficiale al termine dell’incontro. D’altronde il Movimento ha condiviso e votato i decreti Salvini all’epoca del governo giallo-verde. Dopo il confronto, il reggente M5S e viceministro dell'Interno Vito Crimi in una nota – pur dichiarandosi aperto a migliorare i provvedimenti- invita a "non tornare indietro e vanificare i positivi risultati ottenuti". La posizione suscita l'immediata reazione del deputato Pd Matteo Orfini secondo cui "‘I decreti sono una vergogna e andrebbero solo abrogati".

In realtà, allo stesso tavolo di maggioranza si sono confrontate due sensibilità interne ai grillini. Da un lato quella più “di sinistra” rappresentata dal presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Giuseppe Brescia; dall’altra quella più “salviniana” del sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano che già nei giorni della formazione del governo Conte bis, ai microfoni di Fanpage si era dichiarato “fiero” degli effetti prodotti dai decreti Salvini e si era detto disposto ad accettare solo modifiche molto limitate.

Da parte degli altri partiti della maggioranza in ogni caso filtra ottimismo sul fatto che alla fine i 5 Stelle non faranno barricate. Anzi, pur esprimendo soddisfazione per l’esito del confronto, l’invito a Lamorgese è quello di arrivare a modifiche più profonde nell’impianto dei decreti. Italia Viva propone la totale abolizione delle multe per le Ong e il ripristino del sistema degli ex Sprar, fortemente ridimensionato dalle leggi di Salvini. Richieste condivise anche da Leu che con Nicola Fratoianni chiede il ripristino della protezione umanitaria e una profonda ridiscussione degli accordi tra Italia e Libia. Per il Pd, il viceministro dell’Interno Matteo Mauri dichiara: “Ci sarà un intervento complessivo sulla gestioni di flussi migratori”. Nella discussione sarebbe entrato anche il tema di una revisione delle leggi sull’immigrazione e del superamento della Bossi-Fini per favorire l’emersione dei migranti irregolari.

Adesso toccherà a Lamorgese trovare una sintesi tra le diverse posizioni da concretizzarla, probabilmente in due testi separati – uno sull’immigrazione e l’altro sulla sicurezza – così da marcare plasticamente la distinzione tra i due argomenti. Sui tempi in cui queste proposte verranno portate in Consiglio dei Ministri però è ancora buio pesto. “Entro fine anno modificheremo i decreti sicurezza”, aveva detto la ministra il 30 ottobre scorso. Il 2019 è finito da oltre un mese e mezzo, ma per archiviare l’epoca Salvini bisogna aspettare ancora.

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