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Brexit, doppia sconfitta per il premier Boris Johnson. Stop al ‘no deal’ ed elezioni anticipate

Quella di ieri è stata una giornata durissima per il premier inglese. Dopo la perdita della maggioranza, è arrivata il doppio schiaffo in parlamento: la legge “anti no deal” avanza e niente voto anticipato. A questo punto il processo di distacco dalla Ue si complica per Londra.
A cura di Biagio Chiariello
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Doppia sconfitta per il premier inglese Boris Johnson. Come prevedibile, la Camera dei Comuni nella tarda serata di ieri, martedì 4 settembre ha votato a favore della legge contraria al no deal, iniziativa promossa dalle opposizioni e da un gruppo di ribelli Tory (ora espulsi) per imporre un rinvio della Brexit in mancanza di un accordo condiviso con la Ue alla scadenza del 31 ottobre. A quel punto il primo ministro britannico per “fermare e far naufragare qualsiasi serio negoziato”, ha presentato la mozione che chiede lo scioglimento della Camera e lo svolgimento di elezioni anticipate il 15 ottobre. Ed è arrivata un’altra sconfitta: c'era bisogno della maggioranza dei due terzi, maggioranza non raggiunta.

Quella di ieri è stata una giornata dura per il primo ministro britannico, iniziata col deputato Tory Phillip Lee passato ai liberaldemocratici nel bel mezzo della seduta parlamentare e una maggioranza di fatto svanita. Questo disegno di legge "mette di fatto fine ai negoziati" e "dà il controllo" alla Ue, ha detto Boris Johnson subito dopo il voto. Questa legge, ha poi rincarato la dose, "è studiata per capovolgere il più grande voto democratico della nostra storia" ha aggiunto. La sconfitta del primo ministro rappresenta di fatto il primo passo per sbarrare la strada al no deal, il 31 ottobre. Una volta approvata in via definitiva  (per essere efficace la legge anti-no deal dovrà passare anche per la Camera dei Lord) costringerà Londra a chiedere all'Ue un'estensione fino al 31 gennaio, se prima del 19 ottobre non si raggiungerà un accordo di recesso con Bruxelles.

“Il Paese deve decidere se io o il leader dell'opposizione dobbiamo andare a Bruxelles a negoziare per la Brexit", aveva detto Johnson aprendo il dibattito sulla mozione per le elezioni anticipate, ribadendo: "Non voglio elezioni, il pubblico non vuole elezioni, ma questa Camera non ha lasciato altre opzioni". Secca la replica del leader dell'opposizione laburista Jeremy Corbyn, contrario alle elezioni anticipate al 15 ottobre perché "prima dovrà essere attuata la legge anti-no deal appena approvata ai Comuni e poi dopo potremo votare". Corbyn ha poi definito quello di Boris Johnson un “governo codardo che nasconde le proprie vere intenzioni sulla Brexit”.

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