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Brexit, il premier Johnson perde la maggioranza in Parlamento: deputato Tory lascia partito

Mentre il premier parla Philip Lee va a sedersi con l’opposizione del Partito Democratico Liberale (partito pro Ue). E stasera il Parlamento vota sulla legge proposta dai laburisti per scongiurare l’uscita senza accordo. In caso di sconfitta Boris Johnson è pronto a nuove elezioni. Forse il 14 ottobre.
A cura di Biagio Chiariello
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Il caos generato dallo stallo della Brexit sta portando a gravi conseguenze in Regno Unito. Dopo il crollo della sterlina in Borsa, ai minimi storici dall’ottobre 2016, il premier Boris Johnson infatti non ha più la maggioranza in Parlamento: il deputato conservatore Phillip Lee si è infatti unito al Partito Democratico Liberale (partito pro Ue). Mentre il primo ministro parlava in aula alla Camera dei Comuni, il deputato si è alzato dal suo posto nei banchi della maggioranza ed è andato a sedersi sul fronte opposto. “Il governo conservatore sta perseguendo in modo aggressivo una Brexit dannosa, mettendo in pericolo vite e minacciando ingiustamente l'integrità del Regno Unito”, ha spiegato in una nota Phillip Lee.

Ora che la coalizione Tories-Dup, guidata appunto dal premier Johnson, è in minoranza alla Camera dei Comuni, l’ipotesi di elezioni anticipate al 14 ottobre balenata nella serata di ieri si fa più concreta. Peraltro la perdita della maggioranza del governo potrebbe rendersi ancora più evidente stasera, quando l'aula sarà chiamata a pronunciarsi sulla proposta di legge, presentata per le opposizioni dal laburista Hilary Benn, che punta ad impedire la ‘no deal Brexit'. Alla mozione dovrebbero aderire diversi deputati conservatori ribelli, contrari all'uscita dalla Ue senza un accordo.

E intanto il leader dell’opposizione, Jeremy Corbyn, accusa Johnson di “attaccare la nostra democrazia” per cercare di portare la Gran Bretagna verso “una sconsiderata Brexit no deal” e lo schernisce sui progressi che il premier Tory rivendica nell’impegno di riaprire il negoziato con l’Ue. “Questo non è più solo il governo del caos, è anche il governo della codardia”, tuona il laburista, sfidando Johnson a rispettare “lo stato di diritto” e ad accettare la legge anti-no deal se la Camera l’approverà.

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