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Il Cavallo di Leonardo nella fiction Rai, i disegni dell’opera per Francesco Sforza nella seconda puntata

Leonardo Da Vinci progettò una scultura equestre di dimensioni colossali che non vide mai la luce. Un monumento equestre dedicato a Francesco Sforza, commissionato da Ludovico il Moro e progettato dal 1482 al 1493 per essere fuso in bronzo, passato alla storia come il Cavallo di Leonardo. E che l’artista Nina Akamu ha realizzato dopo oltre cinque secoli.
A cura di Redazione Cultura
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La seconda puntata della serie tv Leonardo, in onda il 30 marzo su Rai1, racconta un momento cruciale nella vita e nella carriera di Leonardo Da Vinci: il progetto del celebre Cavallo di Leonardo. Quest'opera è parte di un monumento equestre dedicato a Francesco Sforza, commissionato al genio toscano da Ludovico il Moro e progettato dal 1482 al 1493, per essere fuso in bronzo, del quale Leonardo riuscì a portare a termine solo un modello in creta andato perduto. Di questo progetto maestoso, che stimolò l’ambizione di Leonardo intenzionato a creare una statua equestre molto più grande di quelle esistenti, dal suo maestro Verrocchio e da Donatello, dedicate rispettivamente al Colleoni e al Gattamelata, oggi restano i disegni custoditi nel Castello di Windsor.

Il progetto di Leonardo, dai disegni al modello in creta

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L'impresa che Ludovico il Moro, Duca di Milano, propose a Leonardo nel 1482 era titanica: costruire la più grande statua equestre del mondo dedicato alla casata Sforza. Per dimensioni e forma: si trattava, infatti, di scolpire un cavallo nell'atto di impennarsi ed abbattersi sul nemico.

I disegni della prima fase progettuale di Leonardo Da Vinci ritraevano le parti anatomiche migliori di ciascun cavallo, con l'intenzione di ottenere il cavallo ideale, colto nell'atto di essere tensione dei muscoli durante l'azione, per dare espressività alla statua. La lentezza dei lavori indusse Ludovico il Moro a chiedere la collaborazione di fonditori in bronzo fiorentini, ma la mancanza di validi scultori, provocò il primo stop al maestoso progetto di Leonardo. Che, tuttavia, non si diede per vinto.

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Al contrario, nei pensieri del genio toscano, maturò l'idea di un cavallo ancor più colossale, fino a quattro volte più grande del naturale. Dopo fogli e schizzi progettuali, in cui Leonardo studiò la muscolatura e le proporzioni del cavallo, finalmente nel 1491 approntò un nuovo modello in creta, arrivando alla conclusione che per la sua fusione, il cavallo avrebbe richiesto ben 100 tonnellate di bronzo.

Dopo l'esposizione pubblica dell'opera, nel 1493, durante l'attesa delle 100 tonnellate di bronzo con cui sarebbe stato ricoperto, l'artista scoprì che la materia prima sarebbe venuta a mancare, poiché il bronzo era stato utilizzato per realizzare dei cannoni utili alla difesa del ducato d'Este dall'invasione dei francesi di Luigi XII. Motivo che spinse Leonardo ad abbandonare l'opera e ad andarsene verso Mantova. Successivamente, nel 1499, il modello del cavallo ormai abbandonato nel castello Sforzesco fu preso di mira e distrutto dagli invasori francesi che entrarono a Milano.

Il Cavallo di Leonardo di Nina Akamu a Milano

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Soltanto cinque secoli dopo, il progetto leonardesco è andato avanti. La scultrice Nina Akamu ha finalmente condotto in porto l'impresa. Il primo passo, nel 1999, è stato quello di realizzare un cavallo di dimensioni ridotte, circa 3 metri di altezza. Questo fu il primo modello per arrivare alla gigantesca scultura in argilla di quasi 8 metri. È dal cavallo di argilla che sono stati ricavati i calchi dove è stato colato il bronzo fuso. Le sette parti in cui il cavallo era stato fuso arrivarono a Milano, dove furono saldate insieme. Dopo qualche discussione il cavallo fu posto all'ingresso dell'ippodromo di San Siro, finendo per colmare uno dei tanti misteri che costellano la storia vera di Leonardo Da Vinci.

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