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Yara, Vannini e gli altri: 20 delitti che hanno cambiato la pelle del Paese dal 2010-2020

Yara Gambirasio, Sarah Scazzi, Loris Stival, Marco Vannini: sono solo alcuni dei delitti che hanno cambiato la pelle di questo Paese dal 2010 al 2020. Con il loro corredo di angosce e orrori, da Nord a Sud, attraversando ogni fascia della società, ecco quali sono i casi di cronaca più significativi dell’ultimo decennio.
A cura di Angela Marino
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Yara Gambirasio, Sarah Scazzi, Marco Vannini, Loris Stival: sono solo alcuni dei delitti che hanno cambiato la pelle di questo Paese dal 2010 al 2020. Con il loro corredo di angosce e orrori, da Nord a Sud, attraversando ogni fascia della società, ecco quali sono i casi di cronaca più significativi dell'ultimo decennio. E cosa hanno cambiato.

Anno 2010: Le ragazze perdute

Il 2010 è l'anno delle ragazze perdute: Sarah Scazzi e Yara Gambirasio.

Sarah Scazzi

L'omicidio di Sarah Scazzi e quello di Yara Gambirasio sono le due pietre miliari della nera su cui si reggeranno le prime serate e gli scoop giornalistici dei successivi dieci anni. Entrambi partono come casi di scomparsa, come fu, a suo tempo, per l'eterna Emanuela Orlandi. La prima a fare capolino sulla scena dei media è Sarah, scomparsa in un assolato giorno di agosto da Avetrana, in provincia di Taranto, dove in quei giorni sono tutti al mare. Sarah, il cui volto lunare con i capelli biondi e le sopracciglia sottili viene riproposto più e più volte dai servizi televisivi nei Tg, viene ritrovata pochi giorni dopo grazie a una segnalazione di un parente. Michele Misseri, che consegna agli inquirenti il telefonino della nipote, fa ritrovare il suoi corpo sul fondo di un pozzo. Zio Michele con le sue lacrime di coccodrillo, per l'opinione pubblica è sospetto, così sospetto che poco dopo ammette di aver strangolato la ragazzina perché si era ribellata alle sue avance. Il caso sembrerebbe risolto, invece, siamo solo all'inizio.

Yara Gambirasio

Nel frattempo, molto più a nord di Taranto, in una cittadina del Bergamasco la piccola Yara, 13 anni, tanto diligente e sportiva quanto Sarah era introversa e ribelle, scompare nel nulla. Sono gli ultimi giorni di novembre, le squadre di ricerca battono palmo a palmo il territorio di Brembate di Sopra per settimane, la popolazione si mobilita, ma di Yara non ci sono tracce. Tre mesi dopo un appassionato di modellismo si imbatte nel corpo parzialmente mummificato della ragazzina. Siamo nel 2011, il resto è storia.

I delitti del 2011. L'amore tradito

Due amori delusi, due storie maledette: il 2011 è l'anno dei delitti Melania Rea e Dino Budroni.

Melania Rea

Mentre l'Italia si indigna per la morte di Yara e si divide sulla colpevolezza di Misseri, una bellissima giovane mamma viene trovata senza vita e orribilmente sfigurata in un bosco alle porte di Teramo. Ha 32 anni, è alta, mediterranea come la città dove è nata, Somma Vesuviana. Si chiama Carmela Rea, ma in famiglia la chiamano Melania. È il 18 aprile quando i telegiornali danno la notizia del ritrovamento del corpo senza vita della donna, mentre un marito e un padre distrutto si sottrae alle telecamere. Lui è Salvatore Parolisi, caporalmaggiore dell'Esercito e protagonista delle cronache nera e rosa dei prossimi mesi. La sua relazione clandestina con la soldatessa Ludovica, alla quale prometteva una separazione imminente dalla moglie, fa discutere da nord a sud, tanto che il suo arresto, il 19 luglio 2011, viene salutato con soddisfazione dal pubblico colpevolista.

Dino Budroni

Qualche giorno più tardi, a Roma, un proiettile esploso dalla pistola di un poliziotto mette fine alla vita di Dino Budroni, sul GRA. Disarmato e immobile, seduto sul sedile di guida dell'auto ferma, al culmine di un inseguimento, così muore il 30enne di Fonte Nuova, strappando a malapena qualche titolo di giornale. Mentre monta il caso Rea, che ha tutte le caratteristiche della telenovela in tinta noir, quello di Dino Budroni viene spinto sempre più in fondo nelle pagine del giornale, mentre i programmi di approfondimento chiudono in archivio i servizi già girati. Perché Dino è stato ucciso al termine di una folle corsa sul raccordo anulare ingaggiata dopo aver molestato sotto casa l'ex fidanzata e il nuovo compagno, che lo accusava di stalking. Perché Dino non era la vittima perfetta.

I delitti del 2012, a letto col nemico

La persona che ami può essere quella che ti toglie la vita. In Italia accade una volta ogni tre giorni. Il 2012 è l'anno dei delitti Ragusa e Mangiapelo.

Roberta Ragusa

Nel gennaio del 2012 una catastrofe catalizza l'attenzione di tutta Italia. Il disastro della nave da crociera ‘Costa Concordia' trascina sui fondali spettrali del porto del Giglio le vite di decine di persone e la reputazione di un comandante. Quella stessa notte, eclissata dalla tragedia dell'isola del Giglio, una 45enne titolare di una scuola guida scompare da un paese della provincia di Pisa, lasciando a casa i figli Daniele e Alessia e lo stoico marito, Antonio Logli. Roberta Ragusa, coi suoi grandi occhi celesti e il caldo sorriso della foto che resterà iconica, viene avvistata praticamente ovunque dopo quella notte. Centinaia di segnalazioni affollano le redazioni dei giornali, ma sulla mamma scomparsa da Gello di San Giuliano Terme, chi indaga ha un'altra idea. L'elettricista Antonio Logli, il marito, infatti, risulterà essere coinvolto da anni in una relazione con l'ex babysitter di Daniele e Alessia, Sara Calzolaio, poi diventata braccio destro di Roberta all'autoscuola ‘Futura'. Quella storia d'amore di cui Roberta aveva saputo proprio negli ultimi mesi, per gli  inquirenti è il movente di un omicidio. Si scava, si perlustrano campi e pozzi, si cerca ovunque, stavolta un cadavere, ma di Roberta non spunta neanche un capello. L'anno dopo la tata si trasferisce a casa sua, Antonio Logli, invece, si ritrova invischiato nelle indagini. La parola definitiva arriverà sette anni dopo, con la condanna di Antonio.

Federica Mangiapelo

È il mese di novembre quando una giovanissima donna dai capelli biondi viene ritrovata annegata sulle sponde del lago. Proprio come nel film con Tony Servillo, La ragazza del lago, la vittima, Federica Mangiapelo, 16 anni, è stata annegata da qualcuno che le teneva la testa sotto l'acqua. Il fidanzato, Marco Di Muro, barbiere di qualche anno maggiore di lei, giura di averla lasciata viva quella notte, in riva al lago, dove erano andati per stare da soli dopo una festa. Si sospetta un malore causato, forse, da una malformazione cardiaca, ma scavando sul fondo di quella relazione morbosa, raschiando la gelosia e il possesso, gli indaga riesce a intravedere la verità di quella notte romana. È stato omicidio, è stato l'ego di Muro, ferito dal ‘no' di Federica che non aveva voluto spogliarsi, dalla disobbedienza di una donna che lui credeva una sua proprietà.

Delitti del 2013, due strani ‘suicidi'

In quanti casi un delitto è stato fatta passare per suicidio? Dalla morte di Roberto Calvi a quella di Denis Bergamini, la storia è piena di suicidi imperfetti. Come quelli di David Rossi e Mario Biondo.

Mario Biondo

È una piovosa notte di marzo, quando i telefoni di dirigenti, politici, giudici e imprenditori della Siena che conta si illuminano nel buio. È successa una disgrazia: David Rossi, capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, la ‘cassa' del PD, su cui si è abbattuto come una scure il crac finanziario, si è buttato dalla finestra del suo ufficio nel vicoletto Monte Pio. David è stato ritrovato morto dal collega Giancarlo Filippone e da Bernardo Mingrone, vicedirettore finanziario di MPS, nella viuzza privata attigua a Rocca Salimbeni. L'alta borghesia senese batte la sua mano incerta sulla spalla della vedova, Antonella Tognazzi, a cui David  ha lasciato un biglietto di addio. Quali segreti, quali responsabilità avevano spinto David a lanciarsi? Ognuno dei suoi influenti amici poteva immaginarne almeno una. Smaltito lo choc, la compagna di Rossi e sua figlia, Carolina Orlandi, cercano di rimettere insieme i pezzi difformi di quello strano puzzle. Perché l'ufficio di David è stato manomesso prima che fossero scattate le foto della scena? Perché ha indirizzato il biglietto di addio e ‘Tony' e non ad ‘Antonella', come l'aveva sempre chiamata? Da chi era stata scritta l'ultima di una serie di mail all'allora amministratore delegato della banca, Fabrizio Viola, col quale Rossi si era confrontato per alcune gravi preoccupazioni? Perché Rossi, che non era depresso, ma solo fortemente preoccupato da una ‘cazzata' che aveva fatto e che coinvolgeva un'amico', si sarebbe suicidato? Per lui, neanche sei anni non sono bastati a usare senza timori la parola ‘omicidio'.

David Rossi

Come lui, un altro uomo è stato trovato misteriosamente ‘suicidato' nella sua casa di Madrid, due mesi dopo la caduta a Monte Pio, a maggio dellostesso anno. Mario Biondo, 30 anni, marito da meno di un anno della conduttrice spagnola Rachel Sanchez Silva e cameraman del popolare reality show, ‘Supervivientes', viene trovato impiccato nel suo salotto dalla domestica. La vedova parla di droga e asseconda la procura nell'ipotesi del gesto volontario, ma nella nativa Palermo i coniugi Biondo non possono accettare un suicidio che non trova giustificazioni. Soprattutto scientifiche. Mario Biondo, infatti, si sarebbe impiccato in posizione appoggiata, con i piedi a terra. Anche per lui, la parola ‘omicidio' resta tabù.

Delitti del 2014: angeli e demoni del focolare

Le mura domestiche scaldano affetti, legami e progetti, ma possono anche celare ossessioni e risentimenti. Come nei casi di Elena Ceste e Lorys Stival.

Elena Ceste

Se in una fredda mattina di gennaio, una mamma di quattro figli, se ne andasse da casa mezza nuda, lasciando a casa tutto quello che ha? No, non ci credete e non ci hanno creduto nemmeno gli inquirenti che hanno indagato a cui, il pompiere Michele Buoninconti racconta dell'allontanamento di sua moglie dalla casa di Costigliole d'Asti, alle porte di Torino. Soprattutto perché dieci mesi dopo il corpo senza vita di Elena Ceste viene ripescato dal rio Mersa, un canale poco distante dalla casa dove viveva.

Lorys Stival

In quegli stessi giorni in un altro canale ai piedi dello stivale, in Sicilia, a Santa Croce Camerina, un bimbo di otto anni viene ritrovato strangolato con i pantaloni abbassati. Si chiama Lorys Andrea Stival. È il 29 novembre quando il sipario si alza sulla tragedia più sconvolgente del decennio. Una madre giovanissima, Veronica Panarello, con i suoi guizzi di teatralità, le sue contraddizioni e le reticenze, appare sulla scena dei media nazionali dividendo l'opinione pubblica. Resterà la regina della nera per i successivi cinque anni.

2015. ‘È stato un incidente'

Se uccidere non era l'intenzione del carnefice, ma solo un'ineluttabile conseguenza di un comportamento borderline? È accaduto nei casi di Eligia Ardita e Marco Vannini.

Eligia Ardita

Mentre Michele Buoninconti viene portato via in manette da casa sua con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere, una giovane infermiere, incinta di otto mesi, Eligia Ardita, viene soccorsa dall'ambulanza nella sua casa di Siracusa, dove ha avuto un arresto cardiorespiratorio. Per il marito Christian Leonardi, disoccupato, tutto andava bene quella sera, poi Eligia si è sentita male e ha chiamato il 118. Si sospetta un caso di malasanità, ma qualche giorno dopo il marito crolla: "Abbiamo litigato, quando mi sono reso contro di quello che era successo ho ripulito tutto dal vomito, le ho messo dei vestiti puliti e poi ho chiamato i soccorsi". Ma la parola fine, non è affatto scritta.

Marco Vannini

Qualche mese più tardi, da una bella villetta di Ladispoli, nel Lazio, un'altra ambulanza parte alla volta dell'ospedale più vicino per un ‘buco' sul braccio, che poi si rivelerà essere un foro di entrata di un proiettile. Marco Vannini, vent'anni, muore al ‘Gemelli' di Roma, dopo un inutile trasporto in elicottero dall'ospedale di Ladispoli. Una pallottola gli ha attraversato il braccio e trapassato i polmoni arrivando al cuore. In quella casa dove avrebbe dovuto essere al sicuro, c'erano, la fidanzata Martina, suo padre Antonio Ciontoli, sua madre Maria Pezzillo e l'altro figlio, Federico, con la fidanzata Viola. Sulle prime del caso si interessa solo la stampa locale, ma appena emerge la posizione di Ciontoli, funzionario dei servizi segreti con il pesante fardello di dubbi che questo ruolo porta con sé, la storia prende il volo. È nato il caso Vannini.

2016. Se l'amore diventa odio

La prima cosa che si comincia ad amare in qualcuno è quasi sempre la prima che si inzia a odiare. Nei casi di Giulia Ballestri e Isabella Noventa, un odio cieco ha distrutto due vite.

Giulia Ballestri

Mentre a Siracusa, Christian Leonardi ritratta la confessione dell'omicdio della moglie, a Padova, in una notte qualsiasi di gennaio, una bellissima donna dagli occhi blu mare scompare per sempre. Lei si chiama Isabella Noventa, fa la segretaria, è separata, ma è rimasta in ottimi rapporti con l'ex marito. Colui che non le rende la vita facile, invece, è Freddy Sorgato, l'ultimo sfortunato amore della sua vita. L'autotrasportatore, invischiato in una storia tira e molla con un'altra donna, la tabaccaia Manuela Cacco e stretto nelle maglie di un rapporto eccessivamente protettivo, con la sorella Deborah, è l'ultima persona ad aver visto in vita Isabella. Nelle indagini spunta un video della sorveglienza stradale dove si vede una donna vestita come Isabella attraversare la piazza del centro storico di Padova, dopo che Freddy l'ha fatta scendere dall'auto. Un attento esame del filmato rivelerà i macabri sospetti degli investigatori: quella non è Isabella, è Manuela Cacco che ha tentato di depistare le indagini. L'accusa contro i tre, alla luce della messinscena, è omicidio premeditato e occultamento di cadavere. Alla fine dell'anno arriverò la confessione completa dalla Cacco. Isabella, racconta la tabaccaia, è stata uccisa con due martellate da Deborah, nella casa di Freddy a Noventa Padovana.

Isabella Noventa

Nel frattempo, un altro dramma familiare va in scena a Ravenna. Un marito, un medico affermato, padre di due figli e rampollo di una famiglia di medici e armatori, sta attraverso la più grande crisi personale della sua vita, la separazione dalla moglie Giulia Ballestri, 39 anni. Matteo Cagnoni, dermatologo noto per i suoi consigli estetici in TV, ha ingaggiato un investigatore privato per scoprire se sua moglie Giulia ha smesso di vedere l'amante in attesa che la separazione venga ufficializzata. Giulia non lo ha fatto, come saprà presto Cagnoni, scoprendo anche molte altre cose. Giulia è disgustata da lui, subisce i rapporti sessuali a cui la obbliga come una violenza, lo teme. Preferisce stare con Stefani Bezzi, imprenditore che Cagnoni chiama con sprezzo il ‘camionista ignorante'. A metà settembre il cadavere nudo e sfigurato di Giulia viene ritrovato nella villa di famiglia al centro di Ravenna. Con altrattanto odio e disprezzo, qualcuno aveva voluto porre fine alla sua vita prima che ricominciasse. Il 19 settembre Matteo Cagnoni viene arrestato per l'omicidio della moglie.

I delitti del 2017. L'amore molesto

"L'amavo", dichiarano spesso gli assassini dopo il delitto. Quando l'amore ha come epilogo l'omicidio, come nei casi di Noemi Durini e Anastasia Shakurova, era qualcosa di diverso e malato.

Noemi Durini

A luglio del 2017 una notizia che sembra ripescata da un graphic novel splatter, attira riporta nuovamente l'attenzione dei media in VenetoAnastasia Shakurova, 30 anni e il suo fidanzato Biagio Buonomo, vengono uccisi insieme mentre aspettavano il loro primo figlio. Stavolta il delitto si dipana al contrario, è l'assassino a chiamare le forze dell'ordine per denunciare il delitto. Stefano Perale, professore d'inglese sulla cinquantina, confessa di aver invitato a cena la coppia con lo scopo di uccidere enteambi. Prima, però, si è è divertito a girare il suo personale filmino a luci rosse dell'orrore. Dopo aver messo fuori gioco la coppia con dei drink drogati, ha portato nella sua stanza la povera Anastasia, l'ha violentata filmando ogni scena e poi l'ha soffocata. Per Biagio, che ha tentato debolmente di difendersi e difendere la sua compagna e il loro bambino, è stato finito a sprangate. Perale, che racconta ogni particolare di quella notte, dà tutta la colpa ad Anastasia che aveva calpestato il suo amore, preferendogli Biagio e riservandogli il modesto rango di ‘amico'.

Anastasia Shakurova

Mentre i filmini dell'orrore riempiono i titoli dei giornali, un altro scioccante caso di cronaca albeggia dal Sud. A Specchia (Lecce), una bella ragazza di diciassette anni è scomparsa. Si chiama Noemi Durini, è una ragazza turbolenta, difficile, con una relazione altrettanto complicata con un altro ragazzo difficile, Lucio Marzo. È lui il principale sospettato. Il ragazzo, un giovane dalla personalità border che ha già subito un TSO, messo sotto pressione alla fine confessa di aver ucciso e sepolto sotto un cumulo di pietre, mentre era ancora viva, la sua fidanzata.

I delitti del 2018, le ragazze interrotte

Problematiche, con vite difficili alle spalle e i demoni di dipendenze e gragilità. Così erano Pamela Mastropietro e Jessica Valentina Faoro, le due diciottenni uccise da chi ha approfittato della loro vulnerabilità, nel 2016.

Pamela Mastropietro

Quattro mesi dopo la morte della giovanissima Noemi, un'altra giovane donna scompare nel nulla. Pamela Mastropietro, 19enne romana, si allontana dalla comunità per tossicodipendenti dove era ricoverata da per la sua dipendenza dalle droghe. Il suo allontanamento è volontario, ma tutto quello che accade una volta varcato il cancello della struttura, non lo è. Pamela si imbatte in almeno due uomini che in cambio dei soldi le chiedono un rapporto sessuale, poi, arrivata a Macerata, dove vorrebbe acquistare droga, viene irretita nella trappola di un uomo che la violenta, la uccide e fa a pezzi il suo corpo. I resti vengono ritrovati due giorni dopo la scomparsa rinchiusi nelle valigia con cui era fuggita. Qualche giorno dopo il ritrovamento, il pusher nigeriano Innocent Oseghale viene arrestato con l'accusa di omicidio e occultamento di cadavere, a cui si aggiungerà anche quella di violenza sessuale. Il caso Pamela Mastropietro diventà uno dei delitti più brutali della storia di questo Paese.

 Jessica Jessica Faoro

Appena un mese dopo, come se non bastasse questo orrore, un'altra giovane donna viene assassinata a coltellate da un uomo che aveva tentato un approccio sessuale con lei. Jessica Faoro, 19 anni, viene uccisa dal tranviere Alessandro Garlaschi, nell'appartamento di via Brioschi a Milano, dove era ospite dell'uomo e di sua moglie. Sottratta alla madre indigente da bambina, cresciuta con mille difficoltà e rimasta incinta di un bimbo che le era stato tolto alla nascita, Jessica aveva chiesto ospitalità alla coppia. Aveva già subito e denunciato un tentativo di violenza dal tranviere, ma era rimasta a casa con lui perché non aveva altro posto dove stare. A chiamare i soccorsi era stato lo stesso Garlaschi, mentre la moglie commentava con la vicina ‘ha accoltellato ‘l'infermiera' che gli faceva le siringhe per il diabete".

I delitti del 2019. "È solo un'amica"

Alcune amicizie possono celare gelosie, invidie o passioni malate. È quello che è accaduto nei casi di Nicoletta Indelicato ed Elisa Pomarelli.

Nicoletta Indelicato

Il 2019 è l'anno dei verdetti. Da quello ‘storico' che condanna a 20 anni di carcere Antonio Logli per l'omicidio di Roberta Ragusa, alla sentenza Vannini, fino alla condanna in Cassazione per Veronica Panarello. È anche l'anno, l'ultimo, di due delitti commessi da quelli che le vittime credevano ‘amici'. È un giorno di marzo quando Nicoletta Indelicato, venetenne della borghesia di Marsala, scompare nel nulla dopo aver raggiunto l'amica Margareta Buffa al bar. Il suo corpo viene ritrovato carbonizzato tre giorni dopo nelle campagna alla periferia della città. A crollare è l'amico di Margareta, Carmelo Bonetta, 34 anni, insegnante di balli caraibici che ammette di aver ucciso a coltellate la ventenne. Margareta Buffa, alla guida dell'auto in cui Nicoletta è salita, per l'ultima volta, ignara della sua fine, nega di aver partecipato al delitto. Entrambi vengono additati dagli amici della ragazza come due approfittatori che ‘spremevano' Nicoletta come un bancomat.

Elisa Pomarelli

Sono passati solo 5 mesi dall'omicidio di Nicoletta, quando un'altra bella e giovane donna scompare da casa. Elisa Pomarelli viene vista l'ultima volta ancora viva a pranzo con l'amico 45 enne Massimo Sebastiani, in un'osteria di Carpaneto Piacentino. Anche lui è sparito, ma un video lo ha ripreso al ritorno a casa con Elisa, casa da dove lui è uscito, ma lei no. Per 12 giorni si scatena una caccia all'uomo degna di Rambo, con tanto di corpi spcializzati, i cacciatori di Sardegna, che ispezionano i boschi alla ricerca del pericoloso operaio, la cui fama è quella di sopravvivere anche in condizioni impervie. Al 12esimo giorno è Silvio Perazzi, l'ex suocero di Sebastiani a farlo ritrovare nella soffitta di casa sua, dove era sempre stato. Elisa Pomarelli, 29 anni, giace cadavere a pochi metri di distanza nei boschi alle pendici della montagna, dove Sebastiani è andato a vegliarsa nei giorni della latitanza. Con le manette ai polsi, il tornitore non prova nemmeno a negare quello che è evidente fotogramma dopo fotogramma dalla videocamera di sorveglianza. Ha strangolato Elisa nel pollaio dove allevavano le galline per le uova. L'ha uccisa perché l'amava, o perché la odiava, non sa spiegarlo, quello che è certo è che ci ha messo 5 minuti per toglierle la vita con le sue ‘manone da tornitore', come le chiameranno i cronisti, che con la loro narrazione romanzesca di un omicidio si guadagneranno un bel richiamo dall'Ordine dei giornalisti. Si chiude così il decennio che ha sdoganato il femminicidio, si chiude con l'assassinio di una donna, lesbica dichiarata, per mano di un uomo che voleva possederla a dispetto di ogni cosa, perfino del suo orientamento sessuale.

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