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Il caso Lorys Stival

La storia di Lorys Stival e le piccole grandi bugie di mamma Veronica

Molto prima del delitto di Santa Croce Camerina, l’omicidio del piccolo Lorys Stival, la vita di Veronica Panarello era stata costellata di clamorosi gesti dimostrativi e piccoli grandi segreti. Dall’incontro con Davide Stival alla condanna a 30 anni, passando per il delitto e un’indagine complicatissima, ecco, nel giorno della sentenza di Cassazione, tutte le tappe dell’omicidio del piccolo Lorys Andrea Stival.
A cura di Angela Marino
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Dopo la sentenza di Cassazione che ha segnato definitivamente il destino di Veronica Panarello, condannata a 30 anni per aver ucciso il figlioletto, Lorys Andrea Stival, ecco tutte le tappe della vicenda: dalla scomparsa al ritrovamento del cadavere fino alla sentenza finale.

L'omicidio di Lorys Stival

Se i delitti hanno un inizio, non corrisponde mai al momento in cui la vita della vittima finisce, ma a quello in cui quella dell'assassino si incrina. Le radici di un delitto si trovano sempre nel passato, nel rapporto tra vittima e carnefice, in antichi traumi ed eventi segnanti. Nel caso dell'omicidio del piccolo Lorys Stival, è dall'infanzia di Veronica Panarello che bisogna iniziare. Veronica cresce in una famiglia semplice, di condizioni modeste. La sua infanzia, divisa tra la Liguria e la Sicilia, prima a Grammichele e poi a Santa croce, è costellata di episodi limite.

Veronica Panarello

Due tentativi di suicidio, una presunta aggressione a scuola, una presunta aggressione sessuale, la denuncia (mai confermata) dell'avvistamento della piccola Denise Pipitone, scomparsa nel 2004 e la scoperta che l'uomo che credeva essere suo padre in realtà non lo è, definiscono Veronica come una ragazzina pronta a manipolare gli altri per ottenere attenzione. Veronica, però, è allo stesso tempo una persona estremamente fragile, desiderosa di affetto, creativa e sensibile. L'aver saputo che il suo vero padre non è l'uomo che ha sempre chiamato con quel nome, ma uno che aveva avuto una breve relazione con la madre, la segna. Veronica si sente una figlia ‘illegittima' e più avanti – a ridosso del delitto – tenterà di avere un rapporto con il vero padre, di farsi riconoscere, ma si sentirà ancora una volta respinta.

L'incontro con Davide Stival

L'incontro con Davide Stival avviene il 1° novembre del 2004, esattamente dieci anni prima del delitto, in un pub di Santa Croce Camerina, piccolo ritrovo per i ragazzi del paese. Lei lavora lì come cameriera, ha solo 16 anni, lui due di più. Si frequentano per qualche tempo prima di decidere di stare insieme, prima di ‘fare sul serio'. Davide tocca subito con mano i problemi familiari di Veronica, le liti violente e frequenti con la madre, i suoi trascorsi dolorosi,  l'irrespirabile tensione di quella casa. Così quando lei un giorno lo chiama per dirgli che sua madre l'ha ‘buttata' fuori di casa, lui non ha difficoltà a crederle. Anzi fa di più, le offre una soluzione, un tetto sopra la testa. Davide, insomma, le propone generosamente di andare a vivere a casa con i suoi genitori. A sedici anni, da minorenne, Veronica entra in casa Stival come fosse una terza figlia.

La nascita di Lorys

Dopo un periodo di convivenza e non per caso, Veronica resta incinta. "Questo bimbo ci unirà ancora di più e mia madre non potrà più fare niente" dice a Davide. Dopo nove mesi nasce un bellissimo maschietto, Lorys Andrea Stival. Il primo nome è quello dell'idolo di Davide, il pilota Loris Capirossi, il secondo, quello di suo padre, Andrea. Con il distacco i rapporti con la famiglia di origine di Veronica si sono azzerati, tanto che ad aiutare la giovane madre con il piccolino ci sono solo i nonni Stival. Anche se Davide, a causa del mestiere di autotrasportatore è spesso lontano da casa, a Veronica non sembra pesare la solitudine, anzi, a un certo punto propone al compagno di trovarsi un lavoro, ma per lui è meglio che resti a casa a badare al bimbo. Negli anni successivi arrivano anche il matrimonio, in comune e in abito rosso, e un altro figlio.

Andrea Stival

Nel ruolo materno Veronica viene descritta come una mamma generosa, dedita, responsabile, ma in quello di moglie si annida invece più di un'ombra. Solo dopo il delitto verrà fuori, dalle interviste rilasciate dalla madre, un presunto tradimento di Veronica con l'amico storico di Davide, Peppe, in quel periodo fidanzato della sorella, quindi della cognata di Veronica. Un episodio che tuttavia Davide ha smentito. Il rapporto sul quale si sono addensate le nubi più scure è, invece, quello con il suocero Andrea Stival. Giovane, all'epoca del delitto aveva 52 anni, dopo essere rimasto solo, viene accudito dalla nuora Veronica, che proprio in virtù di quell'impegno intensifica i contatti – anche telefonici – con il suocero, che ricambia andando a prendere i bambini a scuola, o accompagnandoli a fare sport. A settembre 2014, però, il single Andrea incontra Andreina, la donna che diventerà la sua attuale compagna, nonché la persona che confermerà i suoi spostamenti la mattina dell'omicidio.

Il ritrovamento del corpo di Lorys

Tra litigi familiari, tradimenti (presunti) e incombenze quotidiane si arriva così alla mattina del 29 novembre 2014. Quel giorno Veronica dichiara di aver accompagnato i suoi figli alla ludoteca (il minore) e a scuola (Lorys) e di aver rispettato il programma di quella mattina, andando a lezione di ‘Bimby', dove in effetti tutti confermano la sua presenza. Nella routine di quella mattina ci sono anche le telefonate al marito Davide, in trasferta per lavoro, ma come sempre presente a distanza per informarsi dei bambini e di Veronica. Nel primo pomeriggio Davide viene informato dal suo capo che l'itinerario è stato cambiato e ritornerà a casa. Davide è perplesso ma non tarda a capire, nella maniera più atroce, la ragione di quel cambiamento.'Rip Lorys' legge su Facebook, venendo a conoscenza così del ritrovamento del cadavere di suo figlio, avvenuto poco dopo le 16, quello stesso giorno, per mano di un cacciatore.

Come è morto Lorys Stival

Il 21 dicembre 2014 Veronica Panarello viene arrestata con l'accusa di omicidio. A incastrarla i filmati della videosorveglianza che smentiscono il racconto del tragitto percorso quella mattina: Veronica non accompagnò il figlio a scuola, come dichiarato. Dopo alcuni mesi arriva anche l'autopsia che descrive esattamente come è morto Lorys. Il piccolo è stato strangolato con delle fascette da elettricista. Dopo aver negato tutto Veronica inizia una sequela di confessioni contradditorie e confuse: prima Lorys sarebbe stato vittima di un incidente domestico; poi a ucciderlo sarebbe stato qualcun altro, davanti ai suoi occhi. La persona di cui parla è Andrea Stival, nonno del bambino: sarebbe lui, per Veronica l'assassino di Lorys. È questo il punto della storia in cui la realtà di Veronica si stravolge definitivamente. Dopo mesi di colloqui in carcere con il marito, arrabbiato, stanco e deluso da lei, Veronica gli sgancia addosso l'ultima bomba. Non solo, infatti, accusa il padre di Davide di essere il vero assassino di Lorys, ma sostiene che il movente sarebbe stato una relazione intima esistente tra lei e suo suocero. Andrea padre nega, viene indagato e scagionato dalla Procura, ma i rapporti con il figlio si incrinano comunque. Torneranno sereni dopo alcuni mesi.

Le tappe processuali del caso Lorys Stival

Si arriva così al processo, iniziato il 17 ottobre 2016, con rito abbreviato e nel quale Veronica verrà giudicata in due gradi di giudizio colpevole di omicidio e occultamento di cadavere e condannata a 30 anni di carcere. Nessuna attenuante verrà concessa per lo stato mentale della donna né per i suoi precedenti psichiatrici, nonostante durante uno dei due tentativi di suicidio le fosse stato diagnosticato un disturbo borderline di personalità. Le 160 pagine della perizia, firmata da Roberto Catanesi e Eugenio Auguglia evidenziano solo ‘tratti disarmonici di personalità'. Nessun disturbo psichiatrico diagnosticato, dunque, può giustificare quanto accaduto la mattina del 29 novembre 2014. "Veronica lucida assassina" recita la sentenza, ma per la difesa, rappresentata dal legale Francesco Villardita, troppo poco peso è stato dato alle evidenti fragilità di Veronica.

La sentenza di Cassazione

Il 21novembre 2019 la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da Villardita confermando la condanna a 30 anni. Dal carcere de Le Vallette di Torino Veronica continua a professarsi innocente.

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