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Il caso Lorys Stival

Calunnia al suocero, Veronica Panarello condannata in Appello, aveva detto: “Lui era con me”

La donna, che sta già scontando una pena definitiva a 30 anni di carcere per l’omicidio del figlio, il piccolo Lorys Stival, è stata riconosciuta colpevole di calunnia nei confronti del suocero Andrea Stival per averlo chiamato in causa come corresponsabile dell’omicidio del piccolo.
A cura di Antonio Palma
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Veronica Panarello è stata condannata oggi in Appello per calunnia al suocero. La donna, che sta già scontando una pena definitiva a 30 anni di carcere per l’omicidio del figlio, il piccolo Lorys Stival, è stata riconosciuta colpevole di calunnia nei confronti del suocero Andrea Stival per averlo chiamato in causa come corresponsabile dell’omicidio del piccolo. Per questo reato la donna era sta già condannata in primo grado nel settembre di due anni fa.

Oggi la prima sessione della Corte d'Appello di Catania ha confermato quel giudizio per Veronica Panarello condannandola a due anni di reclusione, la stessa pena già inflitta in primo grado. I giudici hanno stabilito che Veronica Panarello ha calunniato il suocero tirandolo in ballo nel processo e nelle indagini sulla morte del piccolo Lorys Stival, nonostante l’uomo fosse completamente estraneo ai fatti.

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Veronica Panarello infatti dopo aver ammesso il delitto del figlioletto, avvenuto il 29 novembre del 2014 a Santa Croce Camerina, nel Ragusano, aveva accusato il suocero sostenendo che era con lei al momento dei fatti. "Giusto che io paghi e sono in carcere. Però è anche giusto che paghi chi quella mattina era con me. Lui era con me e c’erano due persone che lo avevano salutato. Perché non è stata mai analizzata questa cosa?" aveva ripetuto la donna sia durante il processo principale, sia dopo la condanna definitiva e persino durante il primo grado del processo per calunnia. La donna ha sempre sostenuto che gli inquirenti avrebbero ignorato alcune prove che lei stessa aveva fornito e che incastrerebbero l'uomo, in particolare l'incontro con due presunti testimoni.

In realtà la posizione di Andrea Stival è stata archiviata completamente già nel primo grado del processo per l’assassinio del bimbo e lo stesso giudice aveva rimandato gli atti al pubblico ministero per procedere per calunnia nei confronti della donna, vista l'infondatezza delle accuse che lei muoveva nei confronti del suocero. Accuse che avrebbero creato "un danno inquantificabile perché hanno leso l’onorabilità di Andrea Stival con insinuazioni cavalcate anche da leoni da tastiera” aveva ricordato il legale dell’uomo.

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