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Il caso Lorys Stival

Veronica Panarello in Aula: “Ho avuto il covid ma voglio parlare, mio suocero era con me”

Veronica Panarello, la donna condannata per aver ucciso il figlio Lorys Stival, di nuovo in Tribunale per l’accusa calunnia di cui deve rispondere dopo aver indicato falsamente il suocero Andrea Stival come il vero assassino del figlioletto. “Lui era con me e c’erano due persone che lo avevano salutato. Perché non è stata mai analizzata questa cosa?” ha accusato la donna.
A cura di Antonio Palma
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"Non ho la voce alta, sono da poco uscita dal Covid ma voglio parlare e rispondere" così ha esordito oggi in Tribunale Veronica Panarello, la donna condannata per aver ucciso il figlio Lorys Stival, cercando poi di fare sparire il suo corpicino oltre sei anni fa a Santa Croce Camerina, nel Ragusano. L'occasione per tornare a parlare è stata la prima udienza davanti al giudice monocratico per l'accusa calunnia di cui Veronica Panarello deve rispondere dopo aver indicato falsamente il suocero Andrea Stival, come il vero assassino del figlioletto. E proprio contro il padre dell'ex marito si son rivolte le sue nuove accuse . La donna, che sta scontando trent’anni di carcere per l’omicidio di Lorys, commesso il 29 novembre del 2014, ha accusato gli  inquirenti di aver ignorato alcune prove che lei stessa aveva fornito e che incastrerebbero l'uomo.

Questa volta Veronica Panarello ha accusato gli inquirenti di avere sottovalutato il fatto che lei stessa aveva citato due persone che avevano visto l'ex suocero in macchina quando, dopo che il corpo del bambino era stato abbandonato al Mulino vecchio dove era stato poi trovato, lei era rientrata a Santa Croce Camerina, nel Ragusano. Di fronte alle contestazioni dei legali per la lunga serie di versioni diverse, Panarello ha spiegato: "Dall'inizio e per un lungo periodo non ricordavo quello che fosse accaduto: collocavo gli spazi di quell'attimo con ricordi precedenti a quella giornata. Ho accompagnato mio figlio a scuola? Sì, era quello il mio ricordo, non mentivo. Poi, quando mi e' stata data possibilità di andare al cimitero sulla tomba di mio figlio, nel tratto di strada mi è emerso un ricordo e con l'andare del tempo i ricordi si sono aperti e quando ho ricordato tutto non e' stato nemmeno facile dirlo" ha dichiarato la donna davanti al giudice.

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Poi di nuovo la versione della paura di ritorsioni. "Io ero detenuta, lui in libertà, avrei potuto avere ritorsioni sull'altro mio figlio. Mi assumo la responsabilità. Ho detto il falso quando ho detto che era stato un incidente ma poi mi sono resa conto che non era giusto. Ho sbagliato anche io. E' giusto che pago, e sono in carcere. Però è anche giusto che paghi chi quella mattina era con me" ha dichiarato la donna  già condannata in via definitiva e per questo in collegamento dal carcere di Torino.

Poi la sua ricostruzione dell'accaduto che chiama di nuovo in causa l’ex suocero, Andrea Stival, risultato completamente estraneo ai fatti durante il processo per la morte del piccolo Lorys. "Nell'auto in un determinato tratto di strada c'erano due persone che avevano salutato Andrea Stival. Perché non è stata mai analizzata questa cosa? Perché non è stato ritenuto interessante approfondirla?" ha chiesto Panarello. Fatto che secondo la dona sarebbe avvenuto dopo l'omicidio del figlio, "in fase di rientro a Santa Croce e la mia auto la guidava Andrea Stival". "L'ho detto anche alla Polizia, la Procura non lo ha mai valutato: ho sempre detto che c'erano queste due persone che hanno salutato Andrea. Io con queste persone non avevo a che fare, conoscevano solo lui"  ha proseguito Panarello, concludendo: "Di una persona so il nome perché in quel periodo da poco aveva piccola attività ambulante, di vendita di pesce e l'altro non so come si chiami ma so dove viveva, a poca distanza da casa mia. Ricordo anche che stavano gettando delle vecchie porte e finestre in legno Mi dissero che era irrilevante".

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