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Terremoto L’Aquila, la mamma di una vittima: “La sentenza? Uno schiaffo in faccia”

Una sentenza choc afferma che parte della colpa (il 30%) va data alle vittime del sisma del 6 aprile 2009 per la loro “condotta incauta”. La madre di Ilaria Rambaldi, una delle vittime del sisma, consegna a Fanpage.it la sua rabbia per questa sentenza.
A cura di Simona Berterame
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La casa è da sempre considerata nell'immaginario collettivo il luogo sicuro per eccellenza. Avere un tetto sopra la testa ti dà sicurezza, ti senti protetto. Eppure quella mura possono ucciderti e anni dopo addirittura scopri che è stata anche un po' colpa tua. Succede al Tribunale civile de L'Aquila dove il giudice Monica Croci ha riconosciuto una corresponsabilità del 30%di alcune vittime dei crolli in via Campo di Fossa in seguito alla scossa di magnitudo 6.3 avvenuta nella notte del 6 aprile 2009. La richiesta di risarcimento da parte dell'Avvocatura dello Stato verso i proprietari degli appartamenti del palazzo di via Campo di Fossa è stata accolta dalla sentenza poiché le vittime avrebbero avuto una "condotta incauta". Scrive così la giudice Croci:

Fondata l'eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che tenuto conto dell'affidamento che i soggetti poi defunti potevano riporre nella capacità dell'edificio di resistere al sisma per essere lo stesso in cemento armato e rimasto in piedi nel corso dello sciame sismico da mesi in atto, può stimarsi nella misura del 30 per cento. Ne deriva che la responsabilità per ciascun Ministero è del 15 per cento e per il residuo 40 in capo agli eredi del costruttore Del Beato.

In parole povere, le vittime sono state imprudenti e quindi colpevoli (in parte) della loro morte.

Le reazioni

"Mi sento offesa, presa a schiaffi". Maria Grazia Piccinini la notte del 6 aprile di tredici anni fa ha perso sua figlia Ilaria Rambaldi, deceduta insieme al fidanzato Paolo Verzilli. per il crollo del suo appartamento in via Campo di Fossa. "Non basta aver perso una figlia ora devo sentirmi dire che se è morta è anche un po' colpa sua" continua Maria Grazia che nella vita fa l'avvocato e dal giorno del sisma si batte per avere giustizia. La donna ci tiene a ricordare che nei giorni precedenti al sisma non era stato dato nessun allarme, anzi tutti cercavano di rassicurare la popolazione. Lo sciame sismico durava infatti da alcuni mesi ma non è stato attivato nessun protocollo per evacuare la città. "Avevo anche proposto a mia figlia di tornare a casa da noi (a Lanciano ndr.) ma lei mi risposte che non dovevo preoccuparmi perché le hanno detto che più scosse piccole ci sono e più si scarica l’energia e quindi era meno probabile l'arrivo di una scossa forte per accumulo di energia". E conclude promettendo che faranno ricorso contro questa sentenza: "Mia figlia ha già pagato con la vita e ora devo leggere che se è morta in parte è colpa sua? Non posso permetterlo, faremo appello".

“Non mi sono occupata di questo specifico processo ma ho letto la sentenza e sono rimasta davvero senza parole" Le fa eco l'avvocato Wania Della Vigna, che ha seguito le vicende dei parenti delle vittime per la Casa dello Studente, per il sisma di Amatrice e la tragedia di Rigopiano. "La motivazione che porta alla concorsualità delle vittime è priva di qualsiasi logica e contraddittoria".

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