Vladimir Putin
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Vladimir Putin

Vladimir Vladimirovič Putin è il Presidente della Federazione Russa, al suo quarto mandato dal maggio 2012. Ex militare e funzionario del KGB russo, è il politico più influente del Paese fin dal 1999. Ecco la sua biografia, le informazioni sulla carriera politica e la vita privata, e tutte le ultime notizie con foto, video e approfondimenti. L’infanzia e la carriera nel KGB Nato in una famiglia di condizioni modeste, dopo gli studi in Legge si arruola nel KGB, dove si occupa di spionaggio internazionale. Dal 1985 al 1989 viene inviato a Dresda, in Germania dell’Est, uno dei paesi satelliti dell’URSS: in quegli anni Putin lavora a stretto contatto con gli uffici della Stasi ed è responsabile organizzativo della Società per l’amicizia tedesco-sovietica.  Le dimissioni dal KGB Dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre 1989, Putin torna a Leningrado come tenente colonnello. Nell’agosto del 1991, pochi mesi prima della dissoluzione dell’URSS e dell’inizio della presidenza di Boris Yeltsin, dà formalmente le dimissioni dal KGB. La Russia in cui Putin fa ritorno è un Paese in cui l’ideale sovietico è tramontato e dove la liberalizzazione ha causato un impoverimento della popolazione a favore degli oligarchi, i quali ottengono facilmente il controllo dei beni statali. I primi passi di Putin in politica A partire dal 1991, Putin si avvicina a Anatolji Sobchak, suo ex professore di idee liberali e democratiche, che viene eletto sindaco di San Pietroburgo; nel 1994 Putin viene nominato vicesindaco della città, ruolo che ricoprirà fino al 1996, quando Sobchak viene sconfitto alle urne. In quell’anno torna a Mosca, dove entra nel governo nazionale e intraprende una carriera rapidissima: nel 1997 entra nello staff di Yeltsin, e nel 1998 viene posto a capo del FSB, una delle agenzie che succedettero al KGB. La nomina di Putin a primo ministro e le elezioni del 1999 Ma è ciò che accade nel 1999, anno da cui Putin è tuttora ininterrottamente al potere, a cambiare le sorti della Russia e del mondo intero: Yeltsin lo nomina primo ministro, e nel dicembre 1999 rassegna le dimissioni da presidente. Putin ricopre l’incarico ad interim fino alle presidenziali del 2000, dove vince con il 53% dei consensi. La guerra in Cecenia e il primo mandato Nei primi mesi al Cremlino Putin riprende la guerra ai separatisti della Cecenia, contribuendo a provocare un’escalation che costerà migliaia di vite umane: tra i momenti più cruenti c’è il massacro di Aldi, i cui fatti sono stati riconosciuti dalla Corte Europea. Nonostante il conflitto in Cecenia, nei primi anni del suo mandato Putin si presenta come un leader moderno e liberale, sostenendo anche gli USA in politica estera dopo l’attacco alle Torri Gemelle del settembre 2001 e siglando nel 2002 un accordo per la riduzione degli arsenali nucleari; in economia rafforza il potere dello Stato limitando quello degli oligarchi, puntando al risanamento economico e privatizzando molte imprese statali. L’attacco agli oligarchi russi Tra gli oligarchi maggiormente colpiti da Putin figurano Boris Berezovsky e Vladimir Gusinsky, magnati della televisione russa, che sostennero l’ascesa del presidente ma furono accusati di corruzione e costretti a fuggire all’estero. Il secondo, terzo e quarto mandato: Putin consolida il potere Nel 2004 Putin viene rieletto con il 71,2% dei voti, e il suo secondo mandato dura fino al 2008: non potendo candidarsi consecutivamente per un terzo mandato, indica Dmitrij Medvedev, che ricopre la carica fino al 2012 mentre Putin svolge le funzioni di primo ministro. Nel 2012 torna a essere Presidente della Federazione Russa, carica che ricopre tuttora. A partire dal 2008 il numero di anni che compongono un mandato è passato da quattro a sei. Nel 2020, ha proposto una modifica alla Costituzione: potrà essere eletto per altri due mandati, quindi fino al 2036. Nel 2013 viene incoronato uomo più potente del mondo da Forbes.  Durante il suo terzo mandato Putin si è opposto a una soluzione militare alla guerra civile in Siria, schierandosi a difesa del governo siriano contro un possibile intervento della NATO; nel 2015 il presidente ha autorizzato le forze armate russe a intervenire in favore del presidente siriano Assad. Putin e l’Ucraina: la Crimea e la guerra del Donbass  Tra il 2013 e il 2014 le proteste dell’Euromaidan in Ucraina, volte a una maggiore indipendenza dalla Russia e un avvicinamento verso l’Unione Europea, portano all’esautorazione del presidente filorusso Yanukovich e all’elezione di Poroshenko. Putin autorizza le forze militari russe a occupare la Crimea, una regione dell’Ucraina orientale a maggioranza russofona, che viene annessa tramite un referendum non riconosciuto dalle autorità internazionali. Sulla scia di quanto avvenuto in Crimea, anche nelle province del Donbass scoppiano rivolte filorusse contro il governo ucraino: anche qui si tengono due referendum non riconosciuti da nessuno Stato. Con la parziale riconquista dei territori da parte degli ucraini e la stipula degli accordi di Minsk c’è stata una parziale riduzione delle ostilità, pur se diversi punti del trattato sono rimasti solo sulla carta. L’inasprirsi delle relazioni tra USA e Russia Nel 2017, dopo l’elezione di Donald Trump come Presidente USA, l’intelligence americana ha pubblicato un rapporto in cui accusa Mosca di aver truccato le elezioni, favorendo il tycoon rispetto alla candidata Hillary Clinton; Putin ha sempre negato le accuse, ma i rapporti tra i due Paesi, già incrinati dopo il discorso di Monaco nel 2007, si sono fatti più tesi anche a causa del Russiagate. La repressione del dissenso Nel 2018 Putin vince nuovamente le elezioni: il suo quarto mandato dura tuttora. Negli anni il presidente della Russia ha messo a tacere il dissenso diffuso nel Paese, attraverso gli arresti di alcuni oppositori – tra tutti Alexei Navalny e Ilya Yashin. Destano inoltre sospetto le morti di molti altri intellettuali, politici e giornalisti contrari al suo regime. Nel 2019, i manifestanti scendono in piazza contro l’esclusione di molti oppositori politici alle elezioni comunali dell’8 settembre. Vladimir Putin annuncia l’invasione dell’Ucraina Nel 2022, dopo mesi di tensioni al confine tra i due Paesi, Putin ha tenuto un discorso alla nazione annunciando un’operazione militare speciale nel Donbass, e invadendo di fatto tutta l’Ucraina. Quella che doveva essere una guerra lampo è diventato un conflitto che dura da oltre un anno: l’Europa, gli Stati Uniti e la comunità internazionale si sono schierati a sostegno di Kiev, attaccata nei propri confini nazionali, e hanno inviato aiuti e armi al presidente Zelensky e alla popolazione ucraina.  L’offensiva, inizialmente condotta su larga scala, si concentra attualmente nelle province del Donbass. Le cause storiche del conflitto sono molteplici, ma le principali sono le problematiche legate alle tensioni tra filorussi e ucraini nel Donbass e l’ideologia imperialista del Cremlino, che ritiene da sempre l’Ucraina parte della Russia. Il mandato di arresto internazionale contro Putin Nel maggio 2023, la corte internazionale dell’Aja ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti del presidente Russo, reo di essersi macchiato di crimini contro l’umanità: è infatti accusato di aver deportato bambini ucraini in Russia. La vita privata: mogli, figli e amanti Vladimir Putin è stato sposato con Lyumila Ocheretnaya, da cui ha avuto due figlie, Maria e Katya. Queste sono le uniche due figlie riconosciute dal capo del Cremlino. Tra le presunte amanti di Putin c’è Svetlana Krivonogikh, ex donna delle pulizie diventata una regina del real estate. Attualmente Putin sarebbe impegnato con l’ex ginnasta Alina Kabaeva, diventata anche deputata della Duma russa, la quale sarebbe al momento nascosta in Svizzera con i figli frutto della loro relazione.  Menzioni e argomenti correlati Federazione russaGuerra in Ucraina Guerra del DonbassGruppo WagnerZelensky
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Vladimir Vladimirovič Putin è il Presidente della Federazione Russa, al suo quarto mandato dal maggio 2012. Ex militare e funzionario del KGB russo, è il politico più influente del Paese fin dal 1999. Ecco la sua biografia, le informazioni sulla carriera politica e la vita privata, e tutte le ultime notizie con foto, video e approfondimenti.

L’infanzia e la carriera nel KGB

Nato in una famiglia di condizioni modeste, dopo gli studi in Legge si arruola nel KGB, dove si occupa di spionaggio internazionale. Dal 1985 al 1989 viene inviato a Dresda, in Germania dell’Est, uno dei paesi satelliti dell’URSS: in quegli anni Putin lavora a stretto contatto con gli uffici della Stasi ed è responsabile organizzativo della Società per l’amicizia tedesco-sovietica. 

Le dimissioni dal KGB

Dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre 1989, Putin torna a Leningrado come tenente colonnello. Nell’agosto del 1991, pochi mesi prima della dissoluzione dell’URSS e dell’inizio della presidenza di Boris Yeltsin, dà formalmente le dimissioni dal KGB. La Russia in cui Putin fa ritorno è un Paese in cui l’ideale sovietico è tramontato e dove la liberalizzazione ha causato un impoverimento della popolazione a favore degli oligarchi, i quali ottengono facilmente il controllo dei beni statali.

I primi passi di Putin in politica

A partire dal 1991, Putin si avvicina a Anatolji Sobchak, suo ex professore di idee liberali e democratiche, che viene eletto sindaco di San Pietroburgo; nel 1994 Putin viene nominato vicesindaco della città, ruolo che ricoprirà fino al 1996, quando Sobchak viene sconfitto alle urne. In quell’anno torna a Mosca, dove entra nel governo nazionale e intraprende una carriera rapidissima: nel 1997 entra nello staff di Yeltsin, e nel 1998 viene posto a capo del FSB, una delle agenzie che succedettero al KGB.

La nomina di Putin a primo ministro e le elezioni del 1999

Ma è ciò che accade nel 1999, anno da cui Putin è tuttora ininterrottamente al potere, a cambiare le sorti della Russia e del mondo intero: Yeltsin lo nomina primo ministro, e nel dicembre 1999 rassegna le dimissioni da presidente. Putin ricopre l’incarico ad interim fino alle presidenziali del 2000, dove vince con il 53% dei consensi.

La guerra in Cecenia e il primo mandato

Nei primi mesi al Cremlino Putin riprende la guerra ai separatisti della Cecenia, contribuendo a provocare un’escalation che costerà migliaia di vite umane: tra i momenti più cruenti c’è il massacro di Aldi, i cui fatti sono stati riconosciuti dalla Corte Europea.

Nonostante il conflitto in Cecenia, nei primi anni del suo mandato Putin si presenta come un leader moderno e liberale, sostenendo anche gli USA in politica estera dopo l’attacco alle Torri Gemelle del settembre 2001 e siglando nel 2002 un accordo per la riduzione degli arsenali nucleari; in economia rafforza il potere dello Stato limitando quello degli oligarchi, puntando al risanamento economico e privatizzando molte imprese statali.

L’attacco agli oligarchi russi

Tra gli oligarchi maggiormente colpiti da Putin figurano Boris Berezovsky e Vladimir Gusinsky, magnati della televisione russa, che sostennero l’ascesa del presidente ma furono accusati di corruzione e costretti a fuggire all’estero.

Il secondo, terzo e quarto mandato: Putin consolida il potere

Nel 2004 Putin viene rieletto con il 71,2% dei voti, e il suo secondo mandato dura fino al 2008: non potendo candidarsi consecutivamente per un terzo mandato, indica Dmitrij Medvedev, che ricopre la carica fino al 2012 mentre Putin svolge le funzioni di primo ministro. Nel 2012 torna a essere Presidente della Federazione Russa, carica che ricopre tuttora.

A partire dal 2008 il numero di anni che compongono un mandato è passato da quattro a sei. Nel 2020, ha proposto una modifica alla Costituzione: potrà essere eletto per altri due mandati, quindi fino al 2036. Nel 2013 viene incoronato uomo più potente del mondo da Forbes.
 
Durante il suo terzo mandato Putin si è opposto a una soluzione militare alla guerra civile in Siria, schierandosi a difesa del governo siriano contro un possibile intervento della NATO; nel 2015 il presidente ha autorizzato le forze armate russe a intervenire in favore del presidente siriano Assad.

Putin e l’Ucraina: la Crimea e la guerra del Donbass

 Tra il 2013 e il 2014 le proteste dell’Euromaidan in Ucraina, volte a una maggiore indipendenza dalla Russia e un avvicinamento verso l’Unione Europea, portano all’esautorazione del presidente filorusso Yanukovich e all’elezione di Poroshenko.

Putin autorizza le forze militari russe a occupare la Crimea, una regione dell’Ucraina orientale a maggioranza russofona, che viene annessa tramite un referendum non riconosciuto dalle autorità internazionali. Sulla scia di quanto avvenuto in Crimea, anche nelle province del Donbass scoppiano rivolte filorusse contro il governo ucraino: anche qui si tengono due referendum non riconosciuti da nessuno Stato. Con la parziale riconquista dei territori da parte degli ucraini e la stipula degli accordi di Minsk c’è stata una parziale riduzione delle ostilità, pur se diversi punti del trattato sono rimasti solo sulla carta.

L’inasprirsi delle relazioni tra USA e Russia

Nel 2017, dopo l’elezione di Donald Trump come Presidente USA, l’intelligence americana ha pubblicato un rapporto in cui accusa Mosca di aver truccato le elezioni, favorendo il tycoon rispetto alla candidata Hillary Clinton; Putin ha sempre negato le accuse, ma i rapporti tra i due Paesi, già incrinati dopo il discorso di Monaco nel 2007, si sono fatti più tesi anche a causa del Russiagate.

La repressione del dissenso

Nel 2018 Putin vince nuovamente le elezioni: il suo quarto mandato dura tuttora. Negli anni il presidente della Russia ha messo a tacere il dissenso diffuso nel Paese, attraverso gli arresti di alcuni oppositori – tra tutti Alexei Navalny e Ilya Yashin. Destano inoltre sospetto le morti di molti altri intellettuali, politici e giornalisti contrari al suo regime. Nel 2019, i manifestanti scendono in piazza contro l’esclusione di molti oppositori politici alle elezioni comunali dell’8 settembre.

Vladimir Putin annuncia l’invasione dell’Ucraina

Nel 2022, dopo mesi di tensioni al confine tra i due Paesi, Putin ha tenuto un discorso alla nazione annunciando un’operazione militare speciale nel Donbass, e invadendo di fatto tutta l’Ucraina. Quella che doveva essere una guerra lampo è diventato un conflitto che dura da oltre un anno: l’Europa, gli Stati Uniti e la comunità internazionale si sono schierati a sostegno di Kiev, attaccata nei propri confini nazionali, e hanno inviato aiuti e armi al presidente Zelensky e alla popolazione ucraina.
 
L’offensiva, inizialmente condotta su larga scala, si concentra attualmente nelle province del Donbass. Le cause storiche del conflitto sono molteplici, ma le principali sono le problematiche legate alle tensioni tra filorussi e ucraini nel Donbass e l’ideologia imperialista del Cremlino, che ritiene da sempre l’Ucraina parte della Russia.

Il mandato di arresto internazionale contro Putin

Nel maggio 2023, la corte internazionale dell’Aja ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti del presidente Russo, reo di essersi macchiato di crimini contro l’umanità: è infatti accusato di aver deportato bambini ucraini in Russia.

La vita privata: mogli, figli e amanti

Vladimir Putin è stato sposato con Lyumila Ocheretnaya, da cui ha avuto due figlie, Maria e Katya. Queste sono le uniche due figlie riconosciute dal capo del Cremlino. Tra le presunte amanti di Putin c’è Svetlana Krivonogikh, ex donna delle pulizie diventata una regina del real estate. Attualmente Putin sarebbe impegnato con l’ex ginnasta Alina Kabaeva, diventata anche deputata della Duma russa, la quale sarebbe al momento nascosta in Svizzera con i figli frutto della loro relazione. 

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