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Guerra in Ucraina

“Prigozhin era condannato fin da subito, Putin ha preso tempo per allontanare la Wagner”

L’analisi del politologo russo Barbashin. “È una vittoria di chi non vuole la dittatura dei generali, il presidente ha riaffermato il suo totale monopolio sulla violenza”. Il metodo che ha usato “è proprio delle mafie e della criminalità organizzata russa”.
A cura di Riccardo Amati
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“Nessuno a Mosca ha creduto nemmeno per un attimo che il fondatore della Wagner non sia morto per ordine del Cremlino”: è la prima cosa che dice a Fanpage.it il direttore editoriale del think tank Riddle Anton Barbashin dalla località dove è emigrato per ragioni di sicurezza dalla Russia dopo aver avversato l’invasione dell’Ucraina.

Il politologo ha mantenuto i contatti con le sue fonti moscovite. “Nella capitale, ai piani alti del potere, chi non voleva una dittatura dei generali brinda alla fine di un incubo: si è contenti che Putin abbia fatto fuori chi lo aveva sfidato così apertamente”. E poco importa se il capo del Cremlino si è comportato come un mafioso che colpisce chi ha tradito. Il messaggio è chiaro e importa più del metodo.

Il potere è tutto di Putin. E ogni ipotesi di successione per ora è relegata tra le pie illusioni. Parliamo con Barbashin in videochiamata.

C’era un accordo tra Putin e Prigozhin. Era stato mediato dal presidente bielorusso Lukashenko. Che è successo? Il leader della Wagner non lo ha rispettato? O la parola di Putin non vale?

C’è chi dice che Prigozhin ha violato i termini dell’accordo, tornando più volte in Russia e a quanto pare viaggiando anche in Africa. Putin gli aveva promesso la salvezza, ma in Bielorussia. Francamente, però, a me sembrano tutte stupidaggini. Il fatto è che Putin gli ha accordato due mesi di vita per avere il tempo di fare uscire la Wagner dalla Russia e allontanare così il pericolo di rappresaglie, ma Prigozhin era condannato fin da subito dopo la sua abortita marcia su Mosca.

Quale potrà essere la reazione delle elite russe?

La reazione che registro attraverso i miei contatti è di soddisfazione. “È una buona cosa”, dicono in molti. Così il regime non sarà più minacciato dagli ultras del patriottismo. Putin li ha spazzati via: Prigozhin eliminato, Girkin (Igor Girkin, detto “Strelkov”, ultra-nazionalista critico del presidente, arrestato in luglio per “estremismo”, ndr) in galera, i militari più critici nei confronti del Cremlino silurati (Sergei Surovikin, amico di Prigozhin, rimosso il 23 agosto dall’incarico di Capo di stato maggiore dell’aeronautica, ndr). Chi voleva una escalation fino alla guerra totale, fino a fare della Russia una dittatura dei generali, è stato neutralizzato. E chi a tutto questo era contrario — e sono tanti — ha ora motivo di gioire.

Voi analisti su questa vicenda siete divisi: alcuni suoi colleghi sostengono che Putin ne esca indebolito e che debba temere rivolte da parte di chi non si fida più della sua parola; altri invece ritengono che Putin abbia rafforzato la sua posizione. Lei come la vede? 

Credo che semmai Putin si sia rafforzato. Ha eliminato l’unico uomo che aveva osato attaccarlo pubblicamente. I dissidenti veri, come Navalny, sono in prigione e ci resteranno per molti anni. Ma l’attacco mosso da Prigozhin, persona vicina al regime, era ancora più insidioso. Perché partiva dalla corta distanza. E il presidente ne è uscito vincente. Senza nemmeno un grande spargimento di sangue. Scusate il cinismo, ma facciamo due conti: una ventina di vittime durante l’ammutinamento di fine giugno e dieci nell’aereo di Prigozhin. Ci si poteva aspettare ben di peggio, quando i mercenari della Wagner si aprivano combattendo la strada verso la capitale.

Se davvero l’ordine è partito da Putin, il presidente ha agito contro Prigozhin e Utkin come agirebbe un camorrista a Scampia con chi “si è girato”, ovvero ha tradito — notava qualcuno sui social. La Russia è uno Stato-mafia?

Il termine “mafia” può aiutare a illustrare il quadro generale, forse. La realtà è molto complessa. Ma certo le persone al comando utilizzano pratiche che somigliano a quelle mafiose. E anche alcune norme e falsi valori sono simili. Più che alle mafie italiane però hanno come punto di riferimento la criminalità organizzata russa. Ma bisogna ricordare come sempre nella Storia hanno agito i dittatori contro chi ne minacciava l’autorità. E bisogna anche tener presente che la Russia è un Paese in guerra. Situazione in cui le esecuzioni extra-giudiziali a volte diventano la norma. In prospettiva, il caso della Russia non è poi così diverso da quello di altri Paesi che hanno vissuto situazioni simili.

Barbashin, direttore editoriale di Riddle
Barbashin, direttore editoriale di Riddle

Abbattere un aereo è forse il modo più clamoroso, palese, spregiudicato per uccidere qualcuno: se è andata davvero così, che messaggio voleva dare Putin? 

È chiaro: mostrare che ha il completo controllo e il totale monopolio della violenza. E che chiunque agisca come ha fatto Prigozhin ha il destino segnato. Putin ha riaffermato il suo potere, ha fatto vedere che è ancora il leone più letale della giungla, o se preferite dello zoo.

Questo per la Russia. E per la comunità internazionale? Qual è il messaggio?

Che non ha senso aspettarsi un collasso del il regime. E che l’ammutinamento di Prigozhin non è stato un segnale di debolezza del sistema. Il sistema Putin durerà ancora per molto, molto tempo: questo è il messaggio. Inutile, quindi, fare il toto-successore. Putin è per sempre. Questo è il messaggio.

Ma spesso quando il capo-azienda deve dimostrare in modi così clamorosi che è lui il più forte c’è qualcosa che non funziona, nell’azienda. Davvero il regime sta così bene?

Non è un’azienda. E poi il modo di agire di Putin è davvero elementare. Animalesco, per così dire. Ha riaffermato che comanda lui. Punto. Non ci sono dietro altri ragionamenti.

Ma è stato il regime a finanziare e utilizzare Prigozhin. Fiducia mal riposta. E una bella sconfitta, alla fine. Non è un segno di debolezza?

Non mi pare. L’unica cosa che cambia è che ogni esperimento come quello di Wagner non sarà ripetuto. Ha funzionato per un pò, in Ucraina, in Medio Oriente e in Africa. Ma ora è definitivamente chiuso. Ogni tipo di compagnia militare privata, in futuro, sarà direttamente legata al ministero della Difesa o ai servizi di sicurezza o comunque a organismi statali. E avrà contratti con il governo. Il controllo sarà completo. Non ci sarà mai una nuova Wagner.

E che succederà ora alla Wagner? Alcuni dei suoi soldati promettono vendetta per l’omicidio di Prigozhin, Utkin e gli altri sull’aereo. Il futuro del gruppo mercenario è una faida contro il Cremlino? 

Una vendetta non mi sembra probabile. Anche perché li attendono al varco. Certo non si può un attentato isolato da parte di qualche “cane sciolto”. Ma chi si aspetta che la Wagner possa fare un nuova marcia su Mosca si sbaglia di grosso. Sono mercenari. Pensano agli affari. La Wagner era ed è ancora un’impresa commerciale, in fondo. Alcune unità si raggrupperanno probabilmente in una nuova società militare privata, ma stavolta — come dicevo — sotto il diretto controllo governativo. E probabilmente continueranno a operare in Africa. E forse anche in Ucraina.

Ma come mai Prigozhin se ne andava tranquillamente avanti e indietro da Mosca col suo aereo e per di più con a bordo tutto il suo stato maggiore? Era sicuro dell’immunità perché davvero credeva alla parola di Putin? O forse perché aveva in mano segreti compromettenti sulla vita e le opere del presidente?

Di certo sapeva molte cose, non solo su Putin ma su come il governo russo fa affari nel mondo. Però non credo si sentisse sicuro per questo. Probabilmente si fidava dell’accordo raggiunto con Putin attraverso la mediazione di Lukashenko. Non voleva credere che il suo destino fosse segnato. Fin da quel giorno di giugno in cui si ribellò apertamente al capo.

È possibile una “vendetta postuma”, come ipotizzano alcuni canali Telegram vicini al gruppo Wagner? Potrebbero uscire, dalle casseforti di Prigozhin o dei suoi fedeli, documenti compromettenti per il presidente?

Sarebbe quello che in Russia chiamiamo “kompromat”. In teoria è possibile. Prigozhin di informazioni doveva averne davvero parecchie.

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