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Guerra in Ucraina

Guerra del Donbass tra Ucraina e Russia, la storia del conflitto dal 2014 a oggi

Breve storia della guerra del Donbass del 2014, dall’annessione della Crimea agli accordi di Minsk non rispettati da Putin: capire cosa è successo negli Oblast di Donetsk e Lugansk è necessario per comprendere la centralità di questo territorio nel conflitto russo-ucraino del 2022.
A cura di Redazione
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La cartina del Donbass, tra Ucraina e Russia
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  • Il 21 febbraio 2022 Putin ha riconosciuto l'indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, nel Donbass, in Ucraina
  • Questo pretesto è stato usato dal capo del Cremlino per giustificare l'invasione dell'Ucraina del 24 febbraio 2022
  • Attualmente la guerra in Ucraina si concentra proprio nei territori del Donbass
  • Il nome "Donbass" deriva dalla contrazione di Donetsky Bassein ("bacino minerario situato lungo il corso meridionale del fiume Donetsk")
  • Questa regione dell'Ucraina è al centro dello scontro tra i due Paesi sin dal 2014, per cause geografiche, economiche e culturali
  • Putin ha violato gli accordi di Minsk, e a distanza di più di un anno dallo scoppio della guerra l'offensiva si concentra ancora in questa area

La guerra nel Donbass del 2014

La guerra nel Donbass, iniziata ufficialmente il 6 aprile del 2014, vide la contrapposizione tra l'esercito di Kiev e i separatisti delle regioni di Donetsk e Lugansk: il terreno di scontro fu proprio la regione dell'Ucraina orientale, il bilancio ufficiale fu di oltre 14mila morti. L'antefatto è da ritrovarsi nelle proteste dell'Euromaidan, iniziate alla fine del 2013 e terminate con l'esautorazione, da parte del Parlamento, del presidente Yanukovich, che fuggì in Russia.

Yanukovych aveva rifiutato di firmare un accordo di associazione dell'Ucraina all'Unione Europea in favore di un prestito russo, concesso da Putin, che avrebbe legato maggiormente Kiev a Mosca. Successivamente alla sua fuga, fu eletto presidente Poroshenko, un leader più vicino all'Occidente che alla Russia. Ne seguì una ondata antirussa, che andò dall'abbattimento delle statue di epoca sovietica al cambiamento della giornata nazionale dell'Ucraina. Se la parte occidentale del Paese approvava questa sorta di damnatio memoriae, le regioni orientali dell'Ucraina vedevano con sempre maggiore ostilità le politiche di Kiev.

È in questo contesto che la regione della Crimea, a maggioranza di popolazione russa e russofona, fu annessa da Putin alla fine di febbraio. Il 27 febbraio Mosca inviò truppe senza insegne (i cosiddetti omini verdi) a prendere il controllo del governo locale. Il 16 marzo si tenne un referendum sull'autodeterminazione della penisola, non riconosciuto dalle autorità internazionali, che vide la vittoria del Sì con il 95,32% dei voti; infine il 18 marzo fu firmata l'adesione formale alla Russia.

Lo scoppio delle proteste negli Oblast' di Donetsk e Lugansk

Sulla scia di quanto avvenuto in Crimea, scoppiarono una serie di proteste filorusse nella regione del Donbass, in particolare negli Oblast' di Donetsk e Lugansk. Tra marzo e aprile in queste due aree ci furono diverse manifestazioni, che culminarono nell'occupazione dell'amministrazione regionale statale di Donetsk e della sede del Servizio di Sicurezza dell'Ucraina di Lugansk.

I rappresentanti dell'Oblast di Lugansk pubblicarono un ultimatum: se Kiev non avesse soddisfatto le loro richieste indipendentiste entro il 29 aprile, avrebbero lanciato una rivolta in tandem con la Repubblica di Donetsk. Le richieste non furono soddisfatte, quindi le rivolte continuarono e si espansero oltre gli Oblast di Donetsk e Lugansk. In nessuna delle due aree i partecipanti alle proteste riuscirono a prendere il controllo di tutto il territorio, che fu invece occupato dall'esercito ucraino. Riuscirono comunque a controllare parzialmente diverse città dell'Est, da Mariupol a Kramatorsk.

La controffensiva ucraina e il referendum per l'indipendenza

Il governo ucraino portò avanti una massiccia controffensiva nei territori occupati dagli insorti, tra cui Odessa: qui il 2 maggio 2014 un gruppo di manifestanti filorussi, rifugiatosi nella Casa dei Sindacati, fu circondato dai nazionalisti ucraini armati di molotov. Si sviluppò un incendio: la polizia non intervenne per salvare i manifestanti, causando la morte di 42 civili.

L'11 maggio si tenne il doppio referendum per l'indipendenza di Donetsk e Lugansk: in entrambi i casi fu netta la vittoria del fronte indipendentista e filorusso. Il referendum non fu riconosciuto da nessuno Stato, a eccezione della Federazione Russa. A luglio si intensificò l'offensiva contro i ribelli, e le forze ucraine cominciarono a riconquistare le città occupate a Est. Il 3 agosto 2014 le forze militari ucraine circondarono Donetsk e Lugansk, vincendo di fatto la guerra sul campo.

La tregua e i colloqui di Minsk

A settembre nella città di Minsk, in Bielorussia, si tennero gli accordi di pace tra il governo ucraino e le due repubbliche separatiste. Parteciparono alle trattative l'Ucraina, la Russia e le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, sotto l'egida dell'OSCE, l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. L'accordo, che prese il nome di protocollo di Minsk, prevedeva un cessate il fuoco immediato, lo scambio dei prigionieri e l'impegno, da parte dell'Ucraina, di garantire maggiori poteri alle regioni di Doneck e Lugansk. Tuttavia, nonostante abbia portato ad un'iniziale diminuzione delle ostilità, il protocollo di Minsk non è stato rispettato.

L'offensiva russa nel Donbass del 2022

Il 24 febbraio 2022 ha avuto inizio l'operazione militare delle forze armante russe nella regione del Donbass, sostenute dalle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, contro il controllo delle forze armate ucraine. Questa fase dell'invasione russa dell'Ucraina, preludio della guerra tra Mosca e Kiev nel resto del territorio ucraino, rappresenterebbe quindi il prosieguo della Guerra del Donbass iniziata otto anni apri.

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