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Ucraina, a Minsk trattative nella notte: cessate il fuoco dal 14 febbraio

Dopo la smentita della notizia di un accordo tra le parti diffusa in mattinata, da Minsk arrivano voci del raggiungimento di una soluzione temporanea: cessate il fuoco a partire dal 15 febbraio.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE – Dopo una "maratona" estenuante a Minsk i leader di Ucraina, Russia, Germania e Francia hanno trovato un accordo su alcuni "punti principali": il cessate il fuoco in Ucraina scatterà alle ore 22 del 14 febbraio e il patto prevede il ritiro delle armi pesanti e la creazione di una zona di sicurezza. Putin ha comunque sottolineato come la tregua non rappresenti una soluzione pienamente soddisfacente e sia necessario intavolare un negoziato di pace: per questo, comunque, i colloqui non sono ancora terminati. Nel frattempo Francois Hollande ha comunicato che anche i ribelli hanno accettato di sottoscrivere un accordo con Kiev.

Nervosismo: Putin spezza una matita durante il summit.
Nervosismo: Putin spezza una matita durante il summit.

UPDATE – Subito smentite le voci sul raggiungimento di un accordo tra i leader di Ucraina, Russia, Francia e Germania: la notizia era stata diffusa da un'agenzia russa, ma è stata smentita più volte nelle ultime ore, tanto che Poroshenko se ne è andato prima di tutti gli altri definendo "inaccettabili" le condizioni poste da Putin. Dal canto suo il Cremlino ha fatto sapere che i colloqui proseguono.

Potrebbe essere diffuso nelle prossime ore, dopo una vertice-maratona che ha impegnato i diplomatici per tutta la notte, il documento finale sul negoziato avviato ieri a Minsk, capitale della Bielorussia, tra i leader di Ucraina, Russia, Francia e Germania. "Le discussioni sono molto intense e i colloqui potrebbero durare fino a tutto giovedì", ha fatto sapere ieri il ministro degli esteri di Mosca, anche se i tempi lunghi fanno sperare nella volontà di raggiungere un'intesa soddisfacente per tutte le parti. In mattinata, tuttavia, l'agenzia Itar Tass ha fatto sapere che le parti sarebbero vicine alla firma di un documento di 12 punti che comprenderebbe il cessate il fuoco, la liberazione dei prigionieri, il ritiro dei gruppi armati illegali e un dialogo a livello nazionale, con la decentralizzazione del potere.

La necessità di trovare un accordo è motivata anche dal rischio che la situazione precipiti. Alla vigilia del summit il leader ucraino Poroshenko aveva dichiarato che "il conflitto nell'est ucraino andrà fuori controllo se non ci sarà una de-escalation e un cessate il fuoco"; contemporaneamente anche gli Stati Uniti avevano minacciato di alzare il livello del conflitto procurando armi letali all'esercito di Kiev, mentre dall'altro lato la Russia si era detta pronta a sopportare l'impatto di una guerra. In questo quadro la Germania è sembrata poco fiduciosa, anche se rappresenterebbe un "barlume di speranza" l'arrivo a Minsk dei leader delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, Aleksandr Zakharcenko e Igor Plotnitski, per poter sottoscrivere un eventuale accordo finale dopo il summit.

Nel frattempo, mentre la diplomazia è a lavoro, nel Donbass proseguono i combattimenti e si continuano a contare vittime tra soldati dell'esercito di Kiev, ribelli e purtroppo anche civili. Ieri a Donetsk un autobus è stato colpito: almeno 6 le vittime e 8 i feriti. Poche ore prima, colpi di arma da fuoco avevano ucciso l'autista di un bus nella stazione centrale e altri tre lavoratori in una fonderia.

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